L’ex sottosegretaria alla Infrastrutture Simona Vicari si è presentata alla Procura di Palermo dove, accompagnata dal suo legale, l’avvocato Enrico Sanseverino, ha consegnato ai magistrati che l’hanno indagata per concorso in corruzione, il Rolex che le era stato regalato lo scorso Natale dall’armatore Ettore Morace. Il legale ha anche consegnato una memoria difensiva.
“Vogliamo prendere le distanze da quello che abbiamo sempre considerato un dono, mentre per la Procura si tratta di un corpo di reato”, dice all’Adnkronos l’avvocato Sanseverino. Secondo il Procuratore aggiunto Dino Petralia, e i pm Luca Battinieri e Francesco Gualtieri, che coordinano l’inchiesta, Vicari avrebbe fatto approvare, in cambio del Rolex, un emendamento che avrebbe fatto risparmiare all’armatore Ettore Morace, arrestato a maggio per corruzione oltre sette milioni di euro.
Per il legale questa inchiesta “è un attentato all’attività parlamentare dell’onorevole Vicari – dice Sanseverino – è assurdo che un parlamentare non possa presentare un emendamento da cui traggono benefici non solo Morace ma tante compagnie di navigazione”. Vicari si è quindi avvalsa della facoltà di non rispondere, ma si è limitata a consegnare il Rolex e la memoria difensiva.
L’emendamento legislativo, poi approvato, aveva fatto ridurre l’Iva dal sul trasporto marittimo dal 10 al 5 per cento per le tratte marittime a corto raggio.
Successivamente c’è stato, in Procura a Palermo, l’interrogatorio del Presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta, indagato per concorso in corruzione nell’ambito dell’inchiesta che ha portato agli arresti dell’armatore Ettore Morace e del candidato sindaco di Trapani, Girolamo Fazio. Crocetta è arrivato in Procura con il suo legale, l’avvocato Vincenzo Lo Re, dopo l’ex sottosegretaria Simona Vicari, che si è avvalsa della facoltà di non rispondere. La politica si è limitata a consegnare il Rolex che aveva avuto in regalo dall’armatore a Natale e una memoria difensiva.
“Non ho mai favorito Morace, al contrario l’ho danneggiato con il sistema di recupero delle corse, costringendolo a recuperare servizi saltati a causa del maltempo invece di intascare i soldi senza fornire quelle corse”. Il presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta, al termine dell’interrogatorio fiume davanti ai magistrati di Palermo che lo hanno ascoltato nell’ambito dell’inchiesta, che lo vede indagato per concorso in corruzione, ribadisce la correttezza del suo operato. “La Procura non mi contesta né vacanze a Filicudi né questioni personali e neppure la proroga a settembre del collegamento marittimo -dice -. Sui giornali sono uscite notizie senza attinenza processuale, che la Procura ha definito emerite bufale”.
Il governatore punta il dito contro “personaggi squallidi che hanno attribuito il loro modo di pensare altrettanto squallido a me”. E aggiunge: “In questi giorni ho incontrato difficoltà nel recuperare le carte, dagli uffici ho ricevuto la documentazione a spizzichi e bocconi. Domani stesso effettuerò una verifica e chiederò conto agli uffici di quanto ho scoperto sui recuperi di corse mai effettuati in questi anni. E’ un aspetto per il quale ho chiesto ai magistrati di indagare”.
Secondo l’accusa il governatore avrebbe fatto pressioni sui dirigenti per prorogare i servizi per favorire l’armatore Ettore Morace. In cambio avrebbe ricevuto un bonifico di 5 mila euro. Da qui l’accusa di corruzione. “Le cose sono diametralmente opposte – spiega Crocetta – L’articolo del capitolato di appalto stabilisce che se determinate corse, per problemi meteorologici, non vengono effettuate, l’amministrazione, prima della scadenza del contratto, deve chiedere all’armatore di effettuarle. Se questo non avviene, e la Regione, cioè, non chiede il recupero, l’armatore comunque intasca i soldi”.
“Quello che è accaduto – conclude – è questo: a marzo del 2017 ho dato al dirigente l’input di prorogare le corse, a parità di risorse, attraverso il sistema del recupero. Nessun atto amministrativo, per un progetto che riguardava settembre prossimo, è ancora stato emesso”. Secondo Crocetta, dunque, la sua politica sui collegamenti e sul recupero delle corse avrebbe dunque svantaggiato l’armatore, costretto a recuperare i servizi non assicurati. I cinque mila euro, che sarebbero il prezzo della corruzione, sono un contributo al Movimento ‘RiparteSicilia’ del presidente della Regione, registrato regolarmente e fatto attraverso un bonifico.