“La scomparsa e la morte di Mauro de Mauro rimasta senza colpevoli,è uno di quei macigni che pesano sulla libertà di stampa in Italia”. Lo sostiene la segreteria regionale dell’Assostampa Siciliana, sindacato unitario dei giornalisti, nel giorno in cui si ricorda il centenario della nascita del giornalista de L’Ora, nato il 6 settembre nel 1921 e scomparso in via delle Magnolie, a Palermo, la sera del 16 settembre del 1970.
“Tra pochi giorni – aggiunge la segreteria di Assostampa Siciliana – ricorderemo di nuovo l’impegno del cronista al lavoro su una serie di fronti tutti difficili e pericolosi ma proprio per questo è necessario che si arrivi a una svolta nella ricerca della verità sulla sua fine”.
E proprio ieri ricordando la nascita di de Mauro, Sergio Buonadonna, suo compagno di lavoro L’Ora ha aggiunto alle tre piste che sono state battute nel corso degli anni, cioè quella della droga, quella della scomparsa del presidente dell’Eni Mattei e quella del golpe Borghese, un’altra ipotesi che veniva seguita con grande interesse da Boris Giuliano e cioè un’inchiesta giornalistica sui fondi neri messi insieme dai cugini Salvo di Salemi per finanziare le campagne della Democrazia cristiana negli anni 60 e 70.
“L’impegno e il sacrificio di Mauro de Mauro – conclude la nota della segreteria dell’assostampa – merita che tutti coloro che possono farlo si impegnino al massimo per arrivare alla verità sul perché della sua morte”.
Mauro de Mauro nacque nel 1921 a Foggia, figlio di un chimico e di un’insegnante di matematica. Trasferitosi a Palermo con la famiglia dopo la seconda guerra mondiale, lavorò presso giornali come Il Tempo di Sicilia, Il Mattino di Sicilia e poi L’Ora, rivelandosi un ottimo cronista. Nel 1962 aveva seguito la morte del presidente dell’Eni Enrico Mattei e nel settembre del 1970 si stava nuovamente occupando del caso, in seguito all’incarico ricevuto dal regista Francesco Rosi per il suo film Il caso Mattei.
De Mauro aveva pubblicato, sempre su L’Ora, il 23 ed il 24 gennaio 1962 il verbale di polizia, risalente al 1937 e caduto nel dimenticatoio, in cui il medico siciliano Melchiorre Allegra, tenente colonnello medico del Regio Esercito durante la Prima Guerra Mondiale, affiliato alla Mafia nel 1916 e pentito mafioso dal 1933, elencava tutta la struttura del vertice mafioso, gli aderenti, le regole, l’affiliazione, l’organigramma della società malavitosa.