La condivisione di buona parte del dorso nazionale tra il Giornale di Sicilia e la Gazzetta del Sud, il restyling delle testate, dialogo serrato tra le regie di Tgs e Rtp e Gds Media, la concessionaria di pubblicità, che si occuperà di tutti i media del gruppo. È questa la linea tracciata da Lino Morgante, amministratore delegato della Ses e direttore editoriale della Gazzetta del Sud che lo scorso agosto ha acquisito la società editrice del Giornale di Sicilia. Morgante ne ha parlato in una lunga intervista di Alessandra Ravetta sul periodico di informazione sui media “Prima comunicazione”.
Nell’intervista Morgante ripercorre le fasi che hanno portato all’acquisizione “storica” del gruppo editoriale degli Ardizzone: dalle prime sinergie nate con la concessionaria di pubblicità che hanno fondato insieme alla decisione di acquisire il gruppo. In mezzo le ritrosie di Antonio Ardizzone la cui famiglia era a capo del gruppo dal 1860, anno della fondazione del Giornale di Sicilia a opera di Girolamo Ardizzone.
Morgante ha tracciato anche un quadro economico del gruppo: “Il bilancio 2016 della Ses si è chiuso con un rosso di circa 1,6 milioni. Quest’anno dovrebbe andar meglio. Abbiamo fatto riduzioni di personale molto graduali e ora stiamo per completare il piano di prepensionamento che coinvolgerà 11 persone in uscita entro il prossimo anno. L’opera di risanamento, se non ci saranno problemi di carattere economico, dovrebbe concludersi quest’anno”. Rimangono 36 persone in cassa integrazione al Giornale di Sicilia e un rosso in bilancio di questo gruppo che ammonta anche qui a 1,6 milioni, dice Morgante. Svelata anche la cifra di acquisto del Giornale di Sicilia: 12 milioni compresi gli immobili e non i 20 di cui si parlava, ai quali vanno aggiunti i debiti.
Morgante spiega anche i motivi che hanno spinto lui e il suo gruppo a fare questo passo: “Non siamo mai stati presenti nella Sicilia occidentale e questo è stato uno dei motivi che mi hanno spinto ad allargare il nostro raggio di azione”. Alla riluttanza iniziale di Ardizzone dopo la proposta di Morgante, c’è stato un maggiore avvicinamento ma poi Ardizzone propose una “una società alla pari – racconta Morgante – ma io gli risposi che in quel modo ci saremmo condannati all’immobilismo”. Poi la complicata trattativa e infine l’accordo.
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