Dopo la baraonda e le polemiche. Ma soprattutto dopo il richiamo del presidente del Consiglio Mario Monti alla Sicilia, ci si aspettava che il parlamento regionale in un rigurgito di responsabilità nell’autonomia, provvedesse a varare norme stringenti per la finanza pubblica nel più breve tempo possibile.
Che anzi portasse in aula di sua iniziativa una procedura di accertamento dei costi e delle spese della regione per poter arrivare a quel risparmio che tiri la Sicilia fuori dalle secche. E invece, con la diretta collaborazione del sindacato dei dipendenti regionali, è andata in scena una commedia dell’assurdo grazie alla quale le norme sulla spending review, pur più blande rispetto alla stesura originaria, non vanno avanti. Non che fossero risolutive e certo potevano essere migliorate. ma erano un segnale per il governo nazionale e per i mercati.
Ci si dimentica che quelle norme erano il portato del documento presentato al governo nazionale qualche giorno fa e che sulla base di quell’impegno Monti e gli altri ministri hanno dato il via al programma di monitoraggio della spesa siciliana e dei provvedimento che potessero portare a un risanamento finanziario della regione. Ma non sembra essere questo l’obiettivo di gran parte dei nostri 90 parlamentari: non aver mandato oggi, dalla Sicilia, un segnale che ci si vuole incamminare sulla strada del risanamento significa prestare il fianco alla speculazione finanziaria.
Con le dimissioni di Lombardo si raggiunge l’effetto di mandare a casa una classe politica che appare ai più inadeguata e incapace di dare risposte ai cittadini e alle imprese, ma si ha anche l’effetto di dover aspettare ora fino a dicembre prima di vedere una legge approvata dal parlamento regionale. Mentre la Sicilia continua ad avere problemi di liquidità, che certo saranno risolte come dice Lombardo, e mentre l’isola continua ad avere problemi strutturali. Il voto sull’assestamento di bilancio di ieri all’Ars mette in luce la debolezza economica di questa terra. Gli interventi dei deputati manifestano la paura di chi non è più nelle condizioni di utilizzare il denaro pubblico per acquisire consenso.