La Sicilia si colloca agli ultimi posti in Italia per consumi culturali. Secondo il Rapporto annuale di Federculture, infatti, l’Isola è al 15° posto per spesa in cultura e ricreazione: in base agli ultimi dati regionali disponibili (2010), si colloca ben al di sotto della media nazionale con una spesa familiare per cultura e ricreazione del 5,8% sulla spesa totale e molto distante dalla regione italiana i cui abitanti spendono di più, il Piemonte con l’8,8%. Sotto la Sicilia solo Sardegna, Valle d’Aosta, Puglia, Campania e Calabria.
Dal 2000 al 2010 i consumi culturali delle famiglie siciliane sono calati in tutti i settori: si va dal -16,5% degli spettacoli sportivi, al -13,9% dei concerti e al -12,8% dei concerti classici. Intorno al 5% il calo della frequenza delle discoteche e della visita ai monumenti. In questo quadro desolante si salvano solo
il teatro (+4,8%), musei e mostre (+1%) e il cinema (+2%). Un andamento, comunque, in linea col dato nazionale: la spesa per cultura e ricreazione delle famiglie italiane subisce un significativo calo: -4,4%. Il valore complessivo nel 2012 è di circa 69 miliardi di euro pari al 7,1% della spesa totale delle famiglie. Nell’arco dei dieci anni precedenti, dal 2002 al 2011, la spesa culturale degli italiani era cresciuta del 25,4%.
La generale contrazione dei consumi culturali è confermata anche dai dati sulla spesa del pubblico per le attività di spettacolo che, in Sicilia come nell’intero Paese, registra diminuzioni anche a due cifre, in particolare per il cinema, -20,9%, per il teatro, -8,7%, e addirittura un crollo del 44% della spesa per mostre ed esposizioni. E, nell’ultimo anno sono diminuiti sensibilmente i visitatori di musei e aree archeologiche, -3,2%, e gli introiti, -6,3%. In particolare la diminuzione è stata netta per i visitatori paganti che crollano del 9,2%, a differenza degli ingressi gratuiti che invece aumentano del 4%.
Eppure il patrimonio culturale siciliano riceve grandissimi apprezzamenti, tanto da proiettare la regione al quarto posto tra quelle i cui siti culturali sono più visitati, dopo Lazio, Campania e Toscana. Ma i suoi 3,7 milioni di ingressi e 13,5 milioni di euro di incassi sono in proporzione lontani da performance di altre regioni se si pensa che la sola Pompei in un anno registra 2,5 milioni di visite e circa 17 milioni di introiti. Inoltre con 111 siti culturali, tra monumenti, musei e aree archeologiche, la regione detiene il 26,4% del patrimonio culturale nazionale (con riferimento ai siti statali), ma attrae solo il 9,2% dei visitatori di questi beni, e incassa il 10,6% degli introiti totali.
Un certo ritardo della regione si evidenzia anche dai dati sulle industrie culturali. Il settore della produzione culturale e creativa, come descritto da dati recenti, nel paese produce circa 75,5 miliardi di valore aggiunto ed impiega 1,4 milioni di occupati.
Questo ampio settore in Sicilia ha sicuramente ancora ampi margini di crescita visto che ad oggi il valore aggiunto prodotto è di 2,4 miliardi di euro (il 3,3% del totale) e gli occupati sono 60.000 (il 4,4%). La regione in testa alla classifica nazionale, la Lombardia, nel settore culturale creativo produce un valore di quasi 19 miliardi e impiega 290mila lavoratori.
Gli ultimi anni, oltre ad una progressiva riduzione dell’investimento statale per la cultura, con il budget Mibac sceso sotto i 2 miliardi di euro e tagliato del 26,4% in tredici anni, hanno visto accentuarsi la crisi dei bilanci delle amministrazioni locali, a lungo promotrici di politiche culturali attive e innovative. In pochi anni le risorse per la cultura provenienti dagli enti locali sono diminuite di oltre 400 milioni di euro. In base agli ultimi dati disponibili (2011) la spesa delle amministrazioni comunali per la cultura si attesta oggi in media al 3% della spesa totale. In questo contesto il Comune di Palermo, sempre con riferimento al 2011, si colloca decisamente al di sotto della media nazionale con una spesa nel settore culturale pari all’1,65% del bilancio totale. Lo stanziamento del Comune è pari a 20,6 euro per abitante, anche in questo caso valore più basso tra quelli delle maggiori città d’arte del Paese.
In un quadro generale positivo per il turismo – crescono nel 2012 del 2,3% i visitatori stranieri e del 3,8% la loro spesa nel nostro paese -, il turismo culturale rappresenta sempre una fetta significativa dell’industria turistica nazionale, ossia il 35%. La Sicilia segue il trend nazionale, nel 2012 è tra le regioni in cui il turismo cresce di più: gli arrivi stranieri, 1,7 milioni nel 2012, aumentano del 7,4% e la loro spesa turistica del 21,1%.
Il peso del turismo culturale nella regione è rilevante, 25,2% anche se inferiore al valore nazionale. Va sottolineato però che il peso delle “altre località” denota la complessità dei sistemi turistici locali, non omogenei e di difficile catalogazione.
«Di fronte alla crisi dei consumi e al quadro generale negativo per il settore – sottolinea Roberto Grossi, Presidente di Federculture – occorre reagire. Sostenere la produzione culturale, favorire l’accesso alla cultura in tutte le sue espressioni, realizzare una vera democrazia delle opportunità e aiutare i giovani di talento deve essere il primo punto di una strategia di rilancio del Paese. La cultura può essere, inoltre, un bacino di nuova e qualificata occupazione e per la nascita di nuove imprese culturali e creative, anche e soprattutto nel Mezzogiorno. In questo senso siamo certi che la nuova amministrazione del Sindaco Orlando, con l’Assessore Giambrone, e del Governatore Crocetta saprà cambiare rotta, puntando su giovani, creatività, cultura per riportare Palermo e la Sicilia su un percorso di sviluppo che restituiscano alla Regione un futuro diverso,e un ruolo di primo piano in Italia e in Europa».
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