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Da oggi in libreria “Cosa grigia, il nuovo libro di Giacomo Di Girolamo

E’ difficile definire “Cosa Grigia”. Ha l’accuratezza del saggio, la passione del vero giornalismo di inchiesta, una scrittura fluida, la capacità di raccontare da vicino quella che nel sottotitolo viene definita “una nuova mafia all’assalto dell’Italia”.

Spiega Di Girolamo: “Cosa Grigia parte da una mia considerazione (Sciascia avrebbe detto una suggestione) : la mafia non esiste. O meglio, non esiste più secondo i canoni classici per cui ancora oggi la raccontiamo, con i padrini, le coppole, i pizzini, i mandamenti. La mafia è morta. L’ala militare di Cosa nostra, in particolare, è stata messa all’angolo, non c’è un padrino in giro neanche a pagarlo oro… Matteo Messina Denaro è un uomo braccato. Ma c’è una “cosa” nuova, che ha sostituito la mafia, l’ha sublimata. Ed è questa la “Cosa grigia”. Mi riferisco a quella che fino a poco tempo fa era chiamata la “zona grigia”, l’area della contiguità tra politica ed impresa e mafia, e che secondo me oggi non rappresenta più una zona di confine, ma un vero e proprio sistema criminale”.

Di Girolamo intraprende un viaggio in Italia – cominciando dalla sua Sicilia – alla ricerca di Cosa Grigia, scoprendo una criminalità nuova, che non fa più i suoi affari con la droga o le estorsioni, ma che riesce a farsi dare i soldi direttamente dallo Stato, tramite quella grande manna che sono oggi i contributi comunitari. Una mafia strutturata a rete, come una moderna azienda, e non più verticistica.
Una mafia dove i padrini di una volta sono solo personaggi marginali, perchè non hanno nè la cultura nè la capacità o la competenza per fare affari con i nuovi business della criminalità organizzata: dal riciclaggio, testimoniato dalla rapida ascesa dei “Compro oro” nelle nostre città, fino alla creazione, gestione e spartizione dei “grandi eventi”.
Ma Cosa Grigia ha cambiato anche il sistema di valori di Cosa nostra. Se per la vecchia mafia non era “morale” fare soldi con il gioco d’azzardo per Cosa Grigia invece il gioco d’azzardo, ormai legalizzato in Italia, rappresenta un grandissimo affare. Se per la mafia bisognava capire in politica su quale “cavallo” puntare (come diceva Totò Riina) oggi Cosa grigia si è comprata l’intero maneggio.
Di Girolamo racconta in Cosa grigia tante storie. Quella di Carmelo Patti, Mister Valtur, oggi al centro di una richiesta di sequestro dei beni per cinque miliardi di euro. Quella di Vito Nicastri, re dell’eolico (“Perchè, mentre Cosa nostra cementificava con il calcestruzzo, Cosa grigia è ecosostenibile”). Quella di Ciro Caravà, Sindaco dell’antimafia militante, che era in realtà espressione di “Cosa grigia” nella Sicilia sud occidentale (“Perchè la nuova mafia ha capito che bisogna puntare anche sull’antimafia, per avere successo”). Spiega come oggi la legalità sia diventata in Italia “flessibile”, come la nuova criminalità non cerca più di nascondersi ma quasi si compiace nel mostrarsi, corrompendo giudici e politici alla luce del sole.
E mentre Cosa grigia avanza, quella che chiamiamo “antimafia” è ferma in un loop di retorica vuota. “Senza la mafia di una volta, l’antimafia perde di significato, è uno stanco ripetersi di gesti e rituali. L’antimafia in Italia ha avuto tanti meriti, ma ora necessita di un profondo rinnovamento”. E il viaggio di Di Girolamo diventa anche un viaggio dentro il “disagio di certa antimafia”, tra finte associazioni antiracket e storie tragicomiche di quella che l’autore chiama “antimafia con il trucco”: dagli imprenditori che si fanno da soli gli attentati per accedere al fondo delle vittime del racket, fino alle scuole che organizzano “corsi antimafia” dove si insegna ai ragazzi a dipingere. “Anche lo Stato non è attrezzato nei confronti di Cosa grigia – aggiunge Di Girolamo – . Manca il riconoscimento dell’autoriciclaggio come reato, la gestione delle aziende confiscate è fallimentare, non si riesce ancora ad approvare una legge seria sulla corruzione, si fanno tanti convegni sulla criminalità, ma non si traduce mai nulla in un gesto concreto”.
Leonardo Sciascia per indicare l’avanzamento della mafia al nord utilizzava la metafora della “linea della palma”. Per Di Girolamo, invece, la metafora di Cosa grigia è il punteruolo: “Un insetto che sta devastando le palme, come Cosa Grigia sta soppiantando la vecchia mafia. Per il punteruolo non c’è alcun rimedio, come per Cosa Grigia, che tutto depreda nella più assoluta impunità”.

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