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Comuni, precari, contributi, partecipate….tutti i nodi di Crocetta

Sono tanti i nodi irrisolti del Presidente Rosario Crocetta. I Comuni sono  sul piede di guerra per i tagli, molti dipartimenti sono rimasti senza personale, il problema dei 18.500 precari degli enti locali è stato solo spostato di qualche mese (a Luglio potrebbero rimanere senza un contratto). Mancano ancora i dirigenti in ruoli chiave, e  un vero piano di riordino delle partecipate nonostante entro l’anno scatti il decreto Monti che obbliga a cedere tutte le partecipazioni della Regione. 

Una delle grane principali da risolvere per il governo riguarda le risorse da destinare a Comuni e Province. I sindaci lamentano un taglio del fondo per gli enti locali pari a circa 200 milioni di euro e annunciano proteste clamorose, come la consegna delle fasce tricolori e oggi, in occasione della festa dell’autonomia, le bandiere dei Comuni sono state  a mezz’asta. «In questo quadro gli enti locali dovranno tagliare i servizi e aumentare le tasse», dice il presidente dell’Anci, Giacomo Scala. La Legge di Stabilità Regionale 2013, approvata dal Parlamento Regionale il 1° maggio scorso, prevede pesanti tagli con riferimento al Fondo delle Autonomie Locali ed all’entità dei trasferimenti in favore dei Comuni. Nei giorni scorsi il Consiglio regionale dell’Anci ha deliberato di portare avanti una serie di iniziative, oltre allo stato di agitazione permanente, anche l’invio dell’Ordine del Giorno a tutti i Consigli Comunali, affinché possa essere approvato un atto che informi anche i Prefetti dell’isola “per i significativi riflessi che tale quadro finanziario avrà sull’Ordine Pubblico e la richiesta al Governo ed al Parlamento di mantenere il livello delle risorse pari a quelle dell’anno precedente”.

 Sul piede di guerra anche le Province che lamentano un taglio del fondo a loro destinato pari a 16 milioni di euro: «Già adesso le Province di Enna e Siracusa non possono garantire gli stipendi, le altre dovranno eliminare anche l’assistenza scolastica ai disabili», avverte il presidente della Provincia di Palermo, Giovanni Avanti.

Quella dell’abolizione delle Province, inoltre, è una riforma annunciata a metà e ancora non attuata: ci sono troppe incognite. Il rischio è di chiudere l’ente e di non riuscire più a garantire i servizi che le Province garantivano, dalle strade all’edilizia scolastica. Il Presidente Crocetta e l’assessore Bianchi hanno ribadito che “le province non devono temere problemi per gli stipendi dei dipendenti e per l’assicurazione dei servizi essenziali, così come non hanno da temere nulla i lavoratori delle altre province siciliane”. “Il governo – spiega Crocetta – già sta predisponendo un disegno di legge specifico sulla razionalizzazione della spesa, al fine di evitare sprechi e assicurare i servizi fondamentali e le spese obbligatorie. L’assessorato alla Funzione Pubblica sta costituendo già gruppi di lavoro specifici per affrontare tutte le tematiche connesse all’abolizione delle province. I bisogni reali delle 9 province verranno censiti dagli ispettori nominati dall’assessorato alle Autonomie Locali, che forniranno un quadro dettagliato per ogni provincia dei bisogni reali”.

Altro fronte caldo quello dei precari degli enti locali siciliani, con una proroga in bilico per oltre 18.500 contratti. Al momento non è stato trovato nessun accordo tra la Regione e lo Stato per la proroga dei contratti degli 18.500 ex lsu comunali in scadenza il prossimo luglio. Un decreto dell’ex governo Monti vieta alle amministrazioni pubbliche il rinnovo dei contratti precari, consentendo solo assunzioni in caso di disponibilità di posti in pianta organica. Nessun Comune dell’Isola è in grado di assumere personale: in gran parte gli enti locali sono a rischio dissesto, chi ha le risorse non potrà assumere perché rischia di sforare il patto di stabilità. Da giorni i comitati di precari di tutta l’Isola hanno avviato proteste.

Altro tema caldo è quello dei contributi a onlus, fondazioni, teatri, associazioni varie. La ex “Tabella H” è stata impugnata dal Commissario dello Stato, e Crocetta ha detto che rivedrà tutta la materia.  Erano 135 gli enti inclusi nella tabella dell’ultima finanziaria. E adesso che si fa?  Dopo l’impugnativa del prefetto Carmelo Aronica, non solo il governo dovrà ripresentare un disegno di legge all’Ars, ma dovrà anche reperire le risorse, pari a circa 25 milioni di euro. In un bilancio già ridotto all’osso, con tagli alla spesa pari a 1,5 miliardi di euro, non sarà facile recuperare ulteriori fondi. «Faremo altri tagli, non ci sono strade alternative», dicono da Palazzo d’Orleans, mentre continua l’assedio degli enti al momento senza alcun sostegno. Tra questi vi sono teatri, enti culturali e di volontariato, ma anche di assistenza sanitaria. Il governatore assicura che a breve presenterà un ddl organico per rifinanziare «parte» di questi enti. Con quali fondi ancora non si sa.

A proposito di precari, c’è una bomba pronta ad esplodere, quella del personale. Troppi uffici sono in tilt dopo  le rotazioni, rimaste incomplete, con il risultato che a pagarne le conseguenze sono i dipartimenti che sono stati svuotati di personale non rimpiazzato. Tra questi c’è il dipartimento Ambiente, dal quale sono stati trasferiti 20 dirigenti e 70 funzionari. Sguarnito è rimasto l’ufficio delicatissimo del Via-Vas che rilascia le autorizzazioni ambientali. Dall’assessorato dei Beni culturali sono arrivati in via Ugo La Malfa 20 funzionari di rimpiazzo: ma sono tutti architetti, mentre per il Via- Vas servono anche ingegneri o geologi. Risultato? L’attività è praticamente paralizzata e, nella migliore delle ipotesi, è impossibile al momento smaltire l’arretrato. Situazione difficile anche al dipartimento Formazione: qui sono andati in via in 60 e si attendono rimpiazzi. Il  dipartimento Tecnico, che ha inglobato i geni civili e tutti gli uffici che si occupano di appalti, Urega compresi, è da tre mesi senza alcun dirigente generale. I sindacati denunciano «la paralisi completa». Rosario Crocetta aveva annunciato la nomina del leader dell’antiracket Tano Grasso, poi saltata. Altri enti al momento senza guida sono quelli di Riscossione Sicilia e Irfis.

Altro rebus ancora da risolvere è quello delle società partecipate. A giugno scade il termine, fissato dalla scorsa Finanziaria, per il riordino delle controllate. A dicembre entra invece in vigore il decreto Monti che vieta agli enti pubblici, Regioni comprese, di detenere azioni in spa non strategiche e che non si occupano di servizi essenziali. Crocetta ancora non ha stabilito quali partecipate salvare e quali privatizzare o liquidare. A rischio è il futuro della neonata Sas, che ha 3 mila dipendenti a suo carico, e si occupa di pulizia e servizi amministrativi. Stesso discorso per l’Ast, azienda di trasporti che ha appena beneficiato di un contributo di 10 milioni di euro per sanare le perdite del 2012.

 

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