Il Parco regionale dei Monti Sicani è di nuovo realtà: è stato istituito nuovamente con decreto dell’assessore regionale al Territorio e ambiente Alessandro Aricò lo scorso 25 luglio. Il Parco ricade nel territorio dei Comuni di Bivona, Burgio, Cammarata, Castronovo di Sicilia, Chiusa Sclafani, Contessa Entellina, Giuliana, Palazzo Adriano, Prizzi, San Giovanni Gemini, Santo Stefano Quisquina, Sambuca di Sicilia.
Dopo la prima “falsa partenza”, il Parco, previsto dall'articolo 64 della legge regionale n. 6 del 2009, vede di nuovo la luce. Il primo tentativo fu stoppato dal Cga (in seguito a diversi ricorsi delle associazioni venatorie) dopo che l’iter di costituzione era già in stato avanzato: c’era il decreto istitutivo, c’era un comitato tecnico-scientifico, c’erano anche la perimetrazione e la zonizzazione (anche se con codazzo di polemiche). Strumenti, questi ultimi due, che presumibilmente dovrebbero essere ripresi (magari con i dovuti accorgimenti) se si intende accelerare la sua effettiva operatività. Si, perché fatto il Parco… occorre fare tutto il resto. Prima di tutto occorre rendere più omogeneo e compatto un territorio che è al suo interno molto diverso. Diversità che potrebbe essere un valore aggiunto, ma che al momento è solo disomogeneità e, a volte, campanilismo. Ad esempio, caso unico nei parchi regionali, sono state individuate due sedi: Palazzo Adriano (Palermo) e Bivona (Agrigento) a marcare ulteriormente, se ce ne fosse stato bisogno, la separazione tra le due province. Quello di cui invece ha bisogno questo territorio, è quello di unire il più possibile le forze (intese come risorse) per creare un soggetto che sappia in maniera unitaria puntare sulla tutela dell’ambiente e sullo sviluppo sostenibile. Per questo il peggiore degli errori sarebbe quello di sommare semplicemente le quattro riserve (Monte Carcaci, Monte Cammarata, Valle del Sosio e Monti di Palazzo Adriano, Monte Genuardo) che sono certamente il germe dal quale il Parco ha preso vita, ma nel quale il Parco non può essere confinato: anzi queste riserve devono essere opportunamente integrate con le realtà circostanti. A cominciare da quelle economiche, anche queste diverse tra loro. Sambuca di Sicilia, ad esempio, è una zona vocata alla produzione vinicola (qui, per esempio, ha sede l’azienda Planeta), mentre l’area più orientale (Castronovo di Sicilia, Cammarata, Santo Stefano Quisquina, Palazzo Adriano e Prizzi) è una sorta di piccolo distretto del formaggio, in particolare Pecorino, composto da tante piccole aziende per lo più a conduzione familiare, ma molto dinamiche. Aziende che, sospinte da un prodotto davvero ottimo, riescono a penetrare il mercato regionale, ma non riescono ad andare oltre perché mancano gli investimenti in termini di promozione e marketing e, prima ancora, manca una forma di integrazione aziendale (quel “fare sistema” di cui si parla sempre…) che le renda competitive sul mercato nazionale. Ma va da sé che l’accoppiata formaggio-vino è già un binomio vincente sul quale occorre scommettere.
Forse l’istituzione del Parco potrebbe proprio scardinare le resistenze e, se non altro, proporre un marchio – Monti Sicani – che darebbe quel qualcosa in più in termini di comunicazione del prodotto. Un po’ come avvenuto nelle Madonie.
Altra realtà economica, sempre nel settore agricolo, è quella della produzione di carni bovine e ovine di pregio. In questo caso il brand “Carni dei Monti Sicani” fu creato decenni fa, ma mai adeguatamente utilizzato. Di particolare interesse anche il settore ortofrutticolo: la “Pesca di Bivona" oltre che qualità è molto conosciuta e apprezzata, mentre lo stesso non può dirsi di Castronovo e Cammarata, coltivata per lo più nella piana del Platani, che sebbene pari in qualità, stenta ad affermarsi nei mercati. Altra coltura di pregio su cui puntare è quella delle ciliegie di Chiusa Sclafani.
Anche sul fronte turistico le potenzialità sono notevoli. La posizione nell’entroterra, lontano dai grandi centri e dalla risorsa marina, non agevola certo i flussi e finora ci si è limitati a un turismo da mezza giornata, magari legato alle numerosissime sagre che si realizzano in tutto il comprensorio. Integrare le risorse, anche in questo caso, potrebbe portare notevoli vantaggi. La natura offre boschi, laghi, montagne e corsi d’acqua, variegando molto questa fetta di Sicilia. Ed ognuno di questi elementi potrebbe essere valorizzato adeguatamente. Le stesse quattro riserve sono molto diverse tra loro. Non un unico paesaggio come per esempio il parco dell’Etna o quello dell’Alcantara, ma tanti paesaggi popolati da una notevole biodiversità sia per quanto riguarda la fauna che la flora.
Sul fronte artistico-monumentale l’elenco è davvero lungo. Burgio è la città della ceramica; Castronovo è soprannominata la Perla dei Monti Sicani per le sue innumerevoli valenze archeologiche e artistiche (ereditate da un passato di egemonia amministrativa e culturale sul territorio) che si trovano in decine di chiese, palazzi, casali, castelli; Palazzo Adriano è un comune arberesh (cioè di origine albanese) che è stato scenografia naturale del film Oscar “Nuovo Cinema Paradiso” (la celebre piazza Umberto I) e che ha anche un’area in cui sono stati ritrovati fossili del Permiano; aree archeologiche si trovano anche a Prizzi (Montagna dei cavalli) e a Contessa Entellina (Entella con la celebre Grotta); ci sono castelli a Giuliana (il castello di Federico II), Prizzi (la Margana) e Castronovo (sul colle San Vitale); Santo Stefano Quisquina può agevolmente puntare sul turismo religioso perché qui si trova l’Eremo della Quisquina dove visse Santa Rosalia.
Insomma, qui si trova il paradigma di quello che serve per fare turismo: buon cibo, vino, posti da visitare, itinerari in mezzo alla natura, manca quella spinta che il Parco dei Monti Sicani potrebbe dare.