CATANIA – Dopo due interrogazioni alla Camera dei deputati e una all’Assemblea regionale Siciliana nel corso del 2012, il tema relativo alla tassazione delle agevolazioni fiscali e previdenziali concesse dallo Stato per le popolazioni colpite dall’eruzione dell’Etna del 2002, non smette di suscitare allarme sociale. Una problematica di natura tributaria e soprattutto economica, che mette a rischio fallimento decine di imprese siciliane. Con l’obiettivo di non abbassare mai la guardia sulla delicata situazione e sulle gravi conseguenze che ne deriverebbero, l’Ordine etneo dei commercialisti (Odcec), l’Associazione Amici dell’Università di Catania e la sezione provinciale di Confindustria, organizzano un convegno di studio sul regime fiscale da applicare alle provvidenze in occasione di calamità naturali, in programma lunedì 15 luglio, alle 9.30, nella sede della direzione generale del Credito Siciliano ad Acireale (via Sclafani 40).
Tra le autorità istituzionali, coordinate dal giornalista Carlo Lo Re – il direttore generale Credito Siciliano Saverio Continella, il presidente Odcec Catania Sebastiano Truglio, il presidente Confindustria Catania Domenico Bonaccorsi di Reburdone, l’economista e presidente Associazione Amici dell’Università Antonio Pogliese e il vicepresidente nazionale di Confindustria Ivan Lo Bello – saranno presenti anche il ministro della Funzione Pubblica Giampiero D’Alia, il sottosegretario ministero della Giustizia Giuseppe Berretta, il sottosegretario ministero delle Politiche Agricole Giuseppe Castiglione, il deputato Basilio Catanoso, i sindaci di Catania e Acireale Enzo Bianco e Nino Garozzo, il presidente Coordinamento Personale Commissioni Tributarie Enzo Priore, il docente universitario Salvo Muscarà, l’avvocato Vincenzo Taranto, la tributarista Maria Elisabetta Pogliese, il presidente della Commissione Tributaria regionale di Palermo Umberto Puglisi. «In una fase di notevole criticità legislativa – commenta Pogliese – la certezza del diritto tributario è una pre-condizione per fare impresa. I recenti accadimenti purtroppo hanno creato incertezze in questo campo destabilizzando il fragile sistema di impresa locale».
Nei tredici Comuni colpiti dalla calamità (Belpasso, Ragalna, Nicolosi, Santa Venerina, Zafferana Etnea, Aci Catena, Linguaglossa, Giarre, Milo, Sant’Alfio, Acireale, Castiglione di Sicilia, Piedimonte Etneo) si rischia l’allarme sociale, infatti, per la paventata ipotesi di restituire, sotto forma di tassazione, gli importi non pagati grazie alle agevolazioni della legge finanziaria del 2007: un lasso di tempo molto lungo, che aggraverebbe la situazione con il calcolo degli interessi e le sanzioni pecuniarie previste. Dunque, dal sostegno finanziario per i danni subiti si passerebbe a una penalizzazione gravosa per la popolazione e in particolar modo per un numero rilevante di imprese, così costrette alla chiusura.
«C’è stato un radicale e inammissibile cambiamento di idee da parte dell’Agenzia delle Entrate di Catania – continua Pogliese – per il sisma del ’90, il “terremoto di Santa Lucia”, infatti, sia lo Stato che la stessa Agenzia confermarono “l’assoluta intassabilità e irrilevanza fiscale delle sopravvenienze attive costituite dal 90% dei tributi non dovuti per effetto della predetta definizione”. Perché quindi questa marcia indietro per l’emergenza cenere del 2002? Partendo da questa constatazione l’associazionismo imprenditoriale, professionale e di cittadini sente l’esigenza di organizzare un momento di approfondimento del tema fra gli esponenti delle istituzioni e della giustizia tributaria».