PALERMO – Rapporti con le banche, digitalizzazione e fiducia: come stanno le piccole imprese? La IX edizione del rapporto dell’osservatorio Unicredit delle piccole imprese mette al centro della sua indagine la digitalizzazione e l’approccio al web delle aziende. Uno dei primi indicatori sullo stato di salute delle piccole imprese è rappresentato dalla fiducia degli imprenditori nel “sistema paese”.
E sono proprio gli imprenditori del Mezzogiorno quelli che perdono meno la fiducia. Attraverso una serie di interviste specifiche su singoli temi vicini all’impresa, come la fiducia nel sistema del credito e nelle possibilità di crescita, l’osservatorio di Unicredit ci racconta di una fiducia in leggero calo per gli imprenditori del Sud, ma in controtendenza con il resto del paese. Nonostante , appunto, l’indice indichi 6 punti in meno rispetto al 2011: con 73 punti di media sull’indicatore della fiducia gli imprenditori del Sud sono quelli che sembrano essere meno scoraggiati. In particolare gli imprenditori siciliani di Catania, Palermo e Messina con 74 punti di fiducia sono tra i più fiduciosi d’Italia. Seguiti dai colleghi di Trapani con 70 punti e dopo quelli di Ragusa e Agrigento, un po’ sotto la media nazionale, con 67 punti.
Una fiducia che sembra essere sostenuta dalle possibilità di sviluppo digitale delle imprese. Nonostante le difficoltà che sta attraversando il piccolo capitalismo digitale italiano, sembra imporsi come la nuova frontiera viva e pulsante del sistema produttivo italiano. Un panorama costituito da piccole imprese tradizionali che tentano di resistere lanciandosi su nuove strade e sfidando il mercato del web. Ed insieme a loro tantissime sono le realtà “native” del web che cercano di farsi largo. Sfruttando le possibilità della rete, senza cavalcare la naturale anti-ciclcità economica del settore, nuove imprese e giovani “star upper” sfidano il mercato. Ma è una sfida che potrebbe essere definita “culturale” a tutti gli altri attori economici e che chiede un nuovo modello economico in grado di offrire strumenti nuovi e dinamici al mondo del web.
Ma se le imprese provano a sfondare in questo nuovo mercato, il Paese sconta una consistente digital divide. Il rapporto di Unicredit descrive un ritardo rappresentato da infrastrutture tecnologiche carenti, se non del tutto assenti, e un profondo ritardo culturale nell’uso degli strumenti imprenditoriali per il web. Basti pensare che “l’indice di intensità digitale” (elaborato dal Boston Consulting Group) nelle regioni italiane, mette in evidenza profonde differenze tra il nord e il sud del Paese. Se, infatti, l’intensità digitale in Valle d’Aosta segna 74 punti su una scala di 100, in Sicilia arriva a 60 punti. L’Isola, che scavalca altre regioni come la Basilicata e la Puglia, però rimane tra gli ultimi nella classifica degli utenti privati di internet.
La mancata “alfabetizzazione digitale”, che ancora riguarda ampie fasce della popolazione, non garantisce i margini di crescita che nel resto dell’Eurozona favoriscono la nascita e l’evoluzione di questo nuovo mondo imprenditoriale. In Sicilia sono solo il 40 % delle famiglie ad utilizzare i servizi messi a disposizione dal web. Mentre, invece, l’81 % delle aziende siciliane fanno uso della connessione attraverso la banda larga, allineandosi così con la media nazionale che si attesta al 86 % delle aziende italiane. Piccole imprese che si trovano ad affrontare sfide nuove e problemi “vecchi”.
L’incidenza sul patrimonio aziendale dei finanziamenti bancari sul patrimonio d’azienda rivela una situazione, relativamente alle piccole imprese, piuttosto omogenea a livello nazionale. Se è vero, infatti, che nel Sud del Paese l’incidenza dei finanziamenti bancari per le grandi imprese raggiunge il 37 %, contro il 22, 6 % del Nord-ovest, la piccola impresa del mezzogiorno si mostra virtuosa anche sotto questo profilo. Con una media nazionale, di incidenza sul patrimonio del credito bancario, del 23,4 % le piccole imprese del Mezzogiorno raggiungono 22,9 %.