È prevista per marzo l’entrata in attività dell’impianto di trattamento e smaltimento rifiuti sito in contrada Cozzo Vuturo a Enna. In questo modo i Comuni della provincia potranno ottenere risparmi considerevoli nel conferimento dei rifiuti e ridurre i costi ambientali derivati dei continui viaggi dei camion in altre province. È quanto emerge dalle ultime riunioni tenute negli uffici dell’assessorato regionale all’Energia e servizi di pubblica utilità a Palermo alla presenza di tutti i soggetti interessati ai lavori.
La storica discarica ennese è costituita da due vasche, una chiusa da tempo e l’altra riaperta invece lo scorso mese di agosto e chiusa a novembre. I Comuni sono dunque costretti a portare i rifiuti in discariche di altre province con conseguenti costi di trasporto e limiti nelle quantità da poter trasferire.
Secondo il dipartimento Acque e rifiuti, che è stazione appaltante, i lavori dovrebbero essere conclusi entro il 28 febbraio. In totale il nuovo impianto potrà contenere circa 500 mila tonnellate di rifiuti per un’autonomia più che decennale, anche in vista dell’aumento delle percentuali di raccolta differenziata. L’impianto di trattamento Tmb previsto sarà in grado di accogliere 200 tonnellate di rifiuti al giorno, quantità che garantirà in pieno il servizio per tutti i Comuni della provincia che genericamente producono tra 130 e 140 tonnellate al giorno.
Per quanto riguarda la gestione, oggi l’autorizzazione ambientale è stata trasferita alla A&T, società di scopo della Srr di Enna che raggruppa i Comuni della provincia ennese e che in assessorato ha mostrato la volontà di gestire l’impianto.
“Stiamo seguendo l’iter passo dopo passo – spiega l’assessore regionale Alberto Pierobon – è chiaro che ci sono tutta una serie di altri adempimenti burocratici da seguire ma dagli uffici sono arrivate rassicurazioni sul rispetto dei tempi”.
L’apertura dell’impianto dovrebbe consentire anche di definire la questione del personale ancora in sospeso. L’Ato Enna 1 contava infatti 380 dipendenti tra amministrativi e operatori di cui solo 320 hanno trovato sistemazione nei Comuni. Una sessantina è rimasta senza occupazione ma potrebbe essere assorbita dalla nuova gestione, anche perché la metà, una trentina in tutto, è prossima al pensionamento.