Cresce l’esercito dei lavoratori irregolari in Sicilia. Lo dice Confartigianato. Nel 2013 sono state 306.900 le unità di lavoro irregolari che nell’arco di tre anni hanno registrato una variazione tendenziale poco significativa, prossima allo zero (-0,3%). Mentre, nello stesso periodo di tempo i lavoratori regolari sono diminuiti di 50.800 unità, con un calo del 4,0%. Con questi numeri l’Isola raggiunge il 20,0% di lavoro sommerso, un valore superiore di oltre 7 punti rispetto alla percentuale registrata a livello nazionale (12,8%) ed è la quarta regione, dopo Lombardia, Campania e Lazio, per numero assoluto di occupati non regolari e terza, dopo Calabria e Campania, per elevato tasso di irregolarità. A metterlo nero su bianco, un report dell’Osservatorio Mpi di Confartigianato Sicilia su dati Istat, pubblicati lo scorso novembre. E se nella regione un lavoratore su 4 non è regolare, non va certo meglio sul fronte abusivismo e concorrenza sleale alle imprese artigiane.
Al 3° trimestre 2015, oltre 45 mila piccole e medie imprese artigiane, vale a dire il 60 per cento del totale delle imprese artigiane, hanno subito la concorrenza sleale degli abusivi. Il 29,1% di queste imprese appartengono al settore più colpito le costruzioni (22. 293), il 27,7% agli altri tre settori più soggetti al fenomeno: servizi alle persone (15,6%), attività dei servizi di alloggio e di ristorazione (6,1%), Trasporti e magazzinaggio (5,9%). Ed è anche dietro le pieghe dell’abusivismo nell’artigianato che si cela il lavoro sommerso, che nella nostra regione raggiunge la quota più alta a Ragusa (64,3%), Messina (63,1%) e Siracusa (61,8%). “Per riuscire ad arginare questa triste piaga- riferisce Filippo Ribisi, presidente di Confartigianato Sicilia- occorrerebbe che Istituzioni, Forze dell’ordine, cittadini ed imprese facessero rete perché è sulla base di una sana legalità che si può creare vero sviluppo per la nostra regione e per il nostro tessuto produttivo. Vorrei ricordare che il lavoro nero richiama anche la mancanza di sicurezza nei posti di lavoro, ma anche negli impianti e negli edifici che continuano ad essere privi di libretti d’impianto e di libretto del fabbricato. Tutti temi che nell’Isola, come nel resto del Paese, non trovano ancora soluzione”. Le altre attività ad alta esposizione alla concorrenza sleale del sommerso sono Parrucchieri e altri trattamenti estetici con 8.320 imprese artigiane e Installazioni che contano 12.415 imprese artigiane.
A livello provinciale, l’artigianato esposto alla concorrenza sleale del sommerso si concentra principalmente a Catania, provincia in cui si concentrano 10.183 imprese che subiscono la concorrenza sleale, il 22,3% delle 45 mila imprese artigiane esposte in tutta la regione, seguita da Palermo con 8.224 imprese, pari al 18,0% del totale, da Messina con 7.400 imprese, pari al 16,2% del totale, da Trapani con 4.226 imprese, pari al 9,3% del totale, da Ragusa con 4.150 imprese, pari al 9,1% del totale, da Siracusa con 3.934 imprese, pari all’8,6% del totale, da Agrigento con 3.546 imprese pari al 7,8% del totale, da Caltanissetta con 2.015 imprese, pari al 4,4% del totale e da Enna con 1.913 imprese, pari al 4,2% del totale.
Confartigianato: in Sicilia cresce il lavoro nero
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