La Corte Ue dichiara l’Italia inadempiente nella messa al bando delle vecchie gabbie per l’allevamento delle galline da uova. “Non avendo garantito che, a partire dal primo gennaio 2012, le galline da uova non fossero più tenute in gabbie non modificate, l’Italia è venuta meno agli obblighi previsti dalla normativa europea”, scrivono i giudici. La Commissione Ue aveva deferito Italia e Grecia alla Corte Ue nell’aprile 2013. L’Italia si dovrà ora conformare alla sentenza.La direttiva, che risale al 1999, prevede il divieto, dal primo gennaio 2012, di allevare le galline per la produzione di uova in gabbie non modificate, stabilendo che i nuovi contenitori devono essere almeno 550 cm2 di superficie e 40 cm di altezza, e demandando agli Stati membri il compito di provvedere affinché i proprietari di allevamenti applichino i requisiti. La Commissione ha fatto valere dinanzi alla Corte Ue “che l’Italia non è stata in grado di garantire il pieno rispetto della direttiva anche al momento della scadenza del termine fissato nel parere motivato”. Inoltre ha sottolineato “che l’Italia non contesta tale situazione e si è limitata a indicare che tutte le aziende italiane coinvolte sarebbero state allineate ai requisiti derivanti solo a partire dal 1° luglio 2013. Alla data del 4 dicembre 2012, 239 aziende allevavano ancora sul territorio italiano 11.729.854 galline in gabbie non modificate”. Per contro l’Italia ha ribattuto che, “alla data del deposito della controreplica in questa causa, nessun allevamento sul territorio italiano utilizzava più gabbie non modificate, ad eccezione di uno solo, situato nella regione Veneto, oggetto di un procedimento giudiziario ancora pendente”. Nella sentenza di oggi la Corte ricorda che, “secondo una costante giurisprudenza, l’esistenza di un inadempimento dev’essere valutata in relazione alla situazione dello Stato membro quale si presentava alla scadenza del termine stabilito nel parere motivato (nel nostro caso: 22 agosto 2012). Non possono essere prese in considerazione dalla Corte modifiche successive. Inoltre il governo italiano non può giustificarsi adducendo l’impossibilità pratica per le autorità italiane di applicare il divieto di gabbie non modificate prima del primo luglio 2013”.