Economia siciliana: aumentano i turisti, la ripresa è ancora lontana. I dati nel report di Confindustria – CRM “Check – up mezzogiorno”. I lettori del Mattino di Sicilia possono scaricare il report a questo link.
Circa la situazione del Sud, che torna d’attualità in questi giorni dopo i dati drammatici ci sono i primi, timidi, segnali positivi dopo 7, lunghissimi, anni di crisi ininterrotta: il primo, simbolico, aumento dell’occupazione (+0,8% nel primo trimestre 2015 rispetto all’anno precedente) è il più recente. Altrettanto significativo è il dato sull’utilizzo della Cassa Integrazione, sostanzialmente dimezzato rispetto allo stesso periodo del 2014. Siamo ben lontani dal valore del 2007, ma si tratta di un segnale abbastanza chiaro di stabilizzazione dell’economia meridionale, come lo è il buon andamento del fatturato per le imprese meridionali di medie dimensioni: segnali che sembrerebbero indicare il progressivo arrestarsi della caduta e l’avvicinarsi di una possibile inversione di tendenza.
TURISMO. In positivo, uno dei dati forse più significativi del 2014 è l’incremento delle presenze e della spesa turistica nelle regioni meridionali. Crescono, infatti,
di oltre 700.000 unità le presenze dei turisti stranieri nel Mezzogiorno tra il 2013 e il 2014, in gran parte in Sicilia, regione che fa registrare un vero e proprio exploit aumentando di circa ⅟3 il numero di viaggiatori stranieri, anche grazie al buon risultato in termini di traffico dei 3 principali aeroporti isolani e del porto di Palermo. Parallelamente, aumenta di quasi mezzo miliardo di euro la spesa dei turisti stranieri, aumento che copre circa metà dell’intero incremento fatto registrare dal Paese nel suo complesso.
EXPORT. L’export del Mezzogiorno continua a ridursi (-4,5% sul 2013) a differenza di quello del Centro-Nord, in rialzo del 2,9%. Tra le regioni meridionali, alla fine del 2014, Campania, Puglia, Sicilia, Sardegna e Abruzzo hanno pienamente recuperato il valore delle esportazioni perso a partire dal 2009. I dati al I trimestre del 2015 mostrano una dinamica positiva in tutte le regioni, ad eccezione di Puglia, Abruzzo e Sicilia. In questo riquadro i dati dell’export delle province siciliane nel 2013 e nel 2014 con le variazioni:
OCCUPATI. Tra le regioni meridionali, in valori assoluti, la Sicilia è la regione che ha registrato il calo più consistente del numero di occupati tra il 2007 e il 2014 (159mila occupati in meno; -10,7%); in termini relativi, sempre tra il 2007 e il 2014, la Calabria presenta la dinamica più negativa (-11,8%; 70mila in meno). Confrontando i dati del I trimestre 2015 con quelli del I trimestre del 2007, le riduzioni più consistenti si evidenziano in Sicilia (-149mila), Campania (-121mila) e Calabria (-87mila): quest’ultima è l’unica, tra le regioni meridionali, in cui non si registra una, sia pur minima, inversione di tendenza.
DISOCCUPATI. Il tasso di disoccupazione in Italia nel I trimestre 2015 è in lieve diminuzione, attestandosi a quota 12,4%, ma rimane comunque al di sopra del dato medio registrato nell’UE 28 (9,8%). A livello territoriale, il Mezzogiorno fa registrare un tasso di disoccupazione del 20,5%, in lieve diminuzione rispetto al dato medio annuale del 2014 ma decisamente superiore al valore registrato nelle regioni del Nord (9%) e del Centro
(12,1%), nelle quali però la disoccupazione aumenta. Le regioni italiane con il più alto tasso di disoccupazione sono Calabria (25,1%) e Sicilia (23%), mentre l’Abruzzo si conferma la regione meridionale con il tasso di disoccupazione più basso, pari al 12,7%.
IMPRESE. La distribuzione delle imprese per classi di addetti nel 2013 mostra la prevalenza in Italia di imprese di piccolissime dimensioni (l’80,9%, delle imprese è compresa tra 1 e 9 dipendenti). Tale quota è di poco inferiore alla media UE 27 (pari all’81,2%) ma ben al di sopra del dato di Paesi come la Germania, dove solo il 60,9% delle imprese manifatturiere è costituito da micro imprese. Nel Mezzogiorno le imprese si distribuiscono con una quota maggiore nella classe tra 1 e 9 addetti (89,9%, rispetto all’80,4% del CentroNord), evidenziando una dimensione media più piccola rispetto a quella registrata in altri Paesi dell’Unione Europea. Particolarmente sottodimensionate sono le imprese in Calabria (94,5% nella classe 1-9) e in Sicilia (93,1%): in entrambe le regioni sono sostanzialmente assenti le imprese con oltre 250 addetti.
Dal primo trimestre 2010 il tasso di crescita tendenziale delle imprese attive nel Mezzogiorno è sempre stato negativo. In tale periodo, tutte le regioni meridionali (ad eccezione di Campania e Calabria) hanno registrato una variazione negativa nel numero delle imprese attive con le dinamiche peggiori in Sicilia (-1,5%) e Basilicata (-1,4%).
I CONFIDI. I Confidi meridionali sono molto numerosi ma prestano garanzie limitate. Rappresentano, infatti, circa la metà dei Confidi italiani, ma solo una minima parte di loro (14 su 62) sono sottoposti alla vigilanza della Banca d’Italia. Nel loro complesso hanno rilasciato garanzie per quasi 4 miliardi di euro su un totale di 21,1 (il 19% del totale): le garanzie concesse da Confidi “107” sono state pari al 46% del totale. Sono più piccoli e rilasciano minori garanzie anche perché riguardano territori più circoscritti; il territorio medio di ciascun Confidi è relativo a poco più di 3 province, e a 2 regioni, ambito territoriale ben lontano da quelli dei Confidi del Centro-Nord. La regione con i maggiori importi di garanzia rilasciati è la Sicilia: la Puglia è la regione in cui le garanzie sono cresciute di più nel 2014.
GARANZIA GIOVANI. Il numero degli utenti complessivamente registrati sul portale di Garanzia Giovani supera le 652 mila unità, di cui il 54% nel Mezzogiorno: il numero di opportunità di lavoro è tuttavia basso, pari a poco più del 10% della domanda. La Regione con il maggior numero di giovani registrati è la Sicilia (115mila unità). Dal punto di vista del profilo, il livello è alto, ma se si guarda alle qualifiche professionali offerte, 12.313 sono rivolte ad artigiani, operai e agricoltori, segno di una difficoltosa corrispondenza tra i profili iscritti e le offerte di lavoro.
STUDI. Nel 2013 il 21,4% dei giovani meridionali ha abbandonato gli studi dopo aver conseguito la terza media. È un dato in calo rispetto al 2007 (24,9%), ma ancora di gran lunga superiore a quello del Centro-Nord (14,1%). Emergono forti differenze tra le regioni meridionali: Abruzzo, Molise, Basilicata e Calabria presentano valori al di sotto della media nazionale, mentre Sicilia, Sardegna, Puglia e Campania registrano percentuali di abbandono più elevate, prossime o superiori al 20%.
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