Iscriversi all'Università di Palermo e di Catania costa meno rispetto alla media degli atenei italiani. Il dato emerge nel III rapporto sui costi degli atenei italiani elaborato da Federconsumarori e presentato ufficialmente nei giorni scorsi. Per il terzo anno consecutivo, la Federconsumatori ha elaborato una ricerca sulle tasse imposte dalle Università italiane. Gli importi sono stati calcolati in base ai modelli e alle formule riportati sui siti web degli Atenei in questione. Nella stesura dell’indagine sono state prese in esame le stesse Università già considerate nei due Rapporti precedenti. Delle tre macroaree geografiche italiane – Nord, Centro e Sud – sono state selezionate le regioni con il maggior numero di studenti: Lombardia, Piemonte e Veneto per il Nord, Emilia Romagna, Toscana e Lazio per il Centro e Campania, Puglia e Sicilia per il Sud. In ogni regione, poi, sono stati scelti, in base alla grandezza, due atenei. Anche quest’anno le Università del Nord si rivelano mediamente più costose, confermando la tendenza già messa in luce nei due Rapporti precedenti. L’Università di Parma conquista il primato come ateneo più caro d’Italia, per frequentarla, gli studenti devono pagare tasse annuali minime di 931,92 Euro per le Facoltà umanistiche e di 1047,74 Euro per quelle scientifiche. Rispetto alla media nazionale e considerando la prima fascia, gli importi degli atenei settentrionali risultano più alti dell’8,40%, del 4,80% per la terza fascia e addirittura del 30,42% se si considera la fascia più alta. Il divario tra Nord e Sud, pur registrando una leggera flessione rispetto allo scorso anno, resta comunque corposo: mediamente gli Atenei del Mezzogiorno richiedono spese minori del 16,70% se si prende come riferimento la prima fascia e del 44,30% se invece si considerano gli importi massimi. Confrontando i dati raccolti per l’anno accademico 2012‐2013 con quelli registrati lo scorso anno, si nota che le tasse universitarie hanno subito un notevole incremento. Mediamente l’aumento rispetto al 2011 è del +7%, pari ad un aggravio di 70,68 Euro. Confrontando i dati tra i due atenei siciliani si evidenzia come l’Università etnea rispetto a Palermo abbia scelto di rendere meno oneroso l’accesso agli studenti con redditi familiari medio bassi e abbia preferito recuperare risorse economiche dai redditi più alti di quarta e quinta fascia come si evidenzia dalla tabella di sintesi che rielabora i dati regionali. Quindi è evidente che a risultare particolarmente penalizzati sono gli studenti palermitani che rientrano nelle fasce di reddito più basse.