Oltre 134 milioni di euro utilizzati da Regioni, Province e Comuni per formare ben 544mila dipendenti con l’obiettivo di migliorare l’efficienza della “macchina burocratica”. Ma il Mezzogiorno spende la metà rispetto al Nord guadagnandosi il primato negativo nella soddisfazione dei cittadini sui servizi erogati.
Sono dieci le realtà regionali i cui enti locali ottengono un piazzamento al di sopra della media italiana nella top ten sull’efficienza della pubblica amministrazione stilata dall’Istituto Demoskopika: sei al Nord, tre al Centro e soltanto una nel Mezzogiorno. Tra le “comunità istituzionali” più efficienti svettano Valle d’Aosta, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna e Umbria. Al contrario, le più “scassate” risultano Campania, Molise, Calabria, Sicilia e Basilicata.
Gli enti istituzionali che investono maggiormente nella formazione dei loro dipendenti, inoltre, ottengono perfomance migliori nel processo di erogazione dei servizi. Con una spesa per ciascun dipendente pari a 312 euro, infatti, gli enti locali operanti nell’area settentrionale del Paese conquistano la vetta nella graduatoria del gradimento sui servizi erogati ai cittadini: 70,9 punti ben al di sopra della media italiana, pari a 50,4 punti, e distante di oltre 41 punti dall’appeal burocratico delle istituzioni meridionali ferme ad un disastroso risultato, appena 29,4 punti, con appena 152 euro di “investimento in competenze” per ciascun dipendente. Esiste, dunque, una relazione diretta tra la spesa nella formazione del personale nel settore pubblico e la qualità dell’offerta erogata.
Due le dimensioni utilizzate per mappare l’efficacia delle istituzioni locali ai vari livelli: le risorse finanziarie impiegate per la formazione del personale di Regioni, Province e Comuni e la qualità dei servizi del settore pubblico. É quanto emerge dalla Nota scientifica “L’efficienza della PA negli enti locali italiani” realizzata dall’Istituto Demoskopika.
«Esiste un’Italia a tre velocità anche nell’efficacia dell’operato dell’amministrazione pubblica. L’efficienza della burocrazia degli enti locali – dichiara il presidente dell’Istituto Demoskopika, Raffaele Rio – mette a nudo la realtà di un Mezzogiorno burocratico “bocciato” dai cittadini, di un Centro che presenta “una credibilità” nella media complessiva italiana e di un Nord che “gongola” rispetto al resto del Paese. Un buon governo locale ha bisogno di investire nella competenza dei suoi dipendenti. Il nostro studio – precisa Raffaele Rio – mette in stretta relazione il livello di soddisfazione degli utenti con la spesa messa in campo dalle istituzioni per la formazione del proprio personale. Le realtà territoriali che presentano una elevata spesa in formazione per ciascun dipendente registrano un alto livello di gradimento da parte dei cittadini sulla qualità dell’erogazione dei servizi erogati. Non è un caso – conclude Raffaele Rio – che, nell’ultimo anno, la spesa in formazione del personale abbia registrato una contrazione, pari al 2,6%, soltanto nelle realtà istituzionali del Mezzogiorno, in isolata controtendenza con l’andamento delle restanti istituzioni locali italiane».
Efficacia: enti locali al Nord più “capaci”. Al Sud le criticità maggiori. Sono dieci le realtà regionali i cui enti locali ottengono un piazzamento al di sopra della media italiana nella classifica sull’efficienza stilata dall’Istituto Demoskopika: sei al Nord, tre al Centro e soltanto una nel Mezzogiorno. Tra le “comunità istituzionali” settentrionali compaiono, nella quattro posizioni di testa, Valle d’Aosta (189,9 punti), Trentino Alto Adige (165,5 punti), Friuli Venezia Giulia (156,6 punti), Emilia Romagna (115,6 punti) seguite, più in basso, dal Veneto con 103,1 punti (ottavo posto) e dalla Lombardia con 94,8 punti (decimo posto). Al Centro, a “primeggiare” risultano le perfomance di Regioni, Province e Comuni dell’Umbria con 94,3 punti che si collocano al quinto posto della graduatoria complessiva. A seguire gli enti locali della Toscana con 103,2 punti e delle Marche con 94,3 punti che si posizionano rispettivamente al sesto e al nono posto. Infine, la Sardegna è l’unica realtà dell’area “Sud e Isole” a meritarsi un posto nella top ten dell’efficienza totalizzando un punteggio pari a 99,1, ottavo posto nella classifica complessiva.
Sul versante opposto, a “condizionare” il piazzamento negativo del settore pubblico quasi tutto il Mezzogiorno. A spiccare tra le realtà che hanno ottenuto il minor livello di soddisfazione dei cittadini e “investito” di meno nella formazione dei dipendenti spiccano, nelle ultime cinque posizioni, la Campania, in coda, con 29,8 punti, il Molise con 37,4 punti e la Calabria con 41,6 punti. Seguono la Sicilia e la Basilicata rispettivamente con 42,2 punti e con 48,9 punti. Deludenti e comunque al di sotto della media italiana, infine, l’efficienza dell’amministrazione pubblica, ai vari livelli, anche in Abruzzo (65,4 punti), Lazio (65,5 punti), Piemonte (85,8 punti) e Liguria (88,5 punti).
Formazione: il Nord “investe” per il personale il doppio rispetto al Mezzogiorno. Sono stati spesi oltre 134 milioni di euro, circa 246 euro per dipendente, per formare i circa 544 mila dipendenti pubblici presenti nelle Regioni, nelle Province e nei Comuni italiani: 73,4 milioni di euro al Nord per 235 mila dipendenti, 30,7 milioni di euro nel Mezzogiorno per 202 mila dipendenti e 29,9 milioni di euro al Centro, infine, per accrescere le competenze di 107 mila dipendenti. È quanto emerge dallo studio dell’Istituto Demoskopika che ha analizzato la spesa, dal 2013 al primo semestre 2016, sostenuta per l’acquisto di prestazioni, fornite da terzi e finalizzate all’acquisizione di interventi formativi e di addestramento per il personale.
L’analisi a livello regionale evidenzia, in maniera più rilevante, il divario tra le diverse realtà del Paese. Si passa, infatti, dai 704 euro di spesa per ciascun dipendente in Valle d’Aosta, per un totale di 3,2 milioni di euro, ai 72 euro o ai 92 euro di Molise e di Sicilia, per una spesa totale rispettivamente di 220 mila euro e di 6,2 milioni di euro. Seguono, in ordine di spesa pro capite, gli enti locali del Friuli Venezia Giulia con 523 euro pro capite (8 milioni di euro complessivi), del Trentino Alto Adige con 461 euro pro capite (9,4 milioni di euro), della Sardegna con 440 euro pro capite (7,9 milioni di euro), dell’Umbria con 378 euro pro capite (3,3 milioni di euro), dell’Emilia Romagna con 347 euro (13 milioni di euro) e della Toscana con 320 euro pro capite (10,9 milioni di euro).
Al di sopra del dato medio italiano, inoltre, la somma “investita” per migliorare la competenza del personale nell’erogazione dei servizi pubblici in Liguria con 277 euro pro capite (4,6 milioni di euro), in Lombardia con 263 euro pro capite, nelle Marche con 258 euro pro capite (3,6 milioni di euro) e in Veneto con 253 euro pro capite (8,5 milioni di euro). Meno significative, inoltre, le perfomance degli enti locali del Lazio con 242 euro pro capite, pari ad una spesa complessiva di 12,1 milioni di euro, della Puglia con 221 euro pro capite (5,2 milioni di euro), del Piemonte con 220 euro pro capite (8,1 milioni di euro) e dell’Abruzzo con 162 euro (6 milioni di euro).
Decisamente meno “sensibili” ad investire in formazione del proprio personale, le istituzioni ai vari livelli, della Campania con appena 130 euro pro capite pari a 6,2 milioni di euro, della Basilicata con 108 euro pro capite pari a 678 mila euro e della Calabria con 107 euro pari a 2,2 milioni di euro.
Soddisfazione: Trentino e Campania agli antipodi nel gradimento dei servizi pubblici. In Trentino Alto Adige, l’offerta del settore pubblico è premiato dai cittadini che, al contrario, bocciano sonoramente l’erogazione dei servizi in Campania. È quanto si evidenzia nella nota scientifica dell’Istituto Demoskopika che ha attribuito il massimo punteggio al Trentino Alto Adige (100,0) e il minimo alla Campania (11,3 punti) elaborando i dati dell’indagine condotta dall’Unione Europea sulla qualità della Pubblica Amministrazione che ha posizionato la Provincia autonoma di Trento al 36° posto, la Provincia autonoma di Bolzano al 39° posto e la Campania addirittura al 202° posto su un totale di 206 regioni europee considerate.
Anche per l’indicatore della soddisfazione espressa dai cittadini sulla qualità dei servizi pubblici, i livelli più elevati del gradimento sono occupati dalla Valle d’Aosta (89,9 punti), dal Friuli Venezia Giulia (82,3 punti), dal Veneto (67,2 punti), dall’Emilia Romagna (66,3 punti), dall’Umbria (58,8 punti), dalla Toscana (57,8 punti), dalle Marche (57,7 punti), dalla Lombardia (57,5 punti) e dal Piemonte (54,5 punti).
A seguire, con un livello di soddisfazione al di sotto della media italiana pari a 50,4 punti, si posizionano la Liguria (49,2 punti), l’Abruzzo (42,4 punti), la Sardegna (36,7 punti), la Basilicata (33,6 punti), il Lazio 31,1 punti).
Decisamente deludenti, oltre all’ultimo posto della Campania, i piazzamenti degli enti locali della Sicilia che ottengono un punteggio pari a 29,1, della Puglia (28,6 punti), del Molise (27,1 punti) e della Calabria (26,4 punti) per i quali l’indagine dell’UE ha riservato rispettivamente il 185° posto, il 188° posto, il 191° posto ed il 193° posto su un totale di 206 regioni europee “osservate”.
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