Palermo. Le previsioni di preconsuntivo sul 2014 elaborate sugli aggregati di contabilità nazionale disponibili, predisposte dal DISTE per la Fondazione Curella, indicano che l’anno si dovrebbe chiudere per l’economia italiana con una flessione del prodotto interno lordo in termini reali dello 0,4%, in decelerazione rispetto ai cedimenti del biennio anteriore: -2,4% nel 2012 e -1,9% nel 2013.
L’elaborato allestito simmetricamente per l’economia siciliana preannuncia un consuntivo più brutto di quello nazionale, con il PIL in discesa dell’1,6% seguito agli abnormi ripiegamenti del biennio antecedente: -3,8% nel 2012 e -4,2% nel 2013.
Passando, invece all’esercizio di previsione per l’economia italiana, secondo il DISTE, nel 2015 dovrebbe esserci una crescita dello 0,5%, di fatto, quindi, segnando la fine della recessione.
Diverso è il discorso per la Sicilia che, sempre secondo questo modello previsivo, resterà ancora drammaticamente impantanata nella crisi, con il prodotto interno lordo stimato in flessione dello 0,8%.
Quindi per l’economia siciliana si prevede una decelerazione della tendenza regressiva dopo che, nei sette anni precedenti, il PIL era diminuito ad un tasso medio annuo del 2,5%, ma permane l’andamento recessivo.
“Ci rendiamo conto – afferma Busetta, presidente della Fondazione Curella – che le nostre previsioni di crescita del PIL regionale divergono di due punti percentuali rispetto a quelle recenti di Res, anche se sono in linea con quelle del Dpef del Governo Regionale e di Cgil. In cuor nostro speriamo che le previsioni RES siano più corrette ma temiamo che le nostre siano più realistiche! Il rapporto completo sarà presentato il prossimo mercoledì 25 febbraio ed in quell’occasione metteremo insieme i protagonisti dell’informazione economica per stabilire tendenze e prospettive a breve ed a medio termine”.
Evidentemente, queste previsioni si basano sull’assunto implicito che non si verificheranno importanti sconvolgimenti geopolitici, né turbative finanziarie tali da ripercuotersi sull’economia reale.
Sul fronte del mercato del lavoro, le previsioni sono orientate a che i benefici della decelerazioni abbiano effetti molto marginali. Qui si attende la smobilitazione ancora di circa 20.000 occupati (-1,5% a fronte di un +0,2% a scala nazionale) e un aumento di 27.000 persone in cerca di lavoro. In media d’anno il tasso di disoccupazione dovrebbe salire al 24,5%, peggiorando di 1,6 punti rispetto all’anno scorso, mentre il relativo indicatore a livello nazionale aumenterà di 0,5 punti portandosi a quota 13,3%.
Dal lato della domanda, i consumi delle famiglie residenti scenderebbero dello 0,5% (+0,6% in Italia), mentre la spesa in conto capitale tenderà a ristagnare sui livelli inadeguati dell’anno prima (-0,2% contro un +0,7% a livello nazionale) sintesi di un modesto recupero degli investimenti in attrezzature e mezzi di trasporto (+1,1%) e di un cedimento dell’1,6% degli investimenti in costruzioni.
Qualche segnale importante è atteso sul fronte dei settori produttivi, dove si prevede un aumento del valore aggiunto dell’industria (+0,5%), dopo il calo medio annuo che ha sfiorato il 5% nel precedente settennio, e un incremento dell’1,5% nell’agricoltura. Viceversa, il valore aggiunto del ramo dei servizi (-0,9%) soffrirà per la debolezza dei consumi, e quello delle costruzioni scenderà dell’1,6% penalizzato anche dai limiti imposti dal Patto di stabilità agli investimenti in infrastrutture, e nonostante l’accelerazione di specifici lavori pubblici prevista dal decreto legge 133 del 12 settembre 2014, detto “Sbocca Italia”.