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Concorso Agenzia delle Entrate, riammessi in extremis 300 candidati

La II Sezione del Consiglio di Stato riammette in extremis quasi 300 candidati al concorso indetto dall’Agenzia delle Entrate per 892 funzionari. Vinto quindi il ricorso presentato da un gruppo di avvocati che evidenziava le numerose irregolarità nell’organizzazione e nello svolgimento del concorso.

«Costringere centinaia di giovani a viaggiare di notte per giungere in tempo alla prova di Roma è paradossale. L’Agenzia aveva torto e lo abbiamo dimostrato». A parlare è l’avvocato Francesco Leone, che insieme ai colleghi Francesco Stallone, Simona Fell e Claudia Caradonna, è artefice di un’importante vittoria per i tanti ricorrenti esclusi dopo la prima prova di maggio-giugno.

Intanto, dalle 8.30 di questa mattina, alla Fiera di Roma, si sta svolgendo la prova oggettiva tecnico-professionale del Concorso. In centinaia, questa notte, si sono precipitati da Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia Romagna, Liguria e Toscana, per arrivare in tempo all’apertura delle porte dei padiglioni 1 e 3 di via Alexandre Gustave Eiffel. «Un grande disagio per chi invece dovrebbe affrontare una prova così importante nei migliori dei modi», spiega Leone.

La denuncia delle irregolarità al concorso dall’Agenzia delle Entrate, a cui avevano partecipato più di 140mila persone, aveva evidenziato numerose anomalie nell’organizzazione e nello svolgimento del concorso, ridotto a «una lotteria senza le più elementari misure di sicurezza». A supporto della denuncia dei giovani avvocati, le tante testimonianze dei partecipanti al concorso e un video, fatto con un telefonino, durante lo svolgimento della prova scritta.

POCHI CONTROLLI SUI TELEFONINI

Nel corso della prima prova, «all’ingresso non c’è stato alcun controllo per il possesso di congegni elettronici e con connessione a Internet, come smartphone o smartwatch – racconta Leone -. Al banchetto della registrazione veniva chiesto se si aveva con sé il cellulare e, in caso di risposta affermativa, il telefono veniva chiuso in una busta e riconsegnato al proprietario». Le aule non sarebbero state schermate, permettendo quindi di connettersi a Internet per cercare le risposte ai quesiti.

TEST A DIFFICOLTÁ CRESCENTE

La prima fase del concorso si è svolta su più giorni e su più turni quotidiani, con test uguali nella tipologia, ma con domande diverse tra un turno e l’altro. «Domande diverse avranno difficoltà diverse e questo incide sulla performance dei candidati», spiega Leone. Infatti, non è un caso che in un turno abbiano svolto una buona prova il 15,64% dei candidati, mentre due giorni dopo solo il 5,18%. «La legge prevede che i concorsi si svolgano in un’unica giornata e al massimo in sedi decentrate», aggiunge l’avvocato.

PATERNITÁ E GENUINITÁ DELLA PROVA NON GARANTITI

Diversamente dai concorsi pubblici o gli esami di idoneità professionale, alla fine della prova nessuna busta chiusa per garantire l’anonimato dei dati anagrafici. Semplicemente si aspettava al proprio banco il passaggio di un addetto al ritiro dei fogli. «Eppure è onere dell’amministrazione che bandisce un concorso quello di assicurare la trasparenza dello stesso, adoperando, a tal fine, tutte le misure idonee a garantire la genuinità e la paternità della prova di concorso», conclude l’avvocato Francesco Leone.

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