E’ un addio all’insegna dell’amarezza quello di Rosario Crocetta. “”Per me è un giorno di liberazione
personale. Ho vissuto cinque anni di violenze” dice tanto per cominciare. E poi aggiunge: “”Quattro anni fa al primo rimpasto pensai di dimettermi e di ricandidarmi da solo. Un pensiero che
ho fatto altre due volte. A Roma mi chiedono perché abbia cambiato 57 assessori, ma se me lo chiedete voi giornalisti siciliani non ci sto perché sapete bene che io non avrei mai cambiato nessuno e che tutto è dipeso dai partiti”.
Crocetta ha rinunciato a candidarsi alla presidenza della Regione siciliana ma non ha certo rinunciato a dire quello che pensa e a rivendicare il lavoro fatto. Lo dirà in tutte le piazze in questa campagna elettorale perché, ha detto, sarà capolista del Megafono, la sua creatura, il suo movimento, a Palermo, Catania e Messina. “Renzi ha riconosciuto la dignità politica del movimento del Megafono come costola del Pd – ha detto – . Questo dovrà tradursi in modo visibile, qualcuno non pensi di creare ostacoli altrimenti l’accordo salta. Presenteremo le liste del Me4gafono alle regionali e alle politiche e ci misureremo auto-candidandoci. Non ho chiesto altro se non il riconoscimento politico del Megafono. Io non mi ritiro e rimango legato al Pd” . Crocetta non si rassegna e ribadisce: “I sondaggi in mio possesso mi davano dal 22 al 24% da solo. Ma non sarei stato abbastanza forte per vincere insieme e non sufficientemente forte per vincere da solo. Chi verrà dopo di me taglierà nastri dell’azione di cambiamento che abbiamo fatto in questi anni”. Anni complicati, difficili, duri: “Dal 29 ottobre 2012, quando sono stato eletto, tutti sono diventati candidati. Per cinque anni ho avuto a che fare non con alleati ma con dei candidati”. Una stoccata, il governatore uscente, l’ha riservata al sindaco di Palermo Leoluca Orlando: “Sono amareggiato per il quadro istituzionale che ho trovato in questi cinque anni; ci sono istituzioni che pensano di rappresentare la Sicilia e non lo sono, che pensano di rappresentare Palermo e non lo sono. Mi riferisco alla politica palermitana. I gruppi dirigenti di Palermo dei partiti sono sempre gli stessi e come mai non sono mai candidabili alla presidenza della Regione? Il sindaco a Palermo lo fa Orlando ab aeterno. Quando esce fuori dalla città però ha difficoltà, come quando si candidò con la sua lista e non raggiunse il 5%. Pensa di vincere nella sua città come sindaco e pensa di vincere le regionali, è una bella ossessione”.
Elezioni regionali Sicilia, Crocetta sarà (solo) capolista del Megafono
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