Caporalato in Sicilia, è lotta al nuovo schiavismo. Anche se, va detto, quello del caporalato è un problema vergognoso che persiste da anni, e che interessa i media e la politica solo in occasione di qualche fatto di cronaca nera. Sarebbero almeno 100 mila, immigrate ma non solo, le persone sottoposte a gravi forme di sfruttamento sui campi di quasi tutta Italia: un terzo di tutti i dipendenti nel settore.
Secondo il rapporto “Terra ingiusta” dell’associazione Medici per i diritti umani, nel 2013 sono stati più di 320 mila gli immigrati, provenienti da 169 diverse nazioni, impegnati regolarmente nelle campagne italiane. Hanno svolto circa 26 milioni di giornate di lavoro pari al 23,2 per cento delle giornate dichiarate complessivamente, tra italiani e stranieri, in quell’anno. Il lavoro sommerso riguarda il 32 per cento del totale dei dipendenti del settore agricolo, di cui circa 100 mila sono sottoposti a gravi forme di sfruttamento e costretti a vivere in insediamenti malsani e fatiscenti.
Per quanto riguarda la Sicilia, il rapporto “#FilieraSporca – Gli invisibili dell’arancia e lo sfruttamento in agricoltura nell’anno di Expo” ha denunciato che nella campagne catanesi, dove si raccolgono le arance che finiscono nelle nostre bibite, il 40 per cento dei lavoratori è a nero: negli agrumeti lavorano 5000 stranieri, di cui 2000 romeni. La media è 10 ore di lavoro e il 50 per cento del salario va al caporale. I braccianti sono spesso minacciati e subiscono in silenzio per paura di perdere il lavoro. Devono inoltre pagare una sorta di pizzo sugli alloggi dove vivono e perfino la spesa al supermercato è controllata dai caporali.
Proprio ieri a Trapani i carabinieri hanno intensificato i controlli finalizzati all’individuazione di caporali in agricoltura e all’emersione del lavoro nero impiegato. I controlli si sono svolti in tutto il territorio con particolare riguardo ai territori di Calatafimi, Petrosino e Mazara del Vallo. Sono state controllate 5 aziende e verificate 19 posizioni lavorative; scoperto 10 lavoratori in nero sui 19 presenti; contestate sanzioni amministrative per complessivi 46.505,00 euro.
In una prima azienda agricola, nell’agro di Calatafimi, sono stati controllati 8 lavoratori intenti a raccogliere pomodoro, di cui al controllo 3 erano «in nero», tutti italiani; una seconda azienda agricola, nell’agro di Petrosino, venivano scoperti 3 lavoratori «in nero» su 3 presenti in tenti nella raccolta di pomodori, di cui un marocchino, un tunisino e un italiano; in una terza azienda agricola, a Mazara del Vallo, sono stati scoperti due lavoratori «in nero» su 2 presenti intenti nella raccolta di broccoli: uno del Burkina Faso e un tunisino; una quarta azienda agricola, ancora a Mazara del Vallo, in cui venivano sorpresi 2 lavoratori «in nero» su 2 presenti: un rumeno e un tunisino. A nessuna di queste aziende agricole veniva applicata la sospensione dell’attività imprenditoriale per la circolare 33/2009 del Ministero del Lavoro che così dispone al fine di preservare il raccolto, altrimenti soggetto a deperimento: sono state applicate quindi solo le sanzioni amministrative conseguenti. Anche in quest’occasione abbiamo avuto il 100% del lavoro nero emerso in tre casi particolari. Il sospetto è che spesso la presenza dei caporali, laddove si scoprano, sia alimentata dalla mancanza di scrupoli di alcuni imprenditori interessati unicamente ad evadere le dovute contribuzioni del lavoratore e a pagare meno lo stesso. I controlli proseguiranno intensi nei prossimi giorni con la variazione di luoghi ed orari.
Dall’altra parte della Sicilia, i Carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro e del Comando Provinciale di Catania, insieme agli Ispettori del Lavoro civili e su impulso del Direttore Territoriale del Lavoro, nelle ultime due settimane hanno intensificato i controlli finalizzati al contrasto del caporalato in agricoltura. I controlli si sono svolti in tutto il territorio con particolare riguardo ai comuni di Catania, Caltagirone, Mazzarrone, Giarre e Fiumefreddo. Nel giorni scorsi erano giunte ulteriori indicazioni della verosimile presenza di manodopera impiegata illecitamente in agricoltura presso alcuni fondi. Fatto il punto della situazione con i Comandanti delle Stazioni dei Carabinieri dei rispettivi territori, sono stati organizzati servizi di osservazione preventiva e successivamente, avuta contezza della correttezza delle informazioni assunte, si sono programmati gli interventi. Le aree sono state rispettivamente cinturate con discrezione e, una volta bloccate le vie di fuga, i Carabinieri del NIL e delle Stazioni si sono presentati ai titolari delle aziende agricole che sono stati colti del tutto di sorpresa, inibendo così i tentativi di fuga da parte dei lavoratori irregolari e in nero. Gli operanti nel complesso hanno controllato 15 aziende prevalentemente dedite alla raccolta di uva da tavola e ortaggi e scoperto 37 lavoratori in nero su 116 presenti (55 italiani, 34 rumeni, 15 albanesi, 4 marocchini, 5 tunisini, 1 ucraina, 1 tedesco, 1 svizzero) contestando nel complesso 227.666,00€ di sanzioni amministrative. Invece dei 37 in nero: 11 erano italiani, 10 rumeni, 15 albanesi, 1 donna ucraina. A nessuna di queste veniva applicata la sospensione dell’attività imprenditoriale per la circolare 33/2009 del Ministero del Lavoro che così dispone al fine di preservare il raccolto, altrimenti soggetto a deperimento.