Consulta: “Niente l’elezione diretta per Liberi Consorzi e Città metropolitane”

Salta l’elezione diretta dei presidenti di Liberi Consorzi e Città metropolitane. La Corte Costituzionale ha accolto così il ricorso dello Stato contro la legge regionale che disciplinava le elezioni nelle ex Province. La Sicilia aveva voluto reintrodurre l’elezione diretta distaccandosi dal resto d’Italia, dove in forza della legge Delrio, gli organi delle ex Province sono scelti con una elezione indiretta, cioè votati dai rappresentanti dei Comuni.

La legge regionale venne impugnata dal governo nazionale secondo il quale le norme “contrasterebbero con la disciplina “armonizzante” sottesa al progetto di riforma avviato”, in particolare con la legge Delrio. Nella sentenza la Corte ha ribadito che “l’intervento di riordino di Province e Città metropolitane”, attuato con la Delrio, “rientra nella competenza esclusiva statale nella materia ‘legislazione elettorale, organi di governo e funzioni fondamentali di Comuni, Province e Città metropolitane'”.

Segnalati anche profili di illegittimità costituzionale nella norma che attribuisce un’indennità a sindaci metropolitani e presidenti di libero consorzio, cariche che per la Delrio devono essere gratuite. La previsione della legge nazionale, spiegano i giudici costituzionali, era volta “a ridurre la spesa corrente e a razionalizzare i costi degli enti locali; con la conseguenza che la Regione a statuto speciale, pur nel rispetto della sua autonomia, non può derogarvi”.

LE REAZIONI

“La sentenza della Corte costituzionale – al di là del marginale aspetto delle Province – suona ad offesa della dignità del popolo siciliano e della sua plurisecolare vocazione autonomistica – commenta il presidente della Regione, Nello Musumeci -. L’avere di fatto cancellato, con un colpo di spugna, l’articolo 15 del nostro Statuto che riserva alla «legislazione esclusiva della Regione la materia di organizzazione e controllo degli enti locali» denuncia il malcelato e progressivo tentativo romano di smantellare l’Istituto autonomistico. Con questa sentenza assai discutibile si espropria ai cittadini elettori il diritto sacrosanto di scegliere chi dovrà governare le ex Province, peraltro già da cinque anni condannate alla paralisi, con l’evidente stato di abbandono della viabilità, dell’edilizia scolastica e dei servizi essenziali. A questo punto noi siciliani siamo chiamati a prendere una decisione non più rinviabile: o rinunciamo definitivamente alla nostra Autonomia, accettando il cinismo dello Stato accentratore,  o ricorriamo alla magistratura sovranazionale nell’ultimo tentativo di difendere la nostra stessa identità. Per questo, ho concordato  col presidente del Parlamento siciliano la convocazione di un’apposita seduta d’Aula per raccogliere la condivisione di tutti i deputati”.

“La Corte Costituzionale ha finalmente fatto chiarezza: sulle ex-Province sono stati gettati al vento tre anni quando si sapeva fin dall’inizio che avremmo dovuto applicare la legge nazionale. In tutto questo tempo il centrodestra si è scatenato, alimentando illusioni sul ritorno alla ‘vecchia elezione diretta’ che avrebbe chiamato al voto i cittadini, quando invece sapevano perfettamente che al 99% questa norma sarebbe stata dichiarata incostituzionale – afferma Antonello Cracolici, parlamentare regionale del Pd -. Il centrodestra, ed in particolare il presidente Musumeci, ha utilizzato la prospettiva del ritorno al voto diretto per le ex-Province come ‘esca’ per il proprio ceto politico e per i propri candidati alle ultime elezioni regionali e nazionali. Adesso – aggiunge Cracolici – è il momento di porre fine a questo ‘annacamento’, bisogna dare certezze ai Liberi Consorzi ed alle Città Metropolitane approvando al più presto una legge regionale che introduca l’elezione dei vertici delle ex-Province quali organi di secondo livello, così come previsto dalla legge Delrio”.

“Prendiamo atto che con questa decisione della Corte costituzionale anche le ex province siciliane, dopo tante incertezze normative, vengono ricondotte al quadro fissato dalla legislazione nazionale – ha detto il presidente dell’AnciSicilia, Leoluca Orlando – la sentenza della Suprema Corte Costituzionale – continua Orlando – fa finalmente chiarezza dopo 5 anni di delirante stato di confusione legislativa ed amministrativa che ha messo in ginocchio gli enti di area vasta, prodotto un proliferarsi di commissari regionali, bloccato la erogazione di servizi e la realizzazione di interventi in tutta la Sicilia. La sentenza ha ribadito che la riforma è nazionale e non può essere considerata legittima l’applicazione in Sicilia in modo diverso e discriminante dal punto di vista istituzionale, funzionale e finanziario. Adesso è necessario preservare un assetto ordinamentale e finanziario stabile che faccia superare questi sei anni di prolungata incertezza e commissariamenti e che faccia uscire da quella che più volte abbiamo definito “stato di calamita’ istituzionale. A questo punto – aggiunge il presidente dell’Associazione dei comuni siciliani – è necessario che tutte le istituzioni facciano la loro parte affinché anche alle città metropolitane e ai liberi consorzi possa essere data la stessa dignià che è riconosciuta alle altre province d’Italia in termini di trasferimenti finanziari e di eliminazione del contributo forzoso”. “E’ altresì necessario – conclude Orlando – che anche attraverso un proficuo confronto tra la Regione, l’AnciSicilia i rappresentanti delle città metropolitane, si possa superare il quadro finanziario determinato dall’accordo disastroso sottoscritto dagli ex presidenti della Regione e dei Ministri e definire un assetto che riconosca all’ente intermedio siciliano un adeguato ruolo istituzionale e conseguenti funzioni”.

“Dopo la sentenza della Corte Costituzionale è necessario ed urgente recepire in Sicilia la legge Delrio ed uscire dalla gestione commissariale delle ex Province, che si protrae da troppi anni, procedendo alle elezioni di secondo livello degli organi. È importante che in Sicilia i Liberi Consorzi di Comuni e le Città Metropolitane possano esercitare pienamente e democraticamente le proprie funzioni al servizio del territorio – afferma Giuseppe Lupo, capogruppo PD all’Ars – . Adesso spero sia chiaro che non ha più senso, come sta facendo il governo Musumeci, attardarsi in visioni nostalgiche che vorrebbero le vecchie Province al centro del nuovo sistema di gestione dei rifiuti – prosegue Lupo – tentando di resuscitare gli Ambiti Territoriali Ottimali del passato senza alcuna logica economica e di miglioramento del servizio. Il governo Musumeci ne prenda atto, ritiri la riforma della gestione dei rifiuti evitando il rincaro delle tariffe per i cittadini e apra il confronto con i gruppi parlamentari per uscire dall’emergenza”.

“Un anno fa l’Assemblea Regionale Siciliana varó una orribile legge sulle Città metropolitane che sembrava fatta apposta per non farle funzionare in Sicilia, in odio ai Sindaci delle Città metropolitane. Avevo sostenuto subito la palese illegittimità costituzionale di quella legge regionale varata con un colpo di mano dall’Ars. Avevo chiesto in Conferenza Unificata ed in Conferenza Stato Città al Governo di impugnarla davanti alla Corte Costituzionale. Avevo presentato e vinto ricorso al Tar di Palermo. Oggi la Corte ci dà pienamente ragione con una sentenza durissima – commenta Enzo Bianco – le Città metropolitane siciliane hanno però perso un anno. Nel resto dell’Italia gli Statuti sono varati, gli organi insediati. Piena operatività. Un brutto uso della specialità dello Statuto che fa quasi rimpiangere l’autonomia ordinaria! Ora si fissino subito le elezioni indirette per costituire gli organi. E si lavori con rapidità per recuperare il tempo perduto. E quei deputati regionali che votarono quelle norme in odio ai Sindaci, si passino una mano sulla coscienza. Avevamo ragione noi!”.

“L’ambizione politica dell’allora deputato Nello Musumeci e ora presidente della Regione Siciliana di tornare a elargire poltrone e indennità per le province, è naufragata miseramente. La riforma medievale da lui avallata, è andata a schiantarsi contro il muro della costituzionalità. Morale i siciliani hanno perso tempo e soldi – affermano i deputati del Movimento 5 Stelle all’Ars Valentina Zafarana, Giancarlo Cancelleri e Salvatore Siragusa -. Dopo la sonora bocciatura del Consiglio dei Ministri che ha impugnato mezza finanziaria varata dalla maggioranza, arriva questa ennesima certificazione di incompetenza e cecità politica. Per fare funzionare le ex province e gli importanti servizi che queste gestivano, bisognava mettervi dentro le risorse, non le poltrone. Nel nostro programma, abbiamo più volte ribadito che occorre lavorare sulla corretta applicazione delle norme statutarie attraverso la vera realizzazione di Liberi Consorzi tra i comuni, di diretta competenza politica dell’assessorato regionale agli Enti locali. Abbiamo parlato della necessità di una nuova governance del territorio non intesa nel modo tradizionale tipica delle vecchie province, ma secondo una nuova concezione che dia concreta realizzazione ai principi di sussidiarietà, adeguatezza e differenziazione e con il mantenimento dei livello occupazionali. La riforma – aggiungono i portavoce M5S All’Ars – deve essere basata in primo luogo sul taglio totale della parte politica ed i conseguenti costi e, in secondo luogo, su una redistribuzione accurata delle competenze, del personale, dei fondi e delle strutture per garantire ed incrementare i servizi essenziali. Per Musumeci ed una costola del PD della scorsa legislatura, servivano le poltrone. Musumeci e soci, sono andati a sbattere. Auguri a loro, mentre i siciliani pagano anche le spese di un ricorso, che si appellava ancora una volta – concludono – alla specialità dello statuto siciliano”.

“Le sentenze vanno accettate e soprattutto rispettate – commenta Michele Mancuso, Coordinatore di Forza Italia per la provincia di Caltanissetta -. Certamente la Sicilia perde una grande occasione di rappresentanza democratica diretta. Per il popolo siciliano, l’aver perso la possibilità di eleggere le Assisi provinciali a rappresentanza dei territori è un danno di notevole entità sociale. Sarà necessario un confronto – continua il Deputato – con le varie istanze territoriali affinché si possa mettere mano alla Legge che regolamenta le ex province, oggi liberi consorzi. Questo – conclude il Parlamentare nisseno – è l’ennesimo effetto negativo del fallimentare Governo precedente, al quale dopo la sentenza sui Commissari della sanità, si aggiunge quello delle ex province”.

“La sentenza della Corte Costituzionale sulle province, sostenendo la competenza statale sulla legislazione elettorale anche per gli enti locali, riduce enormemente la portata dello Statuto, eliminando di fatto con un tratto di penna la competenza esclusiva della Sicilia a legiferare sull’ordinamento degli enti locali, e viola il Patto originario tra la Sicilia e lo Stato rappresentato dallo Statuto – commenta Rino Piscitello, Coordinatore nazionale di Unione dei Siciliani -. Attribuendo alla legge Del Rio la qualifica di norma di grande riforma economica e sociale, la Corte avalla la democrazia senza popolo da questa determinata e figlia per altro di una sepolta stagione politica. Chiunque dichiari di concordare con questa sentenza, per ragioni peraltro di puro opportunismo di potere (vedi sindaco di Palermo), è nemico conclamato dell’Autonomia Siciliana. Auspichiamo che tutti operino per disinnescare questa sentenza e per ristabilire il diritto della Sicilia a decidere sul sistema elettorale degli enti locali anche valutando l’opportunità di una nuova riforma che stabilisca la totale gratuità degli eletti in modo da rendere nullo il principale (incredibile) argomento utilizzato dalla Consulta per bloccare la legge siciliana”.