Il 61% della costa in Sicilia è ricoperto da immobili, case, spesso abusive, o altri edifici. Solo il 21% è tutelato da vincoli. Per il resto, il confine tra mare e cemento spesso è molto incerto. E’ quanto emerge dall’ultimo studio di Legambiente Sicilia sullo stato della costa nella nostra regione. “Questo ci deve fare riflettere – dice Gianfranco Zanna, presidente di Legambiente Sicilia – e, soprattutto, deve fare riflettere coloro i quali, sul tema della tutela delle coste e del paesaggio siciliano in genere, continuano a proporre soluzioni di sanatoria o di nuove edificazioni che, francamente ci lasciano sconcertati”.
“Lo studio che abbiamo realizzato – spiega Stefano Ciafani, direttore nazionale Legambiente – è basato su foto satellitari scattate sulla Sicilia del 1988 e del 2013. Abbiamo puntualmente verificato la portata della cementificazione delle coste siciliane in questi 25 anni. Nel 1985 è entrata in vigore la legge Galasso che puntava a salvaguardare l’integrità delle coste italiane. Nel 1988 quello che emerge delle coste siciliane cementificate è che quasi il 10 per cento è stato realizzato dopo l’approvazione della legge. La norma – sottolinea Ciafani – in questa regione non ha sortito grandi effetti: c’è stata una cementificazione autorizzata, ma anche una abusiva che va affrontata solo con le demolizioni e non con il condono”.
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Il fatto è che nei prossimi anni l’avanzata del cemento rischia di portarci all’ “ultima spiaggia”. Dobbiamo difendere le coste italiane e il loro patrimonio naturalistico di altissimo valore, cercando di proteggere prima di tutto le spiagge ancora libere. Anche il Wwf ha lanciato un suo dossier “Italia: l’ultima spiaggia – Lo screening dei mari e delle coste della Penisola”.
Gli studi dell’equipe coordinata dal professor Bernardino Romano dell’Università dell’Aquila, ha documentato come la densità dell’urbanizzazione in una fascia di 1 km dalla linea di costa è passata nella Penisola dal 10 al 21%, mentre in Sicilia ha raggiunto il 33%.
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