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Crisi Sicilia: sindacati e imprese chiamano in causa Renzi

 

Un documento comune da presentare al governo nazionale che riunisca le istanze dei sindacati e del mondo produttivo e che illustri la drammatica situazione economica regionale siciliana. Questa la proposta lanciata da Antonello Montante, presidente di Confindustria Sicilia nel corso del Forum sull’economia regionale svoltosi presso il Centro Pio La Torre stamani e accolta dai segretari regionali dei tre sindacati, Cgil, Cisl, e Uil presenti al dibattito.

“Il consenso dato nelle elezioni europee a Renzi – spiega Montante – è indice dell’approvazione da parte degli italiani del modello di revisione della spesa e di riforme proposte dal Presidente del Consiglio. Nostro dovere è attenzionare anche al Governo di Roma la situazione tragica in cui versa la Sicilia e chiedere un intervento immediato da parte di Renzi, fino alla misura estrema del commissariamento se ciò è l’unica strada. Si trovi una soluzione immediata o l’assemblea regionale e il governo si dimetta subito” .

“L’intera classe politica e dirigenziale – ha dichiarato Vito Lo Monaco, presidente del Centro La Torre, deve capire che le astensioni e il voto hanno espresso una forte esigenza di cambiamento. O le attuali rappresentanze delle forze politiche sanno raccoglierla o se ne vadano a casa e si ridia la parola agli elettori”.

“Bisogna proporre al governo regionale anche un crono-programma di interventi – sottolinea Claudio Barone, segretario della Uil Sicilia – Portare al governo proposte di interventi concreti e visibili. Purtroppo l’amministrazione Crocetta continua a dimostrare il proprio disinteresse verso la sorte di tanti lavoratori siciliani disertando ad esempio il tavolo di lavoro al ministero che sbloccava 700 milioni di fondi per l’Eni. Una miopia inaccettabile. O il governo si dimostra un interlocutore affidabile o continuare in condizione di precarietà ci porterà solo danni irrecuperabili”.

“Siamo d’accordo sulla proposta di Montante ma da accompagnare anche ad una mobilitazione generale delle categorie in emergenza, sottolinea Maurizio Bernava, segretario della Cisl Sicilia – La Sicilia non diventi la Grecia d’Italia. Ci vuole la consapevolezza, l’umiltà e il coraggio di comprendere che in questa regione siamo in una economia di guerra. Noi ragioniamo come se vivessimo una situazione nomale, ma l’economia generale non dà speranze di miglioramento.

“Siamo molto delusi dall’azione di governo in merito alle misure da approntare per risolvere la crisi economica che è ormai insostenibile. Manca un cambio di passo che possa partire da una visione di insieme che oggi manca – puntualizza Michele Pagliaro, segretario della Cgil Sicilia – Siamo di fronte a una società produttiva che ha perso 160.000 posti di lavoro dal 2009, con interi settori quasi scomparsi. L’imperativo è il risanamento e lo sviluppo della regione. Lotta all’evasione fiscale, fondi europei e recupero delle imposte di produzione sono alcune delle strade da seguire per rilanciare l’economia siciliana”.

“Abbiamo bisogno in Sicilia di un governo che dia certezze e fiducia alle imprese – sottolinea Maruzio Mellino della Cna Sicilia. Il settore produttivo in questa fase sta vivendo fase drammatiche. Bisogna mettere al centro della agenda politica il lavoro, mettere in campo risorse affinché possano ripartire le imprese artigiane, le piccole imprese e tentare di far ripartire di nuovo l’economia”.

 

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