Last updated on 7 marzo 2021
La crisi rischia di provocare altri danni nel settore della grande distribuzione. Carrefour ha comunicato, infatti, l’intenzione di voler avviare la procedura di licenziamento collettivo nei confronti di 77 lavoratori occupati nelle unità produttive di Palermo e Trapani. Scende in campo la Cisl per evitare soluzioni traumatiche nel mondo del lavoro. “Serve trovare, nel corso dell’esame congiunto – spiega Mimma Calabrò, segretario generale Fisascat Cisl – tutte le soluzioni per tutelare i lavoratori. Siamo disponibili ad attivare percorsi non traumatici che diano continuità lavorativa all’azienda e, conseguentemente, ai dipendenti”.
Ma non è solo Carrefour che taglia in Sicilia. A rischiare il posto sono centinaia di lavoratori di grandi aziende quali Mercatone Uno, Metro, Coop, alle quali si aggiunge Auchan con una vertenza di portata nazionale
Si comincia da Mercatone Uno, con 79 punti vendita in tutta Italia e circa 3mila e 500 dipendenti, ha presentato istanza di concordato preventivo. La grande preoccupazione riguarda i tre punti vendita siciliani, due a Palermo e uno a Misterbianco. Situazione non meno drammatica per Metro Italia: in Sicilia l’azienda, presente solo a Catania, dopo il primo anno di una procedura di solidarietà onerosa per i lavoratori, ha dichiarato lo stato di crisi. Molti dipendenti catanesi, pur di mantenere l’occupazione, sono stati costretti a emigrare in Sardegna o in Veneto.
Continua la sofferenza anche negli ipermercati Coop, che qualche mese fa avevano paventato una mobilità per circa 130 lavoratori in tutta la Sicilia. La trattativa è stata chiusa con 62 persone in mobilità volontaria e incentivata e, un mese fa si è purtroppo resa necessaria la solidarietà del 20 per cento per la tutta provincia di Catania. Esuberi anche all’Ipercoop di Milazzo. La triste novità siciliana del 2015 nel settore, è la probabile chiusura delle Coop nella zona storica di Ragusa mentre è già chiusa la struttura di Modica. Con il gruppo Auchan non è andata a buon fine in questi giorni la trattativa nazionale che avrebbe dovuto scongiurare una delle più importanti procedure di mobilità italiane dell’ultimo ventennio, con oltre mille e 400 dipendenti a rischio posti di lavoro in tutto il Paese, di cui la maggior parte riguarda il Mezzogiorno.
«Ventimila posti di lavoro persi nel terziario siciliano in soli tre anni. Contratti di categoria discussi su ben quattro tavoli nazionali senza che per i lavoratori si intravedano nuove, reali tutele». Sono gli scenari descritti dalla Filcams Cgil Sicilia, la federazione dei lavoratori commercio, turismo e servizi-
«Centri commerciali aperti senza una vera logica di sviluppo e concentrati nelle stesse aree, come il caso Catania – aggiunge il sindacato – e ciò a discapito dei piccoli negozi dei centri storici oramai sempre più destinati a chiudere. Se non si farà fronte comune tra sindacati, associazioni datoriali e politica locale – dichiara il segretario della Filcams Cgil Sicilia, Salvatore Leonardi – non andremo da alcuna parte, è bene che si sappia».
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