PALERMO – L’incremento dei canoni demaniali in Sicilia riguarda solo il settore turistico e non, come era emerso in un primo momento, quelle imprese che hanno impianti posizionati in aree demaniali marittime. La precisazione arriva dell’assessore regionale all’Ambiente Mariella Lo Bello in vista dell’incontro di domani con i rappresentanti delle imprese. «C’è stata sul tema molta confusione – dice l’assessore – l’incremento previsto dal decreto (che ammonta al 600% a partire dal primo gennaio ndr) riguarderà solo le strutture ricreative e non gli imprenditori che si occupano di attività estrattive per i quali l’aumento sarà più lieve.
L’aumento grosso sarà per le strutture ricreative e quelle legate alla stagionalità». Un punto fortemente contestato, per esempio, da Confesercenti che proprio a questo tema dedica un convegno che si terrà mercoledì alle 10 nella sala Terrasi della Camera di Commercio di Palermo. L’evento – ha spiegato il presidente regionale della Confesercenti Vittorio Messina – è la continuazione di un progetto di ricerca nato nel 2011 su proposta della Confesercenti Sicilia con la collaborazione dell’Osservatorio delle Isole Europee – teso a comprendere quali attività economiche possono essere intraprese per effetto e a sostegno del fenomeno turistico e in che modo è possibile, analizzando le diverse filiere turistico commerciali, accrescere la competitività dell’offerta turistica Siciliana.
Nel 2011 la prima filiera ad essere stata analizzata – precisa Messina – è quella del turismo crocieristico, nel 2012 si è provveduto a sviluppare il tema dei package tour e per il 2013 si è scelto di presentare un terzo focus, che intende quantificare il grado di sviluppo di uno dei segmenti più importanti del brand Sicilia ovvero quello afferente all’offerta turistica balneare.
Confesercenti sottolinea l’importanza del ruolo ricoperto dalle imprese che costituiscono dei punti di appoggio per i turisti che fruiscono della risorsa mare, tanto più se si considera che l’84% delle strutture alberghiere siciliane è distribuito lungo la costa e che di essi solo il 20% è dotato di spiaggia privata. Vengono messe in evidenza da un alto le dotazioni dell’offerta, ma anche le sua carenze, in primis la mancanza di alcune competenze di base, e dall’altro sottolineati tutti i vincoli, anche di tipo burocratico che limitano il settore, impedendone un adeguato sviluppo con ricadute negative a livello regionale. Sono attribuibili al turismo balneare 355.230.258 di euro di spesa diretta sul territorio, nel corso di una singola stagione estiva, di cui il 38% dovrebbe ricadere all’interno degli stabilimenti balneari, se questi fossero posti nelle condizioni di svolgere in modo ottimale la propria attività.
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