Last updated on 17 gennaio 2021
“In questi due mesi dalla ripresa dell’attività dopo la pausa estiva abbiamo avuto una ripresa dell’epidemia imponente. Oggi abbiamo dei dati in qualche misura contrastanti, in quanto i positivi sono 14.844. Ieri erano circa 12mila ma erano stati fatti meno tamponi. Oggi i tamponi eseguiti sono 164.431. Oggi, quindi, siamo sotto il 10% per quanto riguarda il livello di positività”. Lo ha sottolineato Gianni Rezza, direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute, durante la conferenza stampa sull’analisi della situazione epidemiologica di Covid-19 in Italia. Registriamo, continua Rezza un “-92 in terapia intensiva e -400 in area medica. Numeri che sembrerebbero indicare un trend in graduale, leggero, miglioramento. Ma il dato dei morti è molto elevato, siamo ad 846 decessi. Ieri erano 491. Queste fluttuazioni sono dovute anche a problemi di segnalazione più o meno tempestiva dei decessi. Ma il dato è drammatico. E questo significa che il numero di persone che si è infettato è veramente molto elevato: in questi due mesi dalla ripresa dell’attività dopo la pausa estiva abbiamo avuto una ripresa dell’epidemia imponente”.
“Le regioni che avevano incidenze” di Covid-19 “più elevate e sono state sottoposte a misure più restrittive, in base ai numeri, stanno meglio rispetto ad altre. La situazione italiana mostra chiaramente un meccanismo: quando allentiamo le misure i casi vanno su, quando le restringiamo riusciamo nel giro di qualche settimana a ottenere risultati in termini di riduzione di positivi e casi”.
“Contiamo quasi 900 morti oggi, non possiamo prenderla a cuor leggero. Se ne avessimo 1.550 perché magari si prende alcun provvedimento, alla fine saremo costretti a fare il lockdown. E’ quello che assolutamente si vuole evitare, perché si hanno a cuore i singoli, le famiglie e l’economia di questo Paese”, ha sottolineato ancora Gianni Rezza. “Se i sacrifici” chiesti ora “verranno ripagati dal fatto che non sarà necessario un lockdown – prosegue – è importante farli”.
“Purtroppo balza agli occhi il dato del Veneto che sta ancora sopra i 3mila test positivi a Sars-Cov-2 – ha spiegato Rezza – mentre la Lombardia va meglio rispetto alle scorse settimane. E’ pur vero che si fanno numerosi test in Veneto però la percentuale di positività è alta: siamo a circa 3.300 positivi a fronte di circa 17mila test eseguiti, quindi 18%, un dato molto elevato. La Campania invece mostra stavolta un netto miglioramento rispetto a un mese fa, anche il Piemonte è migliorato”.
In sostanza, ha evidenziato Rezza, “dove avevamo incidenze molto elevate e sono state prese le misure della zona rossa prima e dopo un certo stazionamento in zona arancione, questi interventi hanno funzionato molto. Vediamo invece delle regioni che stavano in zona gialla incrementare l’incidenza di infezioni. Mentre quelle che sono state in zona rossa e poi arancione si trovano con numeri anche più bassi. La ricerca di un equilibrio non è sempre facile da ottenere, ma è importante cercare questo equilibrio fra misure, incidenza e conseguenze che si ottengono. Purtroppo resta il dato dei nuovi ingressi in terapia intensiva e decessi ancora molto elevato. Siamo sopra la soglia critica per occupazione dei posti letto in terapia intensiva e sopra la soglia critica anche per l’occupazione dei posti in area medica”, ha spiegato.
“Intanto dobbiamo tenere bassa la circolazione virale – ha sottolineato l’esperto – Purtroppo, infatti, nonostante abbiamo avuto dei successi nell’abbassare l’Rt che adesso è intorno a 0,8, l’incidenza dei nuovi casi è ancora elevata. E se noi abbiamo tanti casi, anche l’Rt di poco inferiore a 1 produce comunque molte infezioni. Questo è il punto cruciale: finché non abbassiamo di molto l’incidenza, è difficile parlare di ripresa completa di tutte le attività”.
Per Rezza, “l’economia non è rallentata dalle misure restrittive. E’ rallentata dalla circolazione del virus. Noi abbiamo visto che l’economia italiana è rifiorita nel momento in cui la circolazione del virus si è abbassata”. Rezza ha poi sottolineato che “le misure parzialmente restrittive come quelle che abbiamo avuto in questo periodo, hanno tenuto più bassa la circolazione virale e hanno permesso di svolgere anche attività che invece non si sarebbero potute svolgere perché avremmo dovuto ricorrere al lockdown. Cerchiamo di attuare delle misure serie che, seppur parziali, tengono bassa la circolazione del virus”.
Be First to Comment