“I pupi e i patti fra notabili non possiamo più permetterceli”. E’ lapidario Davide Faraone, senatore e candidato alla segreteria Pd, durante la presentazione della sua candidatura svoltasi questa mattina al Caffè del Massimo a Palermo, nel commentare il momento che vivono i democratici in Sicilia.
Accompagnato dal designato vicesegretario Antonio Rubino, leader dei Partigiani Pd, Faraone prova a stemperare lo scontro con l’altra candidata la zingarettiana Teresa Piccione, ma poi attacca: “Mi accusano di aver rotto l’unità del partito. Ma questi sono coloro i quali mi avevano proposto di indicarmi un nome, uno dei miei, che sarebbe diventato segretario unitario e in seguito avremmo trovato l’accordo sui segretari provinciali. Per me questa era una situazione di comodo perché su questa partita uno come me ha solo da perdere. Ho deciso di rifiutare una logica di unità fittizia – aggiunge -. L’ho fatto perché credo che siamo in emergenza. Il Pd è in crisi e non può permettersi un patti fra notabili. Da una parte c’era l’ipotesi di mettersi insieme e fare un pupo come segretario mentre dall’altra si esprime una posizione politica e su questo ci si confronta. I pupi e i patti fra notabili non possiamo più permetterceli. Loro stessi hanno dichiarato che se non ci fossi stato io candidato ci sarebbe stato un candidato unitario, facendo anche i nomi di due miei amici. Questo non solo non è utile ma se si fosse scelta questa strada del partito sarebbero rimaste le ceneri”.
“Mi sto candidando segretario del Pd, se fossi stato fra coloro che volevano andarsene non mi sarei candidato a segretario del partito. Io credo in questa comunità e lo sto facendo mettendoci la faccia e avendo tutto da perdere. Non è un guadagno candidarmi alle primarie Pd dopo che in campagna elettorale mi hanno accusato di aver avuto il posto sicuro nel listino bloccato”.
“Non voglio fare nessuna polemica, mi atterrò alle indicazioni che arrivano da Roma. Diamo la possibilità alle persone di votare liberamente. Questa storia che bisogna sempre alzare polveroni per creare condizioni affinché le primarie da festa della democrazia si trasformino in una non festa. Io voglio arrivare al 16 dicembre facendo votare le persone, se vinco vinco se perdo perdo. Voglio far diventare le primarie, di un partito che per ora è in crisi, un momento di lancio”.
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