Last updated on 9 luglio 2023
E’ morto all’ospedale San Raffaele di Milano dove era nuovamente ricoverato da venerdì sorso Silvio Berlusconi.
Il leader di Fi aveva 86 anni.
Supera di gran lunga quota 30 il numero dei processi in cui Silvio Berlusconi è stato imputato.
Processi, sparsi in tutta Italia, nei quali gli sono stati contestati reati che vanno dalla corruzione al concorso in strage, dal falso in bilancio alla concussione, fino al vilipendio all’ordine giudiziario e alla prostituzione minorile e che, eccetto uno in cui è stato condannato, si sono chiusi o con il non doversi procedere per prescrizione o con l’assoluzione.
Oppure con un’archiviazione o il proscioglimento in fase di indagine o in udienza preliminare.
Facendo un quadro della storia giudiziaria del leader di Forza Italia, cominciata prima della sua decisione di scendere in politica e poi proseguita anche quando ha rivestito ruoli pubblici, l’unica condanna diventata definitiva è del 2013: 4 anni di carcere, 3 dei quali coperti da indulto, per la frode fiscale da 7,3 milioni di euro commessa con la compravendita dei diritti tv Mediaset quando era presidente del Consiglio. Condanna che lo ha costretto a chiedere l’affidamento in prova ai servizi sociali di 10 mesi e mezzo, al netto dello sconto per la liberazione anticipata, e lo ha portato alla decadenza da senatore per via della Legge Severino: la sua incandidabilità è durata sei anni, fino a quando, nel 2018, il Tribunale di Sorveglianza lo ha riabilitato.
Gli altri processi invece hanno seguito strade diverse: alcuni sono terminati con l’archiviazione o il proscioglimento già in fase di indagine preliminare, come è accaduto in quelli in cui il suo nome è stato accomunato alla mafia (escluso quello che era ancora in fase di indagine a Firenze) o nel caso Mediatrade. Oppure con l’assoluzione con formule qualche volta piena oppure dubitativa, come per uno degli episodi di corruzione contestati nel caso Sme/Ariosto, o con la prescrizione, complice sia la tecnica dilatoria usata dalla sua difesa o dai legali dei suoi coimputati, sia la concessione delle attenuanti generiche, sia qualche norma come la ex Cirielli.
Basti citare il procedimento (prescritto) con al centro la vicenda dell’avvocato inglese David Mills, da lui pagato, è stata l’ipotesi, per essere teste reticente davanti ai giudici che lo stavano giudicando per le “Tangenti alla Guardia di Finanza” – caso noto anche per l’invito a comparire comunicatogli a voce nel novembre 1994 a Napoli durante una conferenza dell’Onu che presiedeva come capo del Governo e finito con l’assoluzione “per non aver commesso il fatto” – e per il caso All Iberian chiuso nel 1999 con un “non doversi procedere” per prescrizione in secondo grado. In primo grado il Cavaliere era stato condannato a 2 anni e 4 mesi per il finanziamento illecito al leader del Psi Bettino Craxi. Ma sul curriculum giudiziario di Berlusconi sono intervenute anche amnistie che, per esempio, hanno cancellato una presunta appropriazione indebita per la vicenda della villa di Macherio.
Oltre alla difficile causa di separazione e divorzio da Veronica Lario, i processi più odiosi per Silvio Berlusconi sono stati, non tanto quelli sulla ipotizzata corruzione delle toghe (per il Lodo Mondadori ha versato alla Cir di De Benedetti quasi 500 milioni di euro) o sulla compravendita dei senatori, ma quelli che hanno riguardato gli scandali sessuali, ossia quello che era ancora in corso per induzione a mentire nell’ambito del caso “escort” di Bari e il caso Ruby. E’ uscito con una assoluzione piena e definitiva nel filone in cui rispondeva di prostituzione minorile e concussione ed è stato scagionato anche nei processi di Siena, Roma e Milano in cui era accusato di aver pagato le sue giovani testimoni e alcuni dei suoi ospiti per raccontare ai giudici che quelle che erano andate in scena ad Arcore erano solo cene eleganti e non feste hard. Per quelle stesse accuse, infatti, anche i giudici milanesi a metà dello scorso febbraio nella tranche principale lo hanno assolto, assieme a Karima El Mahroug, l’ex Ruby Rubacuori, e a una schiera di cosiddette ex olgettine, per una questione giuridica che ha cancellato qualsiasi giudizio nel merito e ha reso un reato, la contestata corruzione in atti giudiziari, impossibile da configurare.
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