“Non ho ricevuto alcuna pressione” per la nomina di Alberto Cozzo a presidente dell’Autorità portuale di Augusta: Graziano Delrio ha ribadito ai pm di Potenza che lo hanno ascoltato oggi a Roma, quello che aveva già sostenuto alla Camera e in diverse occasioni pubbliche.
Il ministro delle Infrastrutture è arrivato da solo in bicicletta alla sede della Dna, dove c’erano ad attenderlo il procuratore Luigi Gay, l’aggiunto Francesco Basentini, il pm Laura Triassi, il sostituto della Dna Elisabetta Pugliese e il capo della squadra mobile di Potenza Carlo Pagano. Dopo aver chiuso le indagini sulle attività del Centro Oli dell’Eni in Val d’Agri e sulla costruzione del Centro Oli della Total a Corleto Perticara, i magistrati vogliono ora approfondire il filone siciliano, quello con al centro gli interessi della presunta cricca capeggiata da Gianluca Gemelli sul porto di Augusta dove il petrolio lucano avrebbe dovuto essere stoccato e poi rivenduto. Secondo le indagini, per la realizzazione di questo progetto, era fondamentale per la cricca la riconferma alla guida dell’autorità portuale dell’avvocato Alberto Cozzo da parte del ministro Delrio. Cosa che poi effettivamente avvenne.
“Ho risposto a tutte le domande – ha detto il ministro al termine dell’audizione, durata non più di un’ora e mezza – Sono sereno e collaborativo, come sempre”. Ai magistrati, Delrio ha anche spiegato il perché non ci fu alcuna pressione su quella nomina, ribadendo quanto aveva già detto pubblicamente in Parlamento: Cozzo “non l’ho nominato ma l’ho trovato”. E siccome è in corso una riforma della governance portuale che cambia completamente il sistema, “in tutte le Autorità laddove non vi fossero gravissimi problemi di conflitto, abbiamo confermato le persone esistenti o sostituite con i comandanti delle Capitanerie di Porto”. L’iter della riforma dovrebbe concludersi a breve e il 16 maggio scorso lo stesso Delrio ha nominato il capitano di vascello Antonio Donato, comandante della capitaneria di porto di Augusta, commissario straordinario dell’Autorità portuale al posto proprio di Cozzo, che ha concluso il suo mandato.
Nel corso dell’audizione i magistrati hanno fatto ascoltare a Delrio anche alcune intercettazioni. Tra queste, quella del maggio del 2015 tra Nicola Colicchi e il capo di Stato Maggiore della Marina Giuseppe De Giorgi nella quale il primo, scrivono gli investigatori negli atti dell’inchiesta, riferiva “cosa era riuscito ad ottenere Ivan Lo Bello (il vicepresidente di Confindustria, indagato, che sarà sentito domani a Potenza) dal ministro Delrio a proposito della nomina di Cozzo”.
Nella conversazione, infatti, ad un certo punto Colicchi afferma: “allora c’era un’indicazione di quel genere che ti ho detto, io…posso dirti una cosa…è andato il nostro amico Ivan, che a quel punto senza dir nulla gli ha detto ‘guarda, state facendo una stupidaggine, non va bene’, lui ha chiamato la struttura, ha chiamato il vice capo di gabinetto, gli ha detto ‘strappate quello che avete fatto, preparate in questi termini’ e la mattina successiva è uscita, quindi ieri mattina è uscita…il provvedimento di proroga per sei mesi per capito, per quello non della Capitaneria”.
“Sono tutte cose inventate da Lo Bello” avrebbe detto ai magistrati Delrio, che già in pubblico aveva affermato di “non aver previsto né stracciato” alcun decreto di nomina, alternativo alla proroga per sei mesi di Cozzo. Ed inoltre, ha sostenuto il ministro, la decisione non è stata una conseguenza dell’incontro con il vicepresidente di Confindustria, poiché la nomina fu formalizzata e trasmessa alla Regione Sicilia la mattina e l’incontro con Lo bello ci fu nel tardo pomeriggio.
La replica di Di Bello. “Stimo troppo il ministro Delrio ma non mi sono inventato nulla. Non ho sponsorizzato nomine e non ho neanche parlato di decreti stracciati”: lo ha precisato il vicepresidente di Confindustria, Ivan Lo Bello, in relazione a quanto emerso delle dichiarazioni del ministro ai magistrati.
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