SI è tenuta oggi la presentazione dell’Indice di Percezione della Corruzione (CPI) 2020. L’evento si è tenuto in modalità telematica con una platea numerosissima e qualificata. Sulla base del CPI 2020 l’Italia ha mantenuto il punteggio conseguito nell’anno 2019 (53) ma ha perso una posizione, classificandosi quindi al 52esimo posto sui 180 Paesi analizzati.
Alla presentazione hanno partecipato Iole Anna Savini, Presidente di Transparency International Italia, Mario Ferrario, Vice Presidente dell’Associazione, Giuseppe Busia, Presidente dell’Anac, il prof. Giovanni Tria, economista e già Ministro dell’Economia e delle Finanze e Alessandro Plateroti, editorialista de Il Sole 24 Ore, che ha moderato l’evento.
“La corruzione rallenta il trend positivo dell’Italia, che nell’ultimo decennio ha fatto grandi passi avanti grazie all’introduzione della legge anticorruzione nel 2012 e all’istituzione dell’ANAC, ed agli effetti che ne sono conseguiti. È necessario – ad avviso di Iole Anna Savini, Presidente di Transparency International Italia – rafforzare il peso delle Istituzioni che hanno il compito di mettere in atto le azioni anticorruzione, aumentare la trasparenza nelle fasi di affidamento dei contratti pubblici per scongiurare il rischio di conflitti di interesse e, altresì, rendere disponibili e sempre più facilmente accessibili i dati e le informazioni di interesse pubblico. La corruzione – ha dichiarato Savini – è un ostacolo al superamento della crisi conseguente alla pandemia: il CPI2020 dimostra la correlazione fra corruzione e gestione dell’emergenza sanitaria, evidenziando l’importanza della trasparenza anche nella gestione dell’emergenza sanitaria.”.
“Nonostante le sfide ed i rischi corruttivi legati alla accresciuta spesa pubblica per il Covid – ha dichiarato il Presidente dell’ANAC, Giuseppe Busia – l’Italia ha mantenuto la stessa posizione nell’Indice di Percezione della Corruzione in termini di punteggio assoluto e nella sua posizione in Europa, anche grazie ad alcuni interventi normativi recenti e ad iniziative che hanno visto ANAC protagonista, come l’Alleanza contro la corruzione. Dobbiamo guardare a questo dato con l’ottimismo della volontà, necessario a ripartire per guadagnare migliori posizioni in tale classifica. Per fare ciò è necessario – come giustamente raccomanda il rapporto di Transparency International – accrescere il livello di trasparenza sulla spesa pubblica, in particolare sui contratti pubblici, potenziando la nostra Banca dati nazionale dei contratti pubblici. Attraverso essa, si può rendere trasparente l’utilizzo che verrà fatto dei fondi Next Generation EU, consentendo alle istituzioni e a tutti i cittadini di verificare puntualmente come saranno utilizzati questi fondi, ed evitando così che siano non solo sottratti alla collettività, ma anche sprecati. Collaborare con realtà come Transparency Italia – ha concluso Busia – è un impegno fondamentale per ANAC: insieme vogliamo lavorare per diffondere la cultura della legalità, rafforzando la fiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni, elemento essenziale per ritrovare la coesione sociale di cui oggi abbiamo particolarmente bisogno.”
“Il CPI è un indice soggettivo, ma molto importante perché i comportamenti sono spesso determinati dalla percezione che noi abbiamo delle cose – ha sottolineato il Professor Giovanni Tria – allo stesso tempo, l’indice interviene a modificare l’oggetto della percezione e in questo caso concorre a determinare gli investimenti nel nostro Paese. La prevenzione della corruzione è nella valutazione economica che si fa quando si sceglie di spendere denaro pubblico ma molto spesso questo tipo di valutazione è solo formale e non sostanziale. Dobbiamo costruire degli indicatori precisi e quando abbiamo dei segnali d’allarme dobbiamo andare ad agire. A questo scopo, sono fondamentali banche dati aperte e machine readable per permettere analisi accurate e individuare le distorsioni. La digitalizzazione però è uno strumento e come tale non può andare da solo. È importante che ci sia, ma è importante che a sostenerlo ci sia la politica.”.
“La percezione della corruzione nel settore pubblico ha un impatto anche sul settore privato e quindi sulle imprese – ha dichiarato Mario Ferrario, Vice Presidente di Transparency Italia – L’anticorruzione non è solo una questione di compliance ma anche una leva strategica e di competitività. Su questo le aziende, soprattutto quelle grandi che lavorano su scala internazionale, hanno lavorato molto e hanno sviluppato diverse best practice che come Transparency abbiamo portato nel mondo grazie alla collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri. Il G20, al quale stiamo già lavorando per portare anche i nostri contributi quale società civile, sarà un’importante opportunità per promuovere ed esportare le migliori pratiche. L’anticorruzione è un elemento di competitività e di soft power fondamentale per il nostro Paese.”.
Corruzione: in Italia rallenta il trend positivo
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