Altre cattive notizie per Rosario Crocetta (e per i siciliani, che pagano di tasca propria tutti questi giramenti di testa della politica). Lucia Borsellino si è dimessa, e formalizzerà a breve la sua decisione. Linda Vancheri potrebbe essere la prossima ad andarsene – anche se il Governatore smentisce – e da Roma non c’è l’ok alla manovra finanziaria della Regione, che comporta un buco da un miliardo di euro da colmare non si capisce bene come. Sabato si riunisce la direzione regionale del Pd, che potrebbe sancire la fine dell’esperienza di governo, ipotesi remota ma non impossibile.
Il governatore non intende cedere alle richieste dei partiti che lo sostengono di dare vita ad un governo composto solo da politici, e difficilmente il presidente della Regione darà la delega alla Salute ad un assessore diverso da Lucia Borsellino. Crocetta, infatti, secondo alcune fonti sarebbe propenso a prendere ad interim la delega della Salute.
Sabato prossimo, la direzione regionale del Pd sarà chiamata a dirimere la lite tra Crocetta e il sottosegretario all’Istruzione, Davide Faraone, che il presidente della Regione ha attaccato frontalmente. Faraone fino è rimasto in silenzio, parlerà sabato. Ma sono intervenuti il presidente nazionale dell’Udc, Gianpiero D’Alia, e il segretario regionale del Pd, Fausto Raciti, invitandolo a chiedere scusa a Faraone. «Siamo un partito, abbiamo delle regole, l’organismo chiamato a decidere è la direzione regionale che è stata convocata sabato». Lo ha detto Baldo Gucciardi, capogruppo del Pd all’Ars, al termine della riunione di gruppo parlamentare, convocata per discutere della situazione politica e dei lavori parlamentari. «Nessuno vuole sottovalutare una crisi che oggettivamente è in atto – ha aggiunto – in questo momento serve responsabilità, da parte di tutti. Bisogna pensare innanzitutto ai problemi dei siciliani». Un altro deputato regionale, Fabrizio Ferrandelli, ha ribadito la volontà di sfiduciare Crocetta.
Certo quel che più brucia in questo momento al presidente della Regione è il clima che si è creato attorno alla sanità siciliana dopo l’arresto del suo medico di fiducia Tutino. “Niente e nessun commento strumentale – ha detto Crocetta in una lunga nota- può inficiare il grande lavoro di risanamento della sanità che abbiamo fatto in due anni con Lucia Borsellino. E i dati parlano chiaro, con i grandi risparmi effettuati, con il taglio degli sprechi, con le denunce delle truffe di centinaia di milioni di euro sui farmaci, sulle gare truccate e i risparmi conseguenti; con nomine di manager sfuggite alle lottizzazioni politiche con la revoca di quell’assicurazione milionaria di 155 milioni, risparmiandone 125, con l’azione costante di monitoraggio in corso che sta mettendo in piedi un sistema sanitario, senza fare sconti a nessuno. Nel 2014 per la prima volta dopo diversi anni la sanità siciliana è rientrata all’interno dei parametri di normalità previsti dal ministero della Salute, nel 2013 e 2014 abbiamo avuto bilanci in attivo, realizzando quella svolta qualitativa necessaria richiesta da anni dal governo nazionale”.
Il bilancio approvato nella notte tra il 30 Aprile e il 1° maggio con ogni probabilità entro il 15 luglio verrà impugnato dal Consiglio dei ministri, che ha già notificato alla Regione incongruenze su varie poste. L’assessore all’Economia, Alessandro Baccei è volato a Roma per incontrare il capo del dipartimento per le Politiche di coesione sociale, Vincenzo Donato. Perché è sull’utilizzo di una parte di Fondi sviluppo e coesione (Fsc) e fondi del Piano azione e coesione (Pac) che si basa buona parte della finanziaria regionale. Dai rilievi del ministero dell’Economia, peraltro, emergerebbe che il fabbisogno per riuscire a coprire le spese fino alla fine dell’anno, sarebbe di molto superiore ai 350 milioni di cui si parla in questi giorni. Ed entro metà luglio si dovrà necessariamente approvare l’assestamento di bilancio. Anche i 673 milioni di Fsc utilizzati dal governo regionale per coprire il contributo al risanamento della finanza pubblica sarebbero a rischio. Le norme ritenute illegittime o con dubbia copertura finanziaria sono contenute 14 articoli, alcuni con più commi a rischio impugnativa. Mancherebbero all’appello 1 miliardo di euro.