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Buona Scuola? Per i disabili e le loro famiglie tanto buona non è….

Se fino a ieri poteva esserci qualche dubbio, oggi vi sono solo certezze: per i disabili che usufruiscono del servizio di trasporto scolastico la campanella della scuola non ha suonato. Per i disabili non ci sono i soldi. Ma che governo è quello che non riesce a garantire il diritto allo studio alle fasce più deboli? E ancora: perché si riescono a trovare 10 milioni in una notte per i forestali e non si trovano somme per i disabili? Lo scorso anno c’erano state le prime avvisaglie con il servizio di trasporto (adesso si aggiunge anche l’assistenza) sospeso e ripreso più volte dopo le proteste dei genitori, ma già dall’anno scorso era evidente che i Liberi Consorzi non avrebbero potuto più mantenere questo servizio senza aiuti da parte di regione e dello Stato. In fondo questo è il frutto di una riforma delle province sbagliata che, almeno fino ad oggi, lascia i servizi in carico alle ex province alle quali però vengono diminuiti i trasferimenti e aumentata la quota di ritorno allo Stato sulle imposte locali. In realtà lo strumento per dare un respiro di sollievo al settore c’è, ma non per le regioni a Statuto speciale. Si tratta della legge di stabilità, articolo 1, comma 947, che prevedeva uno stanziamento di 70 milioni di euro per le funzioni relative all’assistenza per l’autonomia e la comunicazione personale degli alunni con disabilità fisiche o sensoriali. Tutto bene, se non il fatto che il 21 luglio, nella conferenza Stato/Regioni si decide di aggiungere una “piccola” postilla: «tale finanziamento è indirizzato alle regioni a statuto ordinario» Questa clausola è stata mal digerita, ad esempio, dalle istituzioni della Regione Sardegna che hanno presentato subito rimostranze per iscritto, ma non la Sicilia, il governo ha incassato il colpo senza batter ciglio. Su questo aspetto in realtà si è aperto un vero e proprio giallo perché, da quanto dichiarato dall’assessore alla Funzione Pubblica e agli Enti Locali, Luisa Lantieri, al Fatto Quotidiano, l’esecutivo siciliano non sarebbe stato nemmeno invitato: «alla Conferenza Stato/Regioni l’assessore agli Enti locali non è stato nemmeno invitato, altrimenti l’assessore agli Enti Locali avrebbe fatto battaglia, così come sta facendo per la quota dei 495 milioni che lo Stato non ha dato alla Sicilia» O invitati o non invitati, fatto sta che di questi 70 milioni di euro in Sicilia non arriverà nemmeno un centesimo e questo aggrava ancor di più la situazione dei diversamente abili siciliani, anche se poi quest’anno il problema non è solo nella nostra regione, basti pensare che anche le famiglie dei disabili della Lombardia sono sul piede di guerra per lo stesso identico motivo. Al problema del trasporto si sono aggiunti anche i tagli dell’assistenza (insegnanti di sostegno) nelle scuole e i tagli del personale qualificato (in genere a carico di cooperative convenzionate con i Liberi Consorzi) in supporto al personale ATA sul quale è caricato tutto il servizio. Basta un corso formativo di 40 ore per rendere “specializzato” questo personale? Sicuramente no, ma non solo, parliamo di personale giù oberato di lavoro per i tagli citati prima, la conseguenza è che molto frequentemente, quando una persona affetta da disabilità deve andare in bagno, vengono chiamati i genitori che devono recarsi a scuola e, quando arrivano, magari non possono far altro che pulire il proprio figlio che intanto non è riuscito a trattenersi. Tutto questo può sembrare crudo ed esagerato, ma non è così, lo scorso anno di questi episodi ne sono capitati a decine se non a centinaia.

                                    I soldi stanziati serviranno a poco o niente

«I ragazzi andranno a Scuola – ha dichiarato sempre al Fatto Quotidiano la Lantieri- abbiamo appostato un milione 150 mila euro per far ripartire il servizio». Questi soldi si aggiungeranno al milione 600 mila euro appostato nella manovrina che sarà votata all’Ars in queste settimane. Per capire che tutto questo ha del paradossale, basta fare due conti lesti: solo a Ragusa nel 2015 il sevizio di trasporto e assistenza – come dichiarato da un dirigente della Cgil di Ragusa in occasione di una conferenza tenutasi prima dell’inizio delle attività scolastiche- è costato circa 2 milioni e 600 mila euro, la domanda è la seguente: come si possono coprire tutte e nove province con 2 milioni 750 mila euro? L’intento sarà sicuramente quello di partire e poi si vedrà, ma la conseguenza sarà quella del solito servizio a singhiozzo e le continue proteste dei genitori.

Altro aspetto da non sottovalutare è quello relativo al fatto che diventa difficilissimo conoscere l’esatto numero delle persone che in Sicilia usufruiscono del servizio, abbiamo chiesto all’assessore, abbiamo chiesto agli uffici, ma pare che il monitoraggio lo si sia facendo solo in questi giorni. Ma sulla base di che cosa s stanziano questi soldi allora? L’unico dato di cui siamo in possesso è quello relativo al numero di studenti disabili che usufruiscono del trasporto e assistenza in Provincia di Ragusa che è di poco più di 180 persone.

2 mila persone rischiano il posto di lavoro

A tutti questi aspetti se ne aggiunge un altro non di poco conto che è quello occupazionale. Sempre al Fatto Quotidiano Michele Pagliaro, Segretario generale regionale della Cgil ha dichiarato: «se non parte il servizio oltre 2 mila operatori rischiano di rimanere a casa». Sono gli operatori della cooperative convenzionate con i Liberi Consorzi che quasi, paradossalmente e provocatoriamente, sperano che il servizio non riparta perché anche loro registrano non poche difficoltà. Pur di prendere la convenzione, molte Cooperative hanno accettato tariffe impensabili, il responsabile di una cooperativa di Comiso (Ragusa) ha dichiarato: «prendiamo 7 euro a corsa, non si contato i chilometri e non si conta il livello di disabilità, con questi sette euro dobbiamo pagare: autista, assistente, benzina e manutenzione, come potremmo uscirci?»

Insomma, da qualsiasi angolo lo si guardi, il problema sembra davvero insormontabile e, questo almeno fino ad oggi, pare proprio che non ci sia la volontà di volerlo risolvere, così chiudiamo con la domanda di partenza: ma che Governo è quello che non riesce a garantire i diritti e tutelare le fasce più deboli?

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