Sono in corso in Sicilia dinamiche di cambiamento nell’economia
Professoressa, cosa sta succedendo?
«Siamo in piena crisi, è vero. Ma non siamo fermi: ci sono macrotendenze in atto che mostrano una certa propensione al cambiamento. Segnali che fanno ben sperare per il futuro».
Dai dati non si direbbe: tutti gli indicatori dicono che la Sicilia se cambia lo fa in peggio. Lei, evidentemente, ha un osservatorio diverso. Cosa si vede dal suo punto di osservazione?
«Il mio è il punto di vista di sta a contatto con un certo tipo di sistema produttivo: quello che è stanco dell’intermediazione politica e si confronta con i mercati. E da questa visuale io vedo imprese che da un lato cominciano a capire che le dimensioni contano e contano anche le economie di scala perché risultano vincenti. E poi comincia a emergere la capacità di incidere, con trasparenza e nel nome dell’interesse generale, sulle scelte politiche, in particolare nel governo locale: nel nome dell’interesse collettivo. Per avere servizi migliori, un contesto più favorevole alle aziende e allo sviluppo».
Lei parla, evidentemente, di fenomeni che sfuggono alle statistiche, alle rilevazioni: dunque si tratta di fenomeni marginali?
«Non credo. A me sembra che si stanno affermando nuove regole del gioco negli spazi che la crisi ha contribuito a lasciare liberi: ci sono soggetti che hanno la capacità di cogliere nuovi bisogni e la mettono a frutto. Ci sono nuovi modelli di business basati sul territorio che sono molto connessi, grazie anche alla forza della rete internet, e molto etici».