Last updated on 11 luglio 2021
L’emergenza sono le carceri mentre va in scena una riforma epocale della giustizia nascosta tra le norme di provvedimenti dettati dall’emergenza pandemica: dal “Cura Italia”, al “Ristori”, al “Ristori bis” mentre non si tiene in alcun conto della condizione delle carceri e dei detenuti in una situazione che si aggrava sempre di più: “Oggi, proprio a causa del mancato intervento tempestivo in merito da parte del Governo, le uniche misure che potranno evitare il rapido precipitare della situazione delle nostre carceri sono quelle dell’amnistia e dell’indulto”.
E’ il messaggio contenuto in una lunga lettera inviata da Ernesto Marcianò, presidente della sezione di Messina dell’Aiga (l’associazione italiana giovani avvocati) e da Giuseppe Irrera, responsabile del Dipartimento penale e procedura penale, al presidente nazionale dell’Aiga Antonio De Angelis. “L’attuale Governo sta attaccando le garanzie difensive raggiunte nel corso della storia del nostro diritto processuale penale – si legge -. Noi giovani giuristi dell’Aiga siamo già intervenuti ai tavoli ministeriali della riforma del processo penale, respingendo questa nuova ondata di “totalitarismo giuridico” che si vuole imporre nel nostro Paese, dapprima in vesti di istanze per l’attuazione di un modello di processo penale finalizzato alla tutela della vittima o all’efficienza, oggi di emergenza sanitaria”.
“A proposito dell’attuale emergenza sanitaria, ci chiediamo come essa possa giustificare l’introduzione del processo penale da remoto, della cartolarizzazione del processo penale in Appello e in Cassazione, della sospensione della prescrizione dei reati e dei termini di durata massima della custodia cautelare – tutte misure che aggravano la posizione degli indagati e degli imputati – e non valga a giustificare la concessione di un provvedimento di amnistia e indulto per tutelare la salute dei detenuti e degli operatori all’interno delle nostre carceri” scrivono i giovani avvocati.
È di questi giorni, la notizia del vertiginoso aumento dei contagi Covid in carcere, con 537 detenuti positivi e 728 contagiati tra gli operatori secondo i dati sono forniti dalla Uilpa Polizia penitenziaria. Secondo i numeri censiti dall’ufficio attività ispettiva e di controllo del Dap – Dipartimento amministrazione penitenziaria – sono 70 le carceri dove si sono registrati contagiati fra i detenuti, mentre sono molto più numerose le strutture in cui il contagio si è manifestato fra gli operatori. L’attuale situazione di emergenza sanitaria da coronavirus Covid-19 sta aggravando l’endemica situazione di emergenza carceraria di cui il nostro Paese soffre già da molti anni, dovuta al sovraffollamento dei nostri istituti penitenziari.
“Come Aiga, durante la prima fase d’emergenza, abbiamo proposto soluzioni valide a fronteggiare questo grave problema, purtroppo rimaste inevase – si legge nella lettera – tra cui: l’innalzamento a quattro anni del limite di pena detentiva, anche residua, eseguibile presso il domicilio, ampliando la portata dell’art.123 d.l. n.18/2020 e precisando che tale disciplina si applica “salvo quanto previsto” in via ordinaria dall’art.1 l.n.199/2010, ossia in aggiunta e non in sostituzione di quanto disposto da quest’ultimo; la modifica dell’art.123 d.l. n.18/2020 nel senso di eliminare la previsione di obbligatorietà del controllo mediante dispositivi elettronici, semmai di renderla facoltativa solo in ragione di espiazione di pena per i reati di particolare allarme sociale, di cui all’art. 51, comma 3 bis c.p.p.; la reintroduzione della liberazione anticipata speciale di cui all’art. 4 d.l. 23 dicembre 2013, n. 146, che aveva portato da 45 a 75 giorni a semestre la detrazione di pena ai fini dell’ammissione delle misure alternative alla detenzione, ovvero, al più della misura di cui all’art. 123 d.l. n. 18/2020; l’introduzione di una disciplina temporanea che imponga al giudice di tener conto, al momento della scelta della misura cautelare, anche dell’attuale emergenza sanitaria legata al coronavirus”.
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