Alla cerimonia inaugurale, svoltasi nei giorni scorsi presso la Cittadella universitaria, sono intervenuti il rettore, Pietro Navarra, il prorettore all’Innovazione ed al trasferimento tecnologico, Daniela Baglieri, il prorettore all’Internazionalizzazione, Antonino Germanà e il direttore generale, Francesco De Domenico che hanno reso possibile la realizzazione di questo progetto e hanno presentato l’Università di Messina alla platea internazionale. Sara Roversi, founder di Future Food Institute e Matteo Vignoli dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia e direttore del Food Innovation Program, hanno illustrato l’obiettivo del Future Food Institute condividendo le tappe salienti di questo intenso anno di attività e le sfide future.
Questo progetto ambizioso è stato scelto per portare nel cuore del Mediterraneo innovazione, ispirazione, positiva contaminazione e giovani talenti internazionali.
Una Summer School nata dall’esperienza di successo del Food Innovation Program, il master internazionale promosso dal Future Food Institute, UNIMORE e l’Institute For The Future di Palo Alto, che unendo il Design Thinking e il Foresighting studia la filiera agroalimentare identificando le tecnologie ed i fenomeni, che maggiormente genereranno impatti culturali, sociali, ambientali ed economici condizionando il nostro futuro, stimolando la nascita di nuovi progetti d’impresa ed innovazioni.
Con la stessa ispirazione sono stati selezionati attraverso application e colloqui conoscitivi 25 partecipanti tra i 25 e i 35 anni, provenienti da tutto il mondo: Colombia, Canada, Stati Uniti, Olanda, Regno Unito, Portogallo, Germania, Romania, Lituania, Algeria, Sudafrica, Egitto, Etiopia, Emirati Arabi, e Italia. Si ritroveranno insieme a Messina per condividere un’esperienza formativa unica e innovativa, con un focus specifico sull’ecosistema di valori, esperienze, sapori e storie che caratterizzano la vita del mediterraneo.
Per i partecipanti si tratterà di tre settimane intensive animate da docenti, esperti e story tellers internazionali. Workshop, laboratori sperimentali presso il Pan Lab, hackathon, incontri con i veri protagonisti della scena food mediterranea: ricercatori, chef, esperti, produttori, tecnologi alimentari e soprattutto esperienze sul campo alla ricerca di storie, tradizioni e sapori mediterranei.
I partecipanti, ambiziosi professionisti del mondo agroalimentare globale, sono ricercatori, giovani imprenditori e attivisti con un progetto o un’idea per rivoluzionare il mondo del food. Per loro tre settimane intensive animate da docenti, esperti e story tellers internazionali. Workshop, laboratori sperimentali presso il Pan Lab, hackathon, incontri con i veri protagonisti della scena food mediterranea: ricercatori, chef, esperti, produttori, tecnologi alimentari e soprattutto esperienze sul campo alla ricerca di storie, tradizioni e sapori mediterranei.
Docenti e speaker nazionali e internazionali racconteranno la cultura mediterranea dalle più diverse angolazioni e aiuteranno a guardarla da prospettive originali e “distruttive”. La Summer School, coordinata da Flavio Corpina, referente del Future Food Institute, sostiene e ripropone l’approccio innovativo e sperimentale: momenti didattici accompagnati da field trip alla ricerca della tradizione mediterranea. Si parte con la consegna dei metodi e degli strumenti pregare innovazione, una full immersione nel Design Thinking, colonna portante del processo di innovazione basato sulle esigenze reali delle comunità locali. Si prosegue con la ricerca sul campo: storie, luoghi, sapori e tradizioni che fanno dei processi produttivi la colonna portante del mediterraneo. Il metodo e il contenuto raccolti verranno poi applicati in un hackathon: due giorni di business competition per rileggere e reinterpretare il nostro rapporto con la tradizione agricola in chiave tecnologica, rispondendo alle sfide che il futuro pone al mondo dell’agricoltura e del mediterraneo.
La dieta mediterranea, fattore di coesione fondamentale della storia dei paesi che si affacciano sul bacino mediterraneo, è radicata nell’eredità culturale comune, ci appartiene e ci identifica. Per questi motivi è necessario valorizzarla e rivalutarla per capirne la portata rivelatrice per il futuro del cibo. Dato l’impatto che essa presenta, a molteplici livelli, l’Unesco ha deciso di inserirla tra i patrimoni immateriali dell’Umanità, nel 2010.
Un primo esperimento che apre la strada a nuove collaborazioni tra tutti i protagonisti della filiera agroalimentare, e che apre le porte del mondo alla cultura mediterranea per espanderne i confini, rileggerne le regole, e scoprire nuovi percorsi.