Tutte le imprese riconducibili alla famiglia Costanzo – tra queste la Tecnis spa – hanno corrisposto regolarmente somme di denaro alla famiglia catanese di cosa nostra a partire dagli anni ’90. E’ questo il succo dell’indagine dei carabinieri del Ros che ieri hanno eseguito, in provincia di Catania, un importante provvedimento emesso dalla sezione misure di prevenzione del locale tribunale che ha disposto l’amministrazione giudiziaria delle società Tecnis Spa, Artemis Spa e Cogip Holding Srl ed il sequestro delle relative quote ed azioni,per un valore superiore ad un miliardo e mezzo di euro.
L’intervento, richiesto dalla Procura Distrettuale Antimafia di Catania, colpisce tre importanti società del gruppo imprenditoriale che fanno capo a Concetto Bosco Lo Giudice e a Francesco Domanico Costanzo, attive nel settore della realizzazione di grandi opere infrastrutturali sia in Italia, sia all’estero.
Il provvedimento scaturisce da diverse attività investigative del Ros che hanno documentato l’asservimento del gruppo imprenditoriale alla famiglia catanese di Cosa Nostra, alla quale sono state garantite ingenti risorse economiche ed è stata consentita l’infiltrazione del redditizio settore degli appalti pubblici.
Un’azienda che ha interessi in Sicilia, Italia e nel mondo, quando nel 2007 venne arrestato Lo Piccolo, venne trovato un pizzino di Matteo Messina Denaro con su scritto “qui le cose sono strette”. Il riferimento era alla Cogip Spa impegnata nei lavori presso l’aeroporto Punta Raisi di Palermo.
“Durante l’attività d’indagine i responsabili di Tecnis hanno negato il loro coinvolgimento e reso falsa testimonianza” è stato detto in conferenza stampa. Aggiunge il pubblico ministero Antonino Fanara che ha curato le indagini: «È vero che è la prima volta che utilizziamo l’articolo 34 ma nel passato provvedimenti del genere sono già stati adottati: successe per Graci, quindi a Catania in tal senso c’è una certa tradizione. Per anni abbiamo raccolto fonti di prova e ad oggi siamo in grado di dire che l’azienda è legata alla mafia. Adesso con l’articolo 34 dobbiamo provare a slegare. Speriamo nel bene se no si arriverà alla confisca. Lo Stato dovrà condurle verso la legalità. Che differenza c’è con quello che ha fatto la prefettura in fondo già si sa che è intervenuta. Da materiale dato il discorso è completamente diverso.»
«Sostenevano di combattere la mafia, invece ne erano asserviti». Queste le parole dette dal sostituto procuratore Antonino Fanara.
Da adesso in avanti, per i prossimi sei mesi, le tre ditte saranno condotte daSaverio Ruperto. L’amministratore giudiziario nominato dal tribunale, già commissario prefettizio di Tecnis, avrà il compito di «risanare e reimmettere nel mercato l’azienda. In modo che possa operare nel rispetto delle regole e al riparo da interventi della criminalità organizzata», spiega il procuratore reggente Michelangelo Patané.
«Stiamo togliendo l’acqua a un demone che dopo il 1992 ha assunto un volto di angelo, e che continua ad attrarre anche aziende di interesse mondiale», commenta il comandante nazionale dei Ros Giuseppe Governale, riferendosi all’inabissamento della mafia siciliana.
COSTANZO E LO GIUDICE. Francesco Domenico Costanzo e Concetto Bosco Lo Giudice, i due noti imprenditori catanesi ai vertici del gruppo imprenditoriale al quale sono stati sequestrati quote ed azioni per un valore di oltre un miliardo e mezzo di euro, erano stati arrestati quattro mesi fa dalla Guardia di Finanza nell’ambito dell’inchiesta sull’Anas denominata “Dama Nera”. Secondo le nuove accuse raccolte dagli investigatori del Ros dei carabinieri, le società dei due imprenditori “sarebbero state asservite alla famiglia catanese di Cosa Nostra”. La società leader del gruppo è la Tecnis Spa, con circa 700 dipendenti diretti, colosso imprenditoriale con un capitale sociale di 32 miliardi euro suddiviso al 50 per cento tra l’Artemis Spa e la Cogip Holding Srl, che si è aggiudicata appalti pubblici per quasi 800 milioni di euro l’anno. Dalla metropolitana catanese, ai lavori dell’anello ferroviario e del collettore fognario di Palermo, passando per il porto di Catania, quello di Ragusa, l’interporto di Catania oltre alla Salerno Reggio Calabria, ai nuovi ospedali della Sibaritide e della Piana di Gioia Tauro e ad altre centinaia di commesse che hanno fatto della Tecnis la prima impresa del Sud Italia. Tra i lavori affidati alla Tecnis figura anche un lotto del viadotto “Scorciavacche”, sulla Palermo – Agrigento, franato nel dicembre scorso una settimana dopo l’inaugurazione.
Francesco Domenico Costanzo e Concetto Bosco Lo Giudice, tuttora agli arresti domiciliari con l’accusa di corruzione, sono noti anche per le loro battaglie contro il racket delle estorsioni e per avere siglato protocolli di legalità per ogni appalto. I due nell’ottobre dello scorso anno si sono dimessi dal Cda della Tecnis che ha nominato l’ex questore di Palermo e Messina ed ex direttore nazionale della Dia, Tuccio Pappalardo, come presidente dell’organismo di vigilanza della società. Nel novembre del 2015 il prefetto di Catania, Maria Guia Federico, ha sospeso il certificato antimafia e ha nominato come commissario straordinario il prof. Saverio Ruperto. L’ordinario di diritto civile all’università ‘La Sapienza’ di Roma ed ex sottosegretario al ministero dell’Interno del Governo Monti, è stato adesso nominato amministratore giudiziario della Tecnis. Francesco Domenico Costanzo, era tra i favoriti nel rinnovo dei vertici di Confindustria Catania.