Che accade se un robot umanoide interagisce con un bambino affetto da autismo? Avere un’entità artificiale con cui relazionarsi può migliorare la vita sociale e cognitiva di quel bambino? A questi interrogativi risponde il lavoro di ricerca, sviluppo e testing svolto da Robotics Life, una start up di Catania che, pioniera Italia, sta mettendo a punto una terapia sperimentale, altamente innovativa, per la cura dell’autismo nei bimbi tra i 2 e i 6 anni, l’età in cui è più probabile ottenere miglioramenti nella malattia. La società è stata fondata da due fratelli, Marco e Daniele Lombardo, di 37 e 41 anni, entrambi periti informatici, i quali, insieme al cugino Giuseppe Pennisi, hanno deciso di lasciare i loro lavori precedenti e dedicarsi totalmente a una missione: portare concretamente la robotica nel mondo della medicina e della neuropsichiatria infantile, sfruttando le possibili interazioni tra uomo e robot (e soprattutto tra bimbo e robot). Così, a luglio 2014, nasce la Robotics Life, anche grazie all’incoraggiamento di Smart&Start, la misura di Invitalia per le startup innovative, proprio per realizzare e commercializzare RoboMate, una piattaforma educativa personalizzabile, che contiene software comportamentali.
Questi software sono progettati secondo il paradigma dell”edutaiment” (intrattenimento educativo) e consentono al robot di interagire con il bambino sulla base delle diverse esigenze di paziente e terapista. «Il nostro progetto – spiega a Labitalia Daniele Lombardo – deriva dall’idea di utilizzare la robotica applicata alla sanità. Nello specifico, la robotica umanoide applicata alla terapia dell’autismo. Da studi fatti in passato, infatti, si è visto che l’utilizzo di robot umanoidi garantisce un 30% di miglioramento medio nelle interazioni sociali di questi bambini speciali». «L’idea di occuparsi di bambini con problemi di autismo – prosegue – nasce dalla voglia di creare delle soluzioni che hanno a che fare con la robotica applicata nella vita di tutti i giorni, in particolare sotto il paradigma di `uomini e robot amici´ che ci ha sempre caratterizzato in tutti gli anni. Abbiamo avuto delle esperienze in passato con dei bambini e abbiamo trovato poi un match tra robotica e autismo che ci ha immediatamente appassionato».
Ma come funzionano concretamente questi robot? «Si tratta di robot umanoidi – risponde – quindi dalle sembianze umane. Utilizziamo due tipi di robot e uno in particolare ha anche il viso con le espressioni facciali». «Perché il robot? Essendo il surrogato dell’essere umano, rappresenta un’ottima chance all’interno della terapia dell’autismo, perché uno dei suoi sintomi è la scarsa interazione sociale, oltre al deficit verbale e ai comportamenti stereotipati e ripetitivi. E il robot, non essendo un essere umano, diventa un catalizzatore di interesse per i bambini autistici: è un grande motivatore rispetto invece all’essere umano che per loro è assolutamente trasparente», aggiunge. E i riconoscimenti non hanno tardato ad arrivare: nel 2013 un Grant di 25.000 dal programma Working Capital di Telecom Italia, poi la Medaglia di Bronzo a Scintille 2014, il bando per idee innovative del Consiglio nazionale degli ingegneri d’Italia, infine l’invito al TEDx di Ginevra come speaker specializzati su `idee che meritano di essere diffuse´. Recentemente, a dicembre, la partecipazione all’evento `Tecnologia Solidale´ a Palazzo Chigi.
– Fondamentale è stato il sostegno dell’incentivo Smart&Start, promosso dal ministero dello Sviluppo economico e gestito da Invitalia: «Progetti come questo promosso da Invitalia sono fondamentali – sostiene Daniele Lombardo – in quanto ogni giovane start up ha un comune denominatore che è quello della mancanza cronica di fondi: le idee ci sono, ma per portarle avanti ci vogliono sempre dei fondi». «Grazie a questo bando, c’è intanto la possibilità di rendicontare le risorse umane, che è il primo scoglio, e in più – afferma – l’agevolazione prevede anche la possibilità di fare degli acquisti. Quindi, sicuramente, in una fase iniziale della start up questo tipo di agevolazioni sono vitali e fanno la differenza tra la buona riuscita di un’idea e la catastrofe totale». «Avendo un’idea – ammette – è importante poi riuscire a portarla in porto: non tutti sono degli innovatori, però laddove l’innovatore ha la possibilità di andare avanti sicuramente ci sono anche ricadute occupazionali, offrendo possibilità anche a coloro che vogliono svolgere un’attività di impiegato o di progettista all’interno di una start up».
Lo sviluppo di questa piattaforma è andato di pari passo con il raggiungimento di importanti accordi avviati dal team negli ultimi mesi. «Abbiamo già avviato – ricorda Daniele Lombardo – la prima fase sperimentale, insieme all’Istituto di fisiologia clinica del Cnr, che ha sede a Messina, dove sono focalizzati fondamentalmente proprio sulla terapia dell’autismo e grazie a loro, che rappresentano il nostro partner medico-scientifico, abbiamo voluto realizzare una serie di esperimenti per verificare la bontà dell’idea e quindi cominciare a monitorare l’andamento della terapia». «Il progetto quindi – ribadisce – è già nella fase sperimentale: abbiamo già venduto i primi robot insieme alla nostra soluzione, perché la vera sfida è stata quella non solo di programmare i robot, ma di creare un’applicazione che consenta l’utilizzo semplificato del robot stesso, cosa che mancava. I robot umanoidi esistevano già da qualche anno, quello che mancava realmente era un software di facile utilizzo per medici, terapisti e genitori che consentisse un uso diretto e personalizzato del robot stesso, senza bisogno di ricorrere al tecnico informatico di turno». «L’obiettivo successivo, magari se vi fossero in futuro altri finanziamenti, è quello di migliorare ulteriormente la piattaforma e di fare una versione 2.0 con una serie di innovazioni che già abbiamo in mente».
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