Caso Crocetta. Il presidente non si dimette e dice all’Ars: “Attacco alla democrazia. No alle dimissioni e no al voto anticipato”. Il governatore siciliano Rosario Crocetta, come già aveva ripetuto più volte nei giorni scorsi, non si dimette. E nel suo intervento davanti all’Assemblea regionale respinge le polemiche che lo hanno colpito dopo la pubblicazione su L’Espresso della presunta intercettazione con il medico Matteo Tutino sull’ex assessore Lucia Borsellino. Il suo è un lungo discorso per ribadire la volontà di restare “perché adesso è il momento di restare uniti”: cita Gramsci e Pasolini, si difende con la massima latina “Omnia immunda immundis” e chiude con la poesia di Lou Salomè (“La mando sempre agli amici nei momenti di difficoltà”): “Ti amo, vita, vita misteriosa. Non hai più gioie da darmi, donami il tuo dolore”. “Voi e solo voi”, conclude, “senza diktat romani, potete decidere le sorti di questa legislatura perché il Parlamento è sovrano. Ma la decisione non può essere presa di fronte a un castello di menzogne”.
Il governatore definisce “irricevibile” la richiesta di voto anticipato: “Mi sono rifiutato”, dice in Aula, “di offrire le carni in pasto a carnefici famelici: tutto questo sarà ricordato come una storia infame. Tutti sanno che quella intercettazione non c’è. E’ stato un attacco al presidente della Regione e un attacco e un attentato alle istituzioni”. E aggiunge: “C‘è una parte della politica che non difende uomini delle istituzioni da fatti smentiti dalle Procure siciliane“. Per questi motivi secondo Crocetta non è ammissibile il ritorno alle urne anticipatamente rispetto alla scadenza del mandato: “E’ una richiesta per me irricevibile perché strumentale e interessata. Non posso che respingere lo sciacallaggio, per tutelare non me stesso ma tutti voi”. Crocetta rivendica anche la lotta contro gli sprechi in Regione, interventi che secondo il governatore avrebbero contribuito a creare rancori:
A proposito del rapporto con il medico Tutino invece dice: “Fantasie sulla mia vita privata non sono possibili: frequentavo lo studio medico di Tutino e con me c’era la scorta. A casa mia ci sono telecamere e tutti i miei movimenti sono registrati”. Per questo, dice Crocetta, non si possono ipotizzare ombre sul rapporto di amicizia tra i due. E sulla scelta dei manager della Sanità dice: “Le nomine definitive sono state frutto di criteri molto rigidi e con rigidi limiti alla nostra possibilità discrezionale, anche se per legge quegli incarichi sarebbero fiduciari e avremmo potuto nominare chi volevamo. Non l’abbiamo fatto. Né io né l’assessore Lucia Borsellino abbiamo avuto alcuna sollecitazione”. Il governatore siciliano parla poi della sua sofferenza personale: “Ho vissuto momenti più terribili della mia vita, sono stati giorni di dolore e di pianto e so che anche molti di voi hanno condiviso questa sofferenza. E’ come se avessi rivisto un film diverse volte proiettato attraverso il cui attacco al presidente è diventato l’attacco alle istituzioni e all’intero popolo”. E poi continua: “L’orrore di quella montagna di fango mi urlava nella testa paralizzando la mia voce, contribuendo ad aumentare gli attacchi nei miei confronti. Sono felice che le procure siciliane abbiano smentito quelle accuse, ripristinando la verità”. In aula scoppia la bagarre quando Crocetta cita l’ex governatore Salvatore Cuffaro. Ad attaccare il presidente della Regione sono i deputati da sempre vicini a Cuffaro, a partire da Toto Cordaro. A fare scoppiare la polemica è stata la frase: “Anche Cuffaro era amico di tutti e non è stato accusato perché amico di Matteo Tutino”.
Quindi, Crocetta non si dimette. Il governatore della Sicilia, l’ha detto in Parlamento, davanti ai 90 deputati e quindi a tutto il popolo siciliano. E, quindi, davanti ai 24 parlamentari del Pd, ora silenti e pronti per il Crocetta quater. Per il loro capogruppo, Antonello Cracolici, «ora è il tempo delle valutazioni politiche e degli errori commessi per capire se ci sono le condizioni per invertire la rotta, se dobbiamo andare avanti o no».
Anche il segretario del Pd in Sicilia ora parla con toni più distensivi. «La vicenda politica va affrontata con serietà – ha detto Fausto Raciti – Come Pd siciliano abbiamo cercato di rimediare agli errori di questi anni, ma non sappiamo se è stato sufficiente il nostro impegno. Senza il riconoscimento da parte di Crocetta degli errori di questi anni sarà difficile proseguire». E ha allontanato sempre più lo spettro delle urne: «Le elezioni non si convocano in base alle convenienze elettorale. Registro che oggi (ieri, ndr) Fi e M5s sono stati più morbidi verso Crocetta».
D’Alema: cacciare Crocetta e Marino è una “vergogna per la democrazia”. da @ilmanifesto pic.twitter.com/szHXmTzuTH
— Franco Maria Fontana (@francofontana43) 24 Luglio 2015
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