Oltre 3 miliardi di euro di danni e quasi sessanta vittime. Questo il pesantissimo bilancio in Sicilia dal 2000 al 2014. Sono dati tutt’altro che rassicuranti quelli snocciolati dal presidente dei geologi di Sicilia Giuseppe Collura, sullo stato dell’arte del dissesto idrogeologico in Sicilia all’indomani del cedimento del pilone autostradale sulla Catania-Palermo. Il denominatore comune rimane la non corretta gestione del territorio. «Direttamente dal “Rapporto preliminare sul rischio idraulico in Sicilia ” redatto dal Dipartimento della protezione civile della Regione Sicilia – dice Collura-, si evince come tra il 2000 ed il 2014 in Sicilia siano stati registrati poco meno di 80 eventi catastrofici che hanno causato 3,3 miliardi di euro di danni e 58 vittime; i maggiori eventi si sono verificati laddove si riscontra un’interferenze tra rete idrografica e impatto antropico».
L’ingegneria ha bisogno della geologia ed è importante l’approccio multidisciplinare. «Purtroppo è una storia che si ripete –aggiunge il presidente- e che si ripeterà fino a quando i geologi non verranno considerati una preziosa risorsa per il nostro Paese, un Paese dove la scienza della terra può contribuire a salvaguardare il territorio, a valorizzarne le risorse, a garantire la sicurezza dei suoi abitanti. È necessaria quindi una forte azione che abbia come obiettivo la gestione attiva del territorio e non passiva come è avvenuto ed avviene tutt’oggi, aspettando il verificarsi di un evento per poi intervenire nella gestione dell’emergenza. È necessario un nuovo modello di gestione e di pianificazione del territorio in discontinuità con il passato. Oggi si chiudono i dipartimenti di geologia nelle Università. Tutto ciò è assurdo».
Il presidente dei geologi di Sicilia sottolinea l’importanza della geologia nella progettazione quotidiana: «Siamo bravi a progettare opere di alta ingegneria, pensando che l’ingegneria da sola possa essere la soluzione di ogni cosa, trascurando la necessità di una attenta ricostruzione del modello geologico e geomorfologico, in cui l’opera si inserisce. Oggi più che mai –conclude Collura- va riconosciuta ai geologi l’indubbia capacità di leggere e comprendere le dinamiche del territorio, di valorizzarne le risorse, di individuarne i rischi e di saper trovare le soluzioni».