Last updated on 6 marzo 2021
Ci sono molti evasori all’Ars. Sono 160 tra deputati attuali del parlamento siciliano ed ex che devono, per tasse non pagate, o per danni erariali arrecati alla Regione Sicilia, un totale di 3,8 milioni di euro a Riscossione Sicilia. Con loro anche familiari titolari del vitalizio e qualche dipendente.
Lo rivela il quotidiano La Sicilia oggi in edicola. Si tratta multe non pagate o danni erariali arrecati alla Regione.Il presidente Antonio Fiumefreddo dichiara: «Sui nomi non mi pronuncio, ma è il principio ciò che conta. Non guardiamo più in faccia nessuno, non ci sono più oasi privilegiate». E nella rete è caduto anche l’ex governatore Cuffaro, detenuto e senza più vitalizio. Maxi-cartella per danno erariale alla Regione: per lui ha preso il via l’iter di ipoteca della casa.
In particolare si tratta di 9 deputati regionali e 87 ex deputati regionali per i quali Riscossione Sicilia ha attivato la procedura di “pignoramento verso terzi” per recuperare i crediti vantati al di sopra dei 2mila euro. Oltre a loro ci sono 64 altri contribuenti burocrati, dipendenti e assistenti. In totale 160 persone, con un totale di 3.801.006,50 euro di “cartelle” da riscuotere a fronte di un carico tributario iniziale di 4.423.300,70 euro.
In cima alla lista c’è Salvatore Lo Turco. Geometra, oggi 87 anni, fu deputato del Psdi nella nona legislatura dell’Ars. Percepisce un vitalizio lordo di 3.108,58 euro al mese. Se l’ex onorevole non salderà il suo conto con gli esattori – in tutto oltre 178mila euro, – l’esattoria notificherà all’Ars il cosiddetto “atto di pignoramento crediti verso terzi”. E sarà autorizzata a trattenere, in questo caso, 1/7 del vitalizio mensile.
Più in generale, Riscossione Sicilia ha inviato alla segreteria dell’Ars un “atto di pignoramento di crediti verso terzi”, chiedendo – in caso di ulteriore morosità dei debitori – di trattenere una percentuale dell’assegno mensile. Con questa scansione: 1/10 per assegni mensili fino a 2.500 euro; 1/7 fra 2.500 e 5.000; 1/5 oltre i 5mila euro.
«Bisogna pagare – rivendica Fiumefreddo sempre su La Sicilia- perché chi ha o ha avuto l’onore di rappresentare le istituzioni deve dare il buon esempio, a maggior ragione in una stagione di antipolitica e di disprezzo della classe dirigente, alle migliaia di pensionate o di disoccupati che affollano le agenzie chiedendo di rateizzare debiti minuscoli per timore di perdere assegni da 500 euro al mese».
“Riscossione Sicilia” è l’azienda partecipata della Regione incassa i tributi e le entrate pubbliche nel territorio siciliano, tra cui: imposte e tasse di natura erariale (come Irpef e Iva), contributi provinciali (Rc auto), sanzioni amministrative (contravvenzioni al Codice della strada), tasse e imposte locali (Ici, Imu, Tarsu, Tari, canoni idrici) e tasse automobilistiche.
A Maggio Riscossione Sicilia annunciò di aver stilato un altro elenco: 800 grandi evasori siciliani. Il re degli evasori è un imprenditore marsalese di 73 anni, Silvano Lombardo e, nei tabulati di Riscossione Sicilia, risulta in debito con il fisco per 168 milioni di euro. In mano agli evasori siciliani ci sono 2.553 auto di cilindrata superiore a 3 mila centrimetri cubi, dieci aerei privati, 6.772 imbarcazioni di prestigio, 206 immobili di pregio (classe A8—A9). Nei guai con il fisco ci sono pure interi gruppi parlamentari: quello dell’Udc si porta appresso da una passata gestione un debito da un milione di euro. Quello del partito socialista siciliano (Pss), ormai estinto da tre lustri, deve ancora versare 2,3 milioni di euro. .Una nota azienda che vende mobili d’antiquariato a Palermo ha già ricevuto una maxi—cartella da 3,9 milioni di euro. Ma non finisce qui l’elenco dei morosi. Perché si allarga ai professionisti: un notaio agrigentino ha evaso sinora 3,2 milioni di euro, un collega siracusano 342 mila. Ma la lista dell’evasione, a leggerla bene, sconfina nel grottesco. Che dire a Trapani, di una vecchietta che sta per compiere cento anni e risulta intestataria di «un’imbarcazione a vela e a motore»? La sua, sospetta, vitalità, fa il paio con quella di un novantenne che, nella stessa città, risulta proprietario di un cabinato da 72 piedi del valore di 4 milioni.
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