In tre anni gli allevamenti siciliani hanno perso oltre 112 mila pecore. Nel 2011 erano 723.122, 611.060 nel 2013.
A lanciare l’allarme è la Coldiretti siciliana che chiede al governo Crocetta un incontro per trovare soluzioni adeguate per rilanciare il comparto decimato dalle importazioni, dai costi di produzione crescenti e dal basso prezzo di vendita del latte ovino.
«Oggi un litro di latte ovino viene venduto da 64 a 74 centesimi Iva compresa, ma solo per produrlo se ne spendono circa 82 – spiega il presidente regionale della Coldiretti, Alessandro Chiarelli – . Produzioni a denominazione di origine protetta, come il pecorino o il caciocavallo, non sono molto conosciute perché si preferiscono formaggi che prima di arrivare sulle nostre tavole percorrono migliaia di chilometri. Ogni anno – continua Chiarelli – arrivano nell’isola tonnellate di cagliate, preparati, formaggi spalmabili. Ed è grave che alcune industrie di caseificazione scelgano di utilizzare materie prime straniere, confezionando all’esterno prodotti che poi vendono in Sicilia. Il latte ovino, da troppo tempo, è sottopagato da un cartello di caseificatori che non permettono né di valorizzare la produzione né di contribuire all’economia».
Nel 2013 in Sicilia l’importazione di latte e formaggi è aumentata del 5% rispetto al 2012. “Il latte ovino siciliano – aggiunge – da troppo tempo è sottopagato da un cartello di caseificatori, mentre in Sardegna, Toscana e Lazio viene pagato circa 1,10 euro al litro, più Iva. E’ una forbice non più giustificabile a cui bisogna porre fine consentendo ai gruppi nazionali di acquistare il latte in Sicilia così come avviene in Sardegna. Diciamo basta alla gestione privata e privatistica del consorzio del Pecorino siciliano Dop, unica Denominazione a carattere regionale d’Italia che conta una manciata di soci e ancora meno di caseificatori per una produzione di pochissime tonnellate di formaggio».
“E’ indispensabile – aggiunge Giuseppe Campione, direttore regionale di Coldiretti – attuare una politica zootecnica che salvi soprattutto le tradizioni produttive e garantisca anche quel presidio territoriale fondamentale nelle aree interne a tutela della salute dei consumatori. La zootecnia siciliana ha bisogno di assistenza tecnica che favorisca l’incremento della competitività. Servono interventi mirati all’innalzamento degli standard sanitari, ambientali e del benessere animale. E’ essenziale un’attività di supporto tecnico e professionale mirato alla promozione del processo innovativo. Bisogna intervenire subito prima che lo spopolamento delle campagne comporti ulteriori danni all’economia regionale”.
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