Crocetta vuole un mese per le riforme, “poi vado via”. Renzi, nel frattempo, pensa ad un’alleanza con il centrodestra in Sicilia per battere i grillini.
Il Pd è orientato a disimpegnarsi dalla giunta e proporre la sfiducia, che incontrerebbe il sostegno di tutta l’opposizione nell’assemblea della Regione Sicilia. Ma Crocetta ha dettato al partito le sue condizioni per la sua uscita di scena, che aprirebbe la strada al voto: «Datemi un mese di tempo per completare le riforme, poi posso andarmene». Ecco il resoconto del Sole 24 Ore:
Sintetizzando quanto intende riferire all’Ars (il dibattito è giovedì a mezzogiorno) sulla vicenda Borsellino-Tutino e sull’incerta situazione politica regionale, Crocetta ha confermato le riforme che intende completare. In primis, l’approvazione del ddl di riforma delle Province, che deve avvenire entro il 31 luglio, ma il pacchetto comprende anche le misure «per i poveri, l’acqua pubblica, il bilancio e lo sblocca-Sicilia», per le quali «potrebbe bastare un mese», poi «la Sicilia potrebbe tornare al voto». Insomma, un evidente «percorso per una chiusura anticipata della legislatura».
Prima dell’informativa in Assemblea, Crocetta intende comunque incontrare i vertici regionali del Pd per capire se ci sono i margini per una sua uscita di scena concordata. Il partito, sia livello locale che nazionale, sembra compatto nel ritenere ormai a termine l’esperienza della giunta. Da Matteo Orfini (presidente nazionale) a Debora Serracchiani (vice presidente), passando per Fausto Raciti (segretario regionale), in molti parlano apertamente dell’opzione sfiducia, convergendo così sulle posizioni del Movimento cinque stelle e del centrodestra. No dunque ad una lenta agonia politica, che il Pd non può permettersi, anche se le elezioni sarebbero una sfida difficile da vincere.
Matteo Renzi ha molto “apprezzato” la sostanziale resa di Crocetta che ha chiesto un mese di tempo prima delle dimissioni. Il premier ha già calcolato rischi e vantaggi dell’addio accelerato del governatore. “Il centrodestra è ancora diviso e non mi preoccupa. I grillini sono più pericolosi ma contro una coalizione allargata al centro e alle liste civiche, il Pd può vincere ancora”. Scrive Goffredo De Marchis su Repubblica:
A Crocetta si lascia il tempo di un’uscita onorevole dal Palazzo d’Orleans, ovvero a una debita distanza temporale dal caso Borsellino, dalle dimissioni dell’assessore alla Sanità e dalle parole di Manfredi Borsellino che, come dicono a Roma, “hanno tolto definitivamente la legittimazione antimafia a Rosario “.
Renzi vorrebbe che fossero condotte in porto almeno le due principali riforme siciliane: abolizione delle province e acqua. Oltre ai passaggi sul bilancio. Crocetta va accompagnato verso le dimissioni senza strappi “perché – dicono nella sede del governo – rimane una persona onesta”. Per combattere contro il Movimento 5stelle dopo una la dura sconfitta di una fine anticipata del mandato c’è bisogno del voto di tutti. Anche della lista civica che il governatore aveva messo in piedi negli scorsi anni, con un bacino di voti considerevole in alcune zone della Sicilia. Il principio di autosufficienza non vale in Sicilia. Occorre trovare un accordo con Alfano, con l’Udc, con il civismo, con Crocetta sapendo che i partiti, le appartenenze e i pacchetti di voti contano ancora molto in Sicilia.
A Palazzo Chigi escludono sorprese dal governatore del tipo ripensamenti dell’ultimo minuto. “Non si farà umiliare da un voto di sfiducia”, hanno spiegato gli ambasciatori a Renzi. Restano i dubbi sul candidato a succedergli. L’ ipotesi di una corsa della stessa Lucia Borsellino non viene affatto esclusa dal Pd nazionale. In pole anche il sindaco di Catania Enzo Bianco.
Comunque andranno le cose, Crocetta non intende subire senza reagire a quello che ha definito «un martirio». Il suo avvocato Vincenzo Lo Re, nel corso di una conferenza stampa ha spiegato che il governatore intende procedere contro L’Espresso con un’azione civile risarcitoria per 10 milioni di danni.
“La richiesta danni riguarderà l’editoriale L’Espresso, il direttore del settimanale, e i due giornalisti che hanno scritto l’articolo in cui si parla della telefonata tra Tutino e Crocetta”, sottolinea l’avvocato aggiungendo che una parte dell’eventuale ricavato dalla causa sarà dato in beneficenza.
“L’omessa vigilanza e l’omessa verifica sulla veridicità di questa intercettazione ha letteralmente distrutto e massacrato l’immagine personale, politica e professionale di Rosario Crocetta – continua il legale -. L’Espresso si è difeso dicendo che l’intercettazione è secretata. Ma la secretazione è un decreto del pm, lo stesso che più volte ha smentito l’esistenza dell’intercettazione sia ambientale che telefonica”
Per la direzione del settimanale «la causa annunciata da Crocetta può diventare l’occasione processuale per comprovare la piena correttezza del comportamento dell’Espresso e per fare definitiva chiarezza su quanto è avvenuto».
A SkyTg24 Crocetta ha raccontato di aver mandato un sms a Lucia Borsellino scrivendole «”non ti ho mai tradito, nei fatti, non ti tradisco e non ti tradirò mai”, perché io so quello che ha vissuto. L’ho condiviso con lei, condividendo con lei ogni scelta, e lo sto vivendo ancora di più in questo momento».
Vincenzo Lo Re, legale del presidente della Regione, svela poi l’intenzione di querelare in sede civile Il Fatto Quotidiano e il giornalista Pietrangelo Buttafuoco, con la richiesta di un milione di euro di risarcimento per l’articolo in cui Antonio Presti chiamerebbe il governatore “bottana”.
Una denuncia in sede penale è stata poi annunciata da Lo Re nei confronti del senatore Maurizio Gasparri per le sue dichiarazioni ritenute diffamatorie su Crocetta.
“Non c’è alcun giallo intercettazione” – “Non c’è alcun giallo sull’intercettazione pubblicata da L’Espresso: non si possono mettere sullo stesso piano le dichiarazioni del procuratore di Palermo Francesco Lo Voi (che smentisce l’esistenza della telefonata, ndr) e quelle di un tale Luigi Vicinanza” (direttore de L’Espresso). Lo dichiara Lo Re.
Centinaia di precari, forestali e disoccupati si sono radunati davanti a Palazzo d’Orleans, sede della Presidenza della Regione Sicilia, per manifestare il proprio disagio di fronte alla situazione d’impasse dopo il caso Tutino-Crocetta. “Mentre la politica fa strategie il popolo affamato scende in piazza – dice il coordinatore provinciale di Forza Italia, Vincenzo Figuccia – Renzi e il Pd si occupano dei siciliani solo quando capiscono che il consenso è colato a picco”.