"Arrivano i cinesi, arrivano nuotando…", cantava molti anni fa Bruno Lauzi. I cinesi sono arrivati da un pezzo, lo sappiamo, ma adesso, stanno per preparare lo sbarco in grande stile in Sicilia. E non vengono a vendere abbigliamento low – cost, ma a dimostrare agli italiani che tutto si può fare, compreso il Ponte sullo Stretto. Ci sono infatti le grandi compagnie dell'estremo oriente che sarebbero pronte a realizzare la più chiacchierata (e costosa) delle opere pubbliche italiane
Quanto ci sarà di vero è difficile dirlo. Potrebbe essere un tentativo della società che si occupa del ponte fantasma di alzare la voce rispetto alla decisione del governo Monti di mettere in soffitta definitamente l'opera. La "Stretto di Messina spa" , società pubblica, è stata costituita 31 anni. Il ponte, in questa lunga fase preliminare è già costato 300 milioni di euro.
Ma secondo Enzo Siviero, docente all'Università di Venezia, conferma i contatti: "Nelle settimana scorse a Istanbul, dove Astaldi sta per iniziare la costruzione del terzo ponte sul Bosforo, c’è stato un incontro fra i rappresentanti della Cccc e Giuseppe Fiammenghi, direttore generale della Società Ponte di Messina. I cinesi hanno consegnato un memorandum in cui si dichiarano disponibili a realizzare l’opera". La Cccc, sempre secondo Siviero, avrebbe presentato un piano, chiamato «Ulisse», per realizzare una piattaforma logistica da Gioia Tauro a Trapani e sarebbe interessata a interventi sulle ferrovie da Napoli in giù, compreso il raddoppio della linea Messina-Trapani. Il 16 settembre dello scorso anno una delegazione cinese si è recata a Messina, dove ha incontrato rappresentanti della società Ponte Stretto.
La CCCC è un colosso da trenta miliardi di fatturato che vanta realizzazioni da primato. Per esempio il Ponte di Huagzhou, il più lungo del mondo (36 chilometri). Oppure quello di Su Tong Yangtze, appena più corto (32 chilometri).
«il ponte si farà – dice Siviero -. Qualcuno prima o poi farà i conti e tra penali, indennizzi e rimborsi scoprirà che cancellarlo costerebbe più che costruirlo».
Il consorzio Eurolink guidato da Impregilo, che nel 2005 si è aggiudicato l'opera per un importo di 3,88 miliardi, potrebbe rivalersi sullo Stato e chiedere il pagamento di una penale di 300 milioni, somma che il governo Monti aveva in un primo tempo accantonato proprio a questo scopo, fino alla recente decisione di concedere una proroga di due anni per decidere cosa fare del progetto.