Un anno di Covid è per sempre. Dal 2020 in poi ogni fenomeno andrà guardato attraverso una linea di demarcazione netta: a.C. (avanti Covid) e d.C. (dopo Covid). La pandemia ha radicalmente cambiato le nostre abitudini, modificato i nostri rapporti e il modo di viverli ma soprattutto ha invaso le nostre conversazioni. Anche quelle online. In un anno sui social si è citato il tema Covid per 53 milioni di volte e hanno circolato oltre 7 milioni di immagini e 2 milioni di video, per un totale di circa 130 milioni tra commenti, likes e share.
È stato un susseguirsi di emozioni contrastanti, dalla paura alla speranza, dalla solidarietà alla rabbia. Media, analisti, virologi, improvvisati esperti, negazionisti del partito “non ce n’è Coviddi” e semplici spettatori hanno animato le discussioni social con un livello di coinvolgimento che è andato di pari passo ai cambi di fase. La prima, quella del timore, dell’incomprensione e della fiducia nelle istituzioni ha raccolto il 40% dei volumi di discussione nonostante abbia avuto la durata più breve (73 giorni). Tra canzoni dai balconi, arcobaleni ottimisti, videochiamate, file fuori dai supermercati e bare trasportate sui carri militari, gli italiani hanno avuto il tempo di citare il tema COVID sui social per una media di 293 mila volte al giorno, come dire 203 volte al minuto.
Dal 4 maggio prende avvio la fase 2. Il mondo intero riaccende la speranza e inizia ad immaginare nuovi modi di vivere. È il momento delle soluzioni creative per ripensare il rientro a scuola, nei ristoranti, nei cinema e perché no, nelle discoteche. Mentre gli italiani ricominciavano a vivere le istituzioni continuano però a mantenersi all’erta ed è proprio il Presidente Mattarella a ricordare che “Libertà non è far ammalare gli altri”. Era il 31 luglio. Parallelamente anche le attività sui social si riducono di intensità quasi a sottolineare la necessità di rituffarsi nella vita reale che il virus ci ha negato per molti giorni. A settembre riprende qualche attività lavorativa in più e oltre cinque milioni di studenti tornano in aula a sperimentare, i più fortunati tra loro, i famosi banchi con le rotelle. Per alcuni questa decisione è l’inizio della fine della libertà riconquistata. Questa seconda fase fa registrare il 34% dei volumi di discussione del totale annuale, sei punti percentuali in meno rispetto alla prima fase. In 175 giorni il tema COVID sui social è citato in media 101 mila volte al giorno, 70 volte al minuto.
Sabato 24 ottobre l’Italia intera attende con ansia mista a rassegnazione la conferenza stampa di Giuseppe Conte dove si annunciano i nuovi provvedimenti in vigore dal lunedì successivo. Nel frattempo le persone positive superano quota 200.000 (arriveranno al picco di 798.386 esattamente un mese dopo, il 24 novembre). L’annuncio è rimandato a domenica e si scopre così che dal 4 novembre l’Italia avrà un nuovo tricolore: giallo, arancione e rosso. Si entra nella terza fase. Tra le discussioni sul pranzo di Natale “senza i tuoi” e i brindisi di Capodanno anticipati alle 22, gli italiani si aggrappano all’arrivo dei vaccini. Il 27 dicembre è il V-day in tutta Europa e anche nel nostro paese prende il via il piano vaccinale. Accanto al numero dei positivi ora l’attenzione è rivolta anche al cumulativo dei vaccinati con una gara tra regioni. A gennaio 2021, si arriva alla crisi di governo, con la conferenza stampa di Renzi e le dimissioni delle ministre di Italia Viva, Teresa Bellanova ed Elena Bonetti. Conte lascia palazzo Chigi tra gli applausi dei dipendenti dalle finestre e arriva il nuovo Presidente Mario Draghi. Questa terza fase sui social alimenta il 26% dei volumi di discussione del totale annuale, otto punti percentuali in meno rispetto alla seconda fase e quattordici rispetto alla prima. Negli ultimi 119 giorni il tema COVID sui social è citato in media 107 mila volte al giorno, circa 81 volte al minuto.
In questi 365 giorni è il timore ad aver fatto da padrone sui social. Tra i miliardi di parole contenute nei 43 milioni di post di questo ultimo anno, i termini Paura e Uccidere sono stati i più citati. Il rischio di Sottovalutare in preda al bisogno di normalità è sempre dietro l’angolo. Ma di che normalità stiamo parlando? Di quella a.C. o d.C.?