“Abbandonare il concetto negativo di discontinuità e abbracciare quello positivo di “progetto” Sicilia e attorno ad un unico tavolo, non chiedere a nessuno di fare un passo indietro ma, chiedere a tutti di fare un passo avanti. l’unità, anche con la sinistra rinunciataria, ci farà vincere, diversamente segneremo e comprometteremo la battaglia politica siciliana e la prossima battaglia politica nazionale”. E’ il senso dell’appello lanciato da Francesco Calanna, ex commissario dell’Esa, presidente del Gal NebrodiPlus oggi vicecapo di gabinetto dell’assessore alle Infrastrutture. Quello di Calanna è un appello a superare le divisioni per costruire quello che lui chiama il “Progetto Sicilia” con una ambizione, che appare molto complessa da raggiungere, coinvolgere anche Articolo 1, sinistra italiana e quegli altri che in queste ore si sono espressi per Claudio Fava. Un risultato, quest’ultimo, che appare veramente difficile da ottenere. Quale possa essere la strada, invece, per arrivare a unire le forze che in questo momento marciano divise (i sostenitori di Fabrizio Micari e i quelle forze schierate con Rosario Crocetta), è tutto da capire: certo le prossime ore saranno veramente decisive.
Il ragionamento di Calanna è questo: non si può rinunciare a discutere e affidare la Sicilia a un comitato elettorale (il centrodestra) oppure ai qualunquisti (i Cinque Stelle). Ecco perché, dice, bisogna fare un passo avanti.
“Il vento della restaurazione – scrive Calanna – fischia impetuoso favorito da tre fattori che lo agevolano.
Se prima il centro-destra in Sicilia era l’espressione di un blocco burocratico-statalista e di un notabilato conservatore comunque ancorato ad una visione ideologica risorgimentale, oggi altro non è che un Comitato elettorale senza ideologia né programma, meta agognata di opportunisti e di cambio casacca che in Sicilia e nel bel paese, a dire il vero, non sono mai mancati. Il campo è affollato anche da tutti quei notabili, burocrati, clienti e affaristi che il governo Crocetta ha reso orfani di privilegi e fasti del passato e che oggi hanno una grande voglia di rifarsi. La bandiera che li unisce è quella dell’agognata vittoria, l’etica e l’estetica sono solo particolari di cui fanno volentieri a meno. Ciò che serve e ritornare a vincere per gestire governo e potere.Una speranza di vittoria che non tollera il dubbio, che rimuove ogni prudenza anche davanti a previsioni palesemente ingannevoli e non veritiere.
A questa speranza di vittoria contribuisce il movimento cinque stelle”.
Per quanto riguarda i Cinque Stelle, Calanna scrive: “Un movimento che, storicamente ci riconduce all’esperienza dell’uomo qualunque, è riuscito a costruire degli abili spot mediatici e conquistare qualche municipalità ma si presenta senza un leader e senza un programma credibile che possa far ripartire la crescita e lo sviluppo della Sicilia. Socialmente ha dato vita, a quello che un tempo, la sinistra definiva spregevolmente qualunquismo e che oggi chiamiamo populismo, sentimento che caratterizza anche lo schieramento del centro-destra”.
Senza nascondere le responsabilità del Partito democratico: “Il terzo fattore – dice Calanna – è rappresentato dal PD e dal centro-sinistra con il suo deficit di democrazia e con il suo rosario di contraddizioni.Va da se che il metodo usato per la scelta del candidato civico non è esempio di democrazia in un partito, il PD, che ha fatto delle primarie la sua ragione fondante. Aggiungiamo poi che Il concetto di “discontinuità ” pone il PD e i movimenti del centro-sinistra , che a tutt’oggi sono dentro questo governo, in una condizione di grave contraddizione e non ultimo, il messaggio ingiusto e dirompente nei confronti di un un uomo che ha guidato il governo della Sicilia in un mare tempestoso di crisi generale, di crisi politica e di crisi finanziaria, prossima al default, com’era la Sicilia all’atto dell’insediamento del governo Crocetta. Per nulla utile il contributo del PD nazionale,che per bocca del leader arriva a dire “io ne resto fuori”, una formula pilatesca che prelude al disonore del Golgota”.