Last updated on 7 marzo 2021
Si sono celebrate in un clima di forte e vibrata protesta generale le manifestazioni in occasione del 47° anniversario del terremoto nel Belice, nonostante il risultato del definitivo finanziamento di ben 35 milioni di euro, originato dalla Legge di Stabilità 2013, che in seguito a innumerevoli peripezie burocratico – amministrative, grazie all’impegno congiunto tra il Coordinamento, il Ministero delle Infrastrutture e la Regione Siciliana sono in procinto di essere incassati dai comuni del Belice; tarda ancora ad avviarsi infatti la fase di chiusura della ricostruzione nei 21 comuni colpiti dal sisma del 1968. A denunciare tale situazione è lo stesso Coordinatore dei Sindaci del Belice e sindaco di Partanna Nicolò Catania, che tiene a sottolineare le eccessive lungaggini in cui è stata avviluppata la ricostruzione del Belice nel tempo. Continua Catania specificando che la ricostruzione è un capitolo ancora aperto: mancano 150 milioni di euro per opere pubbliche e 280 milioni per l’edilizia privata, facendo denotare che in tutto questo processo storico, riguardante il nostro territorio, la mancanza principale che si denota è una politica centrale volta ad attuare azioni finalizzate ad un armonico processo di sviluppo economico delle aree interne del Belice. Ricorda, amareggiato, il Coordinatore dei Sindaci Nicolò Catania che gli impegni di alte cariche istituzionali, che sono venute in questi territori, sono serviti a poco. Neanche quelli di Maurizio Lupi, attuale Ministro delle infrastrutture e del Presidente della regione Rosario Crocetta, che lo scorso anno si impegnarono per trovare soluzioni definitive. «Si era parlato di zona franca ma non abbiamo visto i fatti – tuona il sindaco di Partanna e coordinatore dei sindaci del Belice, Nicola Catania – anzi la poca attenzione verso questo territorio è stata dimostrata da tutt’altre azioni, come la tassazione Imu dei terreni agricoli e il via libera alle trivellazioni nel Belice, o peggio ancora, si pensi al latrocinio sui fondi PAC, aggiungo l’estromissione totale dalla legge di stabilità 2015, nonostante gli emendamenti parlamentari, seguiti dal Coordinamento e dai Senatori nazionali di riferimento, che dopo essere stati puntualmente presentati e dichiarati ammessi, con un ulteriore scippo, operato dal Governo Renzi, sono caducati nel vano. Aggiunge Catania, dopo tante sollecitazioni, il Presidente della Regione, nello scorso mese di novembre, ha proceduto a nominare la speciale commissione sul Belice con il compito di affiancare lo stesso governo regionale nell’attività di programmazione negoziata relativamente all’utilizzo dei fondi strutturali comunitari 2014 – 2021, che a tutt’oggi non è mai stata convocata dallo stesso Presidente Crocetta. Continua Catania, i 35 milioni di euro stanziati nella legge di stabilità del 2013 e provenienti dal fondo sociale di coesione, che sono arrivati, non basteranno per chiudere la ricostruzione. Siamo disposti, anzi lo chiederemo proprio noi a sottoporci al controllo diretto degli ispettori ministeriali, per la verifica dei nostri conti» dice provocatoriamente Catania, «quel fabbisogno per questo territorio non l’ho determinato io, ma una commissione parlamentare della Camera dei Deputati nel 2006». Tutto questo clima di sfiducia nelle istituzioni regionali e centrali ha portato quest’anno Catania, così come dallo stesso dichiarato, a volere interessare della problematica l’Anci, «perché poi alla fine siamo noi sindaci a vivere i problemi concreti del territorio e delle nostre comunità». A tal proposito il coordinatore dichiara: “Ritengo, che non possiamo ulteriormente attendere soluzioni definitive che non vengono proposte dal nostro legislatore. Dobbiamo rimboccarci le maniche Noi primi cittadini, a tutela degli interessi delle nostre comunità, lottando ai livelli preposti per ottenere ciò che è un diritto legittimo: sviluppo, infrastrutture, servizi. Non si può solo pagare i balzelli che ci chiedono i nostri governi, senza ottenere nulla in cambio: solo tagli e mortificazioni. Non si può più sottacere il divario intercorrente tra i nostri territori e quelli da Roma in su. Lo stesso Presidente della Repubblica Napolitano, durante la sua visita nel nostro territorio nel 2009, ebbe a dire che non è ammissibile consentire queste diversità tra territori di una stessa repubblica. E’ in nome di questa unitarietà, rivendicata prepotentemente dal nostro Territorio, che da ora in avanti verrà condotta la battaglia del Belice. Non solo lotta per la ricostruzione bensì per il rilancio socio – economico del Belice.”.
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