Disoccupazione giovanile a Palermo e Trapani, serve un piano straordinario. La disoccupazione, soprattutto giovanile, a Palermo e Trapani tocca punte allarmanti, se la media nel capoluogo è del 23,16% aumentata nell’ultimo anno di 3 punti percentuali, quella dei giovani sale a quasi il 60% . A Trapani, i giovani senza lavoro sono oltre il 50 percento, la media è del 20,6.
Tragici i dati dello “scoraggiamento” soprattutto per il segmento giovanile , a Trapani il 73,1% a Palermo il 78,1%. In calo anche il dato delle imprese, minore a Palermo dove sono 77.209 in tutto il capoluogo siciliano, con una riduzione del 2% nell’ultimo anno ma che sia aggiunge al -22% degli ultimi due anni. Oltre 38 mila le imprese a Trapani, meno 11,4% nell’ultimo anno, le cessazioni al giugno di quest’anno in tutto il territorio trapanese, sono state ben 2306 e di queste oltre 700 solo nel settore del commercio, quasi 400 nell’agricoltura e ben 300 nell’edilizia.
Dati che, confermano, secondo la Cisl Palermo Trapani, la mancanza di una reale “programmazione nel breve e nel lungo periodo, responsabilità della politica e delle istituzioni, per non avere guardato allo sviluppo e alla crescita duratura del territorio, per avere fondato sull’uso clientelare della spesa pubblica il proprio agire quotidiano” ha commentato Daniela De Luca segretario Cisl Palermo Trapani aprendo i lavori dell’assemblea organizzativa del sindacato.
Cresce il ricorso agli ammortizzatori. I lavoratori in cig nel 2014 sono stati a Palermo oltre 7 mila (6.832.961 le ore autorizzate di cig in deroga, oltre un milione e 600 mila le ore di cig ordinaria, alto anche il dato della cigs con 6.227.859 ore). Nel capoluogo siciliano la mobilità ha riguardato 2.455 lavoratori. La cig a Trapani è scattata per 500 lavoratori, 889 quelli in mobilità. Negli ultimi quattro anni la crisi nera ha colpito i territori con 46 mila posti persi nel capoluogo siciliano e oltre 13 mila a Trapani.
Non gode di buona salute nemmeno il turismo, flussi in calo a Palermo nel 2014 del 3,1 %, ben del 10.6 a Trapani. Una delle conseguenze della crisi è la fuga dalle città , come evidenzia il dato dello Svimez che vede Palermo prima nella classifica delle città più colpite dal fenomeno delle migrazioni dei suoi cittadini. La previsione 2010/2050 per Palermo è di -152 mila.
“Il territorio è in sofferenza – ha ribadito nella sua analisi De Luca – la profonda crisi del settore edile, nel quale sono stati persi 6 mila posti di lavoro a Palermo negli ultimi anni, 5 mila a Trapani, l’eterna vicenda dei precari del settore pubblico, il commercio che annaspa, colpito dall’abbattimento dei consumi nel territorio che registra i redditi più bassi del Paese. Nessun settore si può dire al riparo”. Bassa la densità imprenditoriale (quote imprese attive su quota popolazione), a Palermo appena lo 0,84. Le imprese sono 77.209 , gli occupati 311.571 (24 per cento tasso di occupazione), a Trapani 1,22% la densità imprenditoriale, 39.255 le imprese, gli occupati sono 113.520 (tasso di occupazione 26,1%)”.
Timidi segnali di recupero emergono dagli artigiani, il quadro di nati/mortalità delle pmi negli ultimi mesi, riporta per Trapani + 0,03% con un tasso di attività del 37 per cento per le 7 mila imprese registrate, Palermo + 0,28% con un tasso di attività del 38% per le oltre 14 mila imprese registrate. “Sono le principali vertenze a mostrare chiaramente la misura del grado di abbandono del nostro territorio e della necessità di rialzare la testa, anche siglando un patto d’emergenza per la Sicilia nord occidentale. Abbiamo giù programmato con Cgil e Uil – ha aggiunto De Luca – un percorso comune su temi sociali e la povertà, le partecipate, i cantieri navali, ma riteniamo sia giunto il tempo di una comune mobilitazione, per dare la scossa, la sveglia ad una politica che a tutti i livelli sembra del tutto avviluppata nei propri interessi e negli equilibri interni per rendersi conto che le nostre città sono allo stremo. troppe sono le voragini che si presentano davanti a noi, non possiamo continuare a parlare solo di emergenza”.
E nonostante le tante pensioni al minimo, (65 mila a Palermo percepiscono un importo medio che si aggira attorno a 503,23 euro, sotto la soglia di povertà, 30 mila a Trapani) , si mantiene bassa la spesa destinata agli interventi sociali e ai servizi, 86 euro procapite a Palermo, 70 a Trapani, rispetto ai 159 di Milano. Soffre il commercio nelle due città. chiudono negozi storici e grandi centri, faticano gli alberghi. Molte vertenze coinvolgono i due territori , esempio emblematico è Grande Migliore, l’azienda che ha dichiarato esubero del personale, Mercatone uno chiuso a Carini e tanti altri. Pesa poi la perenne precarietà dei call center, sempre sul filo, per un settore che nel capoluogo occupa oltre 8 mila persone.
A Trapani pressa la crisi dell’agricoltura, della cantieristica dopo la chiusura oltre due anni fa del cantiere navale per il quale si attende la concessione demaniale e il rilancio. La vicenda di Birgi, che fa temere ancora l’abbandono di Ryanair , e del porto ancora in attesa dei lavori per il rilancio e dei fondi statali, per non parlare dell’edilizia con il calo del 50% degli addetti e una riduzione delle imprese con 842 realtà produttive in meno. Sul fronte dei conti pubblici e delle partecipate, aggiunge De Luca “sia a Palermo che a Trapani i sindaci in carica si fanno vanto di un’azione di risanamento dei conti, una messa in trasparenza della gestione pubblica, da ultimo la programmazione dei Piani triennali delle opere pubbliche, 80 milioni per Trapani, oltre 2 mld di euro nel triennio per Palermo, se non fosse che i problemi rimangono sul tappeto, con servizi pubblici tutt’altro che all’altezza degli standard che le nostre città meriterebbero, dai trasporti ai rifiuti, appare evidente il degrado”.
De Luca ha concluso il suo intervento ribadendo, “è necessario, rimettere al centro i i temi del risanamento, della riqualificazione della spesa, del lavoro e dello sviluppo, con una governance interistituzionale forte e condivisa, che tiri fuori dalle sabbie mobili i livelli locali di governo, e con un concreto, indispensabile confronto con le parti sociali, fuori dalla liturgia e dentro alle questioni, con proposte precise e forti”.