Ma allora, l’incontro tra il Presidente della Regione Siciliana Crocetta e il sottosegretario alla presidenza del consiglio, Delrio, come è finito? Benissimo, si dice dalle parti di Crocetta, perchè Roma ha preso atto delle grandi riforme che ha in testa il governatore siciliano. Ma quando mai, si dice dalle parti del Pd, Delrio è venuto a porre un ultimatum: o si fa quanto prescritto dalla cura dell’assessore all’economia Baccei, o il fallimento è dietro l’angolo.
Per Rosario Crocetta, l’incontro palermitano con Delrio è stato “positivo”. Il membro della compagine governativa insiste sulle riforme e sulla spending review; con toni decisi invita la Sicilia ad allinearsi al resto dell’Italia, e non a lamentarsi. L’incontro palermitano è stato posto in essere per ribadire le condizioni di Palazzo Chigi per aprire un tavolo di trattativa sul bilancio. Nessun commissariamento sui rifiuti, tagli netti sui costi della politica, degli enti locali, di stipendi e di pensioni, questi i punti fermi, per i quali, Delrio, chiede alla Regione Sicilia un allineamento con il resto d’Italia in tempi celeri. Sulla questione dei fondi, che valgono un miliardo e 300 milioni di euro, il sottosegretario, chiosa: “Basta piagnistei sui fondi Pac “scippati” alla Sicilia, quei soldi non li avete spesi voi”.
“Roma non aiuterà Palermo fino a quando Palermo non avrà ottemperato a tutte le riforme chieste dal governo nazionale perché l’autonomia non è facoltà di scegliere ma responsabilità” ha detto Delrio. Roma non esclude il trasferimento del miliardo e 700 milioni che Palermo ha inserito come entrate derivanti dall’Autonomia. Ma questi soldi potranno arrivare solo a rate e solo insieme al trasferimento alla Sicilia di altre competenze ed altri costi. Prima la Sicilia dovrà tagliare ancora e ancora attraverso le riforme. Riforme che Crocetta annuncia saranno definite la prossima settimana. Si tratta di dar vita, finalmente, a quella delle province e delle città metropolitane, ma anche alla riforma del pubblico impiego regionale che non sarà altro che un insieme di tagli al lavoro, al contratto, ai posti di dirigenziali e una serie di prepensionamenti così come accadrà anche con la riforma del settore forestale. Poi c’è il taglio delle partecipate che significa anche taglio di altro personale, la riforma degli Iacp che si tradurrà in aumenti dei canoni di locazione e cessione delle case popolari. Ma non basta. Per trovare risorse la regione dovrà valorizzare il demanio marittimo e qui sarà guerra certa con gli ambientalisti, vendere il proprio patrimonio, ridurre l’evasione. Dunque lacrime e sangue da maggio o fallimento.