Si vendemmia nella Valle dei Templi, negli storici vigneti del Parco Archeologico. Sono uve importanti quelle che, domani, si inizierà a raccogliere nei vigneti posti sotto il tempio di Giunone, nel cuore del Parco Archeologico di Agrigento.
Dalla loro vinificazione nascerà un rosso “siciliano” di gran classe, destinato a far parlare di se, già ancor prima di nascere. Giovanni Greco, presidente di CVA Canicattì, alla guida della Cantina da oltre 5 anni, sottolinea il valore strategico di questa prima vendemmia frutto dell’accordo firmato un anno fa con l’ente Parco: “Sarà un vino che richiamerà la storia e la cultura del nostro territorio – e che metterà in luce l’anima viticola ed enologica di questo agro di infinita bellezza. Il vino che vogliamo produrre deve poter evocare e rappresentare uno dei luoghi più affascinati della nostra isola: la Valle dei Templi. Il territorio è la chiave di volta su cui si fonda la nostra produzione enologica di qualità – conclude Greco – la nostra filosofia produttiva mira a rendere territorialmente più connotate le nostre etichette attraverso l’esaltazione degli aspetti agricoli e storici di una delle aree vitivinicole più vocate della Sicilia ”.
” E’ la zonazione di questi vigneti che fa la differenza – spiega Tonino Guzzo, l’enologo siciliano che con CVA ha condiviso il progetto del “Vino dei Templi” – con suoli molto profondi, sabbiosi, ideali per le nostre varietà di tradizione: Nero d’Avola, Nerello Cappuccio e Nerello Mascalese”. A CVA, le autorità del Parco hanno affidato la conduzione delle attività agronomiche sui vigneti impiantati nella Valle, la gestione della vendemmia e, ovviamente, la vinificazione delle uve prodotte. Da questa vendemmia nascerà il primo vino della Valle firmato CVA, che, nelle intenzioni (e i presupposti vendemmiali ci sono tutti), dovrà essere un rosso di grande armonia, eleganza e longevità. Una parte della produzione, secondo l’accordo siglato, verrà commercializzata dall’ente parco con il marchio Diodoros, in linea con quanto già accade per l’olio prodotto dalle olive raccolte all’interno del perimetro dell’area archeologica. “Questi vigneti – prosegue Guzzo – costituiscono insieme un giacimento viticolo di grande interesse, frutto di una selezione “naturale” che i vignaioli della valle, di generazione in generazione, hanno saputo selezionare, interpretando al meglio gli aspetti pedoclimatici di questo territorio”. Sulla qualità dell’annata Tonino Guzzo non ha dubbi: “ad oggi posso dire che la vendemmia si presenta un po’ scarica, forse anche un po’ spinta, ma che si ricorderà, soprattutto per le uve rosse, per l’integrità del frutto giunto a maturazione in perfette condizioni”.