Ci risiamo: la Regione è senza soldi, e a Pasqua i musei e i parchi archeologici siciliani rimarranno chiusi perché non ci sono i soldi per pagare gli straordinari ai dipendenti. Una circolare del dipartimento Beni Culturali invita i dirigenti dei siti a non utilizzare nei festivi il personale della Sas: si tratta dei guardiani messi a disposizione dalla partecipata regionale che impiega il maggior numero di precari.
La Sas è una società consortile, partecipata all’82% dalla Regione Sicilia, che dà lavoro a 420 dipendenti. I quali sono impiegati nei più diversi settori: c’è chi si occupa della gestione di servizi di supporto socio-sanitario e chi della gestione di servizi ambientali. Chi si occupa di libri e archivi in ambito bibliotecario e chi di manutenzione o di magazzinaggio. E c’è chi è addetto ai servizi di “portierato e/o uscierato” e ai servizi di custodia e vigilanza. Si tratta, in parole semplici, dei custodi e dei guardiani dei siti culturali che la Regione Sicilia non è in grado di pagare in orario extra. E per i quali ha dunque chiesto la sospensione del servizio di domenica e nei giorni festivi.
Il personale Sas è indispensabile per garantire l’apertura e e i turni di guardiania. Da qui l’allarme lanciato dalla Uil: «Ci risiamo. In Sicilia, da domenica prossima, tutti i musei e i parchi archeologici resteranno chiusi. Quindi niente visite per la domenica delle Palme, Pasqua e Pasquetta. Tutta colpa dei tagli applicati nella manovra economica che ha penalizzato la Sas, società partecipata che conta 420 lavoratori, addetti alla custodia e alla fruizione dei beni culturali dell’Isola» rivela Gianni Borrelli, della segreteria della Uil Sicilia.
Per evitare il flop servirebbero subito almeno 800 mila euro, sufficienti a garantire straordinari e paghe regolari. La Uil informa che «anche quest’anno abbiamo ricevuto una circolare regionale che impone a tutti i siti museali di sospendere le turnazioni e l’utilizzo del personale Sas nei giorni festivi. Ciò significa che cittadini e turisti dovranno rinunciare a gite e visite. Un grosso danno economico e d’immagine per la nostra Isola che si ripete ogni anno. Per evitarlo basterebbero circa 800 mila euro».
E Borrelli continua: «La Uil da sempre propone una migliore articolazione dei turni e la trasformazione dei circa 250 lavoratori da part-time a full-time. E infine l’impiego dei lavoratori ex Asu, già pagati ogni mese dalla Regione. Sino ad oggi, infatti, sono stati solo 300 quelli utilizzati a fronte di un migliaio in attesa di chiamata. Al Governo Crocetta chiediamo di impiegare, nella prossima variazione di bilancio, le poche risorse rimaste per promuovere la cultura e il turismo».
LA REPLICA DELL’ASSESSORE VERMIGLIO. «Incontrerò il Presidente della Sas e martedì prossimo i sindacati. Ma di una cosa sono certo: a Pasqua i nostri siti della cultura resteranno aperti». Lo afferma l’assessore regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, Carlo Vermiglio.
«Nell’imminenza – dice – della trattazione del bilancio avevamo già evidenziato all’Economia l’insufficienza delle risorse per potere pagare la turnazione del personale di custodia della società Sas e la conseguente necessità di provvedere ad operare le opportune modifiche. Reitererò tale richiesta alla prima riunione utile della Giunta di Governo. Occorrerà un impegno concreto per evitare che il problema si riproponga e nel frattempo richiederò a tutti i protagonisti della vicenda un atto di responsabilità. Chiudere a Pasqua i nostri musei sarebbe stato un fallimento per tutti».
L’assessore Vermiglio sottolinea però che occorre una svolta nella riorganizzazione del personale «che, in parte, potrebbe essere agevolata dalla riorganizzazione del dipartimento beni culturali in conformità alla L.R. 9/15 già elaborata e da me trasmessa alla giunta di governo. La nuova governance dei beni culturali, prevedendo l’istituzione dei poli museali, consentirà al dirigente responsabile di ottimizzare al massimo le risorse umane disponibili. Chiarisco: se oggi ogni sito si organizza con il personale a disposizione, una volta approvata la riforma, cinque-sei siti verranno accorpati in un unico polo museale e il dirigente potrà ottimizzare al meglio il personale. Faremo in modo che non ci siano siti con esuberi e siti con carenze».